Il nuovo "L'Eco di Aversa" è una riedizione del foglio cittadino fondato da Gaetano Parente nel 1861. Il logo riprende un dipinto di Gennaro Conti, del 1886, raffigurante il sindaco Gaetano Parente nell'atto di indicare a Vittorio Emanuele la Via Roma.
Si è tenuta l’11 dicembre 2015, presso l’aula Gioffredo del Dipartimento di Architettura di Napoli (DIARC), una giornata di studi dedicata a Le Corbusier, curata da Fabio Mangone e Alessandro Castagnaro, finalizzata a celebrare il cinquantesimo anniversario della scomparsa di uno dei maggiori esponenti del Movimento Moderno nonché a far luce sugli studi che, in questo lasso di tempo, sono stati apportati, a riguardo, dalla scuola napoletana. L’evento si è strutturato in una serie di momenti apparentemente interdipendenti, aperti dal saluto del rettore dell’ateneo fridericiano Gaetano Manfredi, dal presidente della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base Piero Salatino, dal direttore del DIARC Mario Losasso e dai rappresentanti dell’Ordine napoletano degli architetti. A seguire i due curatori hanno introdotto e moderato le lectio magistralis di Renato De Fusco e Cesare de Seta. Nello specifico il primo ha sottolineato il carattere pioneristico dei primi studi sulle opere dell’architetto svizzero, in un periodo storico in cui a Napoli dominava la cultura accademica. Il loro valore aggiunto stava nell’universalità dei propri punti di riferimento. De Seta si è invece soffermato sulle ostilità, nei confronti di Le Corbusier, generate dal suo proporsi ai regimi totalitari. In ciò non va scorta nessuna simpatizzazione verso di essi, poiché la poetica lecorbusiana è stata sempre animata dal desiderio di rendere l’Uomo libero sulla scorta dell’illuminismo roussioniano. A seguire gli interessanti apporti di Gabriella D’Amato, Paolo Giardiello, Alfonso Morone e Roberto Serino. Nel primo caso segnaliamo l’originale raffronto tra la figura del maestro e quella della coeva Coco Chanel. Entrambi hanno, infatti, rivoluzionato il paradigma del proprio campo d’applicazione per migliorare la qualità della vita. Nel contributo di Roberto Serino si traccia, invece, il riferimento all’alloggio minimo, topos della modernità, attraverso lo studio della Petit Maison realizzata dal nostro per i suoi genitori sul lago di Ginevra. In essa scorgiamo sia un’istanza protettrice, che una finestra sulla contemporaneità. A conclusione gli interventi di Roberta Amirante, Pasquale Belfiore, Gemma Belli, Vito Cappiello, Lodovico Maria Fusco, Orfina Fatigato, Carmine Piscopo e Marella Santangelo. Di questi ultimi segnaliamo, in particolare, il testo della Fatigato intitolato Napoli est réussi. Il ritorno in Occidente di Le Corbusier, edito dai tipi di Officina, in cui, attraverso una ricca documentazione iconografica, si riportano le tappe del viaggio di Le Corbusier a Napoli del 1911. Un diario di borgo quello del maestro, ma anche di formazione e testamento ideologico, il quale sarà proprio terminato a Napoli in quegli stessi anni e pubblicato soltanto postumo nel 1966.
Cominciamo da oggi a pubblicare le puntate di un reportage realizzato da Gianmarco Nobile e dalla fotografa Natascia Iuliano sulle aree abbandonate della città di Aversa. Le prime immagini sono dedicate al centro storico, documentano una “incursione” nell’antico palazzo Orineti, in via Drengot. Realizzato all’inizio del ‘600, fu di proprietà della potente famiglia Orineti fino alla metà dell’800 per poi essere ceduto ad altra proprietà. Fu donato al Pontificio Istituto Missioni Estere nel 1929 dalla famiglia Di Martino ed acquisito dal comune di Aversa nel 1985, che via ha alloggiato dapprima l’Istituto Alberghiero ed in seguito la sede succursale del Liceo Artistico fino al 2007. Da allora è abbandonato ed è diventato estemporanea meta di ricovero per immigrati e senzatetto.
Storicamente fu il Centro. Oggi invece alla voce “Centro Storico di Aversa” possiamo leggere:
area emarginata e mai al centro di politiche di rivalorizzazione territoriale. È questa la realtà dei fatti. Se escludiamo il rilancio economico, avvenuto negli ultimi anni, della zona di via Seggio, a seguito di una vera e propria “primavera” di bar, pub e birrerie, che hanno fatto dell’area il punto nevralgico della movida agro-aversana, tutto il resto non conta, abbandonato da dio come si suol dire ma soprattutto dalle varie amministrazioni comunali che a tutto hanno pensato tranne che a valorizzare ciò che già si ha. Di come rendere il Centro Storico aversano un posto vivibile e attraente anche da un punto di vista turistico, delle politiche e delle tempistiche necessarie al raggiungimento di tale obiettivo, è terreno insidioso che, con tutta la buona volontà, non tocca a noi percorrere. La nostra invece è stata una scelta diversa. Grazie allo sguardo della fotografa Natascia Iuliano abbiamo deciso di percorrere alcune vie del Centro Storico, da Via Cimarosa a Via S.Marta, arrivando a Via Drengot e alle stradine ad essa adiacenti, con lo scopo di immortalare, a mio avviso il termine più appropriato, gli edifici più cadenti e, alcuni dei quali, dismessi e abbandonati da tempo; edifici che presi in seria considerazione e posti al centro di una strategia di recupero e riqualificazione del territorio riconquisterebbero un aspetto dignitoso e perché no, una funzione sociale.
E’ stato presentato venerdì 13 novembre, presso l’aula Gioffredo del Dipartimento di Architettura (DiArc) della Federico II, il volume in oggetto, curato da Alessandro Castagnaro, edito dai tipi dell’Artstudiopaparo. Sono intervenuti Gaetano Manfredi rettore dell’ateneo, Piero Salatino direttore della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base, Aldo Aveta direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio, Francesco Tuccillo presidente dell’ACEN, oltre ai rappresentati dei rispettivi ordini professionali e dell’autorità cittadina. L’incontro è stato moderato da Fabio Mangone vice-direttore del DiARC e arricchito dalla presenza di Aldo Castellano professore ordinario in Storia dell’Architettura presso il Politecnico di Milano. Nella tavola rotonda è stato posto l’accento dai relatori, seppur nelle loro specificità, su come l’attuale momento storico abbia per Napoli dei parallelismi con quanto vi accadeva nell’Ottocento. Questa in quegli anni stava attraversando una fase di transizione, che ne segnava la perdita del ruolo di capitale del regno e la ricerca di una nuova dimensione socio-politica. Di contro però non accettavano ad assumere posizioni defilate i professionisti del tempo, forgiatisi in una città che poteva gareggiare con Parigi, con Vienna e con le altre principali capitali europee, per quanto concerneva la sfera culturale. In questo dissidio, la città tentava di modernizzarsi attuando, seppur tardivamente, politiche di trasformazioni urbanistiche, in cui primeggiava il taglio del Rettifilo di derivazione haussmaniana. In tali intese emerge dal testo e soprattutto dalle schede-storico critiche curate Giuseppe Montuono il proporsi dei tecnici, che in alcuni casi si fanno essi stessi impresari dei progetti, da cui scaturisce il desiderio di superare la crisi, attraverso l’istanza trasformatrice del progetto. Anche oggi ci troviamo in un stato di impasse, ma a differenza del passato è forse venuto meno quell’ottimismo, indispensabile per spostare la notte più in là. Nella sua lecture Aldo Castellano ha commento i temi del volume attraverso l’analisi dei saggi dei succitati Mangone, Aveta e Castagnaro, ma anche di Alfredo Buccaro, Giovanna Sarnella, Cettina Lenza e Leonardo Di Mauro. Questi ha poi chiarito l’unicità degli opuscoli custoditi nella biblioteca Franco Tortorelli dell’ANIAI Campania, che la rende quasi un archivio. Si tratta, infatti, di volumi sottratti all’Associazione durante il secondo conflitto mondiale e fortunosamente recuperati in quegli stessi anni. Il testo, in cui è stata fondamentale la schedatura curata dai soci, vuole anche celebrare il 70° anniversario della ricostituzione del sodalizio ricadente nel 2014. Il docente si è poi soffermato, in chiusura, su quanto accadeva nella seconda metà dell’Ottocento nel contesto milanese, trovando affinità e differenziazioni nell’ambito della sfera progettuale e dell’agire dei professionisti stessi.
“Il senso del Mattino” è il titolo del film-documentario
ideato e prodotto dal Giffoni Experience con la collaborazione
di Alessandro Barbano, direttore del quotidiano
“Il Mattino” di Napoli. Il lungometraggio è stato proiettato lunedì
28 settembre alle ore 17,30 al teatro San Carlo di Napoli, in presenza del Presidente
della Repubblica Sergio Mattarella e di prestigiosi ospiti del mondo della
politica, delle istituzioni e della cultura. All’evento hanno partecipato
anche numerosi studenti delle istituzioni scolastiche di Napoli. L’iniziativa coinvolgerà
gli istituti della Campania e confluirà poi in un concorso riservato agli
studenti. Narrare una città’ è come specchiarsi: ecco il “Senso del Mattino”, una
grande memoria, raccontare la città e il suo territorio come, anche, occasione
per riflettere. Una città, una storia, il suo giornale. E’ molto forte il senso
di appartenenza, ma soprattutto la capacità di farsi eco.
“I Sassi in Miniatura” e’ una
riproduzione della città di Matera. La realizzazione è opera dal maestro artigiano materano
Eustachio Rizzi. L’opera raffigura sculture in tufo, una città in miniatura,
case, chiese, grandi monumenti e non solo. >>>>
“Storie di Pulcinella”
al Museo di Pulcinella di Acerra nello storico castello baronale della città.
Questo è il titolo dell’opera che il maestro Mimmo Petrella ha eseguito su un
arco di plexiglass, largo 5,2 metri ed alto 2 circa, all’interno del museo che
molto probabilmente diventerà patrimonio dell’UNESCO nel più breve tempo
possibile. >>>>
Conto alla
rovescia per ilPremio Civitasche per la sua19esima edizionepunta alle “stelle” dello spazio, del cinema e del teatro. “Stellati”
sono i premiati del 2015 – l’astronautaSamantha Cristoforetti, il registaGiuseppe Gaudinoe il direttore teatraleFranco Dragone– chedomenica 4
ottobre al Teatro San Carlodiventeranno ambasciatori del
patrimonio artistico, paesaggistico e culturale di Pozzuoli nel mondo.Nomi che vanno ad aggiungersi alla lunghissima lista di personalità trasformate
nel tempo in testimonial del Civitas, daSophia LorenaTilda Swinton, daLucio DallaaDante Ferretti(www.premiocivitas.it). >>>>
Nasce in Galizia (1866), ma si
trasferisce presto in Messico dove scrive su alcuni giornali e conosce il
rinnovamento ispanoamericano. Tornato in Spagna, si stabilisce a Pontevedra e
pubblica una raccolta di racconti di impostazione modernistaFemeninas(1895) con
sfumature erotiche e sataniche. Nel 1896 si trasferisce a Madrid, dove si
unisce ad un gruppo di scrittori “bohemien”. Lo si colloca
(nonostante il suo iniziale periodo modernista) all’interno della cosiddetta
Generazione del ’98. Durante questo periodo Valle-Inclán si farà conoscere come
una figura dagli atteggiamenti anticonformisti (specie contro gli schemi
borghesi) ed eccentrica che esaltava un passato libero dalle contraddizioni del
presente.>>>>
L’archeologa,
giornalista e scrittriceMarisa
Ranieri Panetta, saràla
protagonista del secondo degli incontri letterari di “Pompei, un’emozione
notturna” (venerdì 11 settembre alle ore 19) con il suo libro “Vesuvius”
(Salani Editore). Al centro del romanzo gli ultimi quindici anni dell’antica
Pompei, raccontati attraverso le vicende di Flavia, di Quinto Poppeo, di Lucio
Ceio e di altri pompeiani, in un susseguirsi di colpi di scena e di episodi
storici.La serata sarà
presentata da Gabriella Carlucci e con la lettura di alcuni passi del libro di
Simona Marchini. Il pubblico avrà la possibilità di visitare, prima
dell’incontro, la mostra dei calchi di “Pompei e l’Europa” allestita nella
piramide dell’architetto Venezia al centro dell’Anfiteatro. >>>>>
Periodico
Registrazione presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere N. 602 del 19/09/2003 Direttori responsabili: Andrea Scaglione e Salvatore De Chiara