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Progetto “Aversa Diversa: 1° Cultura, 2° Turismo”

Progetto Aversa Diversa
 

Attualità,Cultura | Storia
Il Circolo del Fante approda all’ex macello Anna Dello Margio

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E’ stata inaugurata lo scorso sabato 9 aprile la nuova sede del circolo del Fante presso il centro culturale “V.Caianiello”. Un ulteriore tassello che si va ad aggiungere, a distanza di due anni dall’apertura del Museo Civico Militare, e nel quale hanno trovato posto i gloriosi cimeli dei fanti aversani, oltre all’archivio storico ed alla biblioteca. Un’iniziativa messa in marcia dell’ Associazione del Fante, un evento patrocinato dal Comune di Aversa, dal Lions Club, dal Rotary Club e dai Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia, resa possibile grazie alla fruttuosa collaborazione dei volontari dell’associazione Gioventù Aversana ed a Salvatore de Chiara, curatore del museo civico. 


La giornata è stata dedicata alle commemorazioni del Finanziere Biagio Simeone, combattente internato in un campo di prigionia tedesco dal 1943, recentemente insignito di Medaglia d’onore. Al tavolo dei relatori oltre il sindaco di Sant’Ambrogio sul Garigliano, paese natale di Biagio Simeone, Sergio Messore, il colonnello medico Giustino Lunello dell’Aeronautica Militare, il comandante della Polizia municipale di Aversa, Stefano Guarino, e la professoressa Sofia Simeone, moderati da Salvatore de Chiara. Accendere i riflettori sul concetto di “guerra” e sui devastanti conflitti bellici che hanno caratterizzato il secolo scorso, in particolare sulla vicenda degli internati militari italiani in Germania: è stato questo il messaggio del convegno che ha preceduto il taglio del nastro. Nella stessa occasione è stato anche presentato il fondo librario dedicato alla memoria del professor Ciro Andreozzi, reduce mutilato della Seconda Guerra Mondiale, donato al Museo dalla figlia Giuliana. Un momento di alta riflessione per i numerosissimi studenti oltre che alle associazioni dell’intero agro aversano che si sono catapultati nella macchina del tempo. Commuovente ed emozionante è stato ricordare il finanziere Biagio Simeone, con i brani il suo “Diario Storico” , che narra pagine nere, e vicende sconosciute ripercorrendo le vicende tragiche dei prigionieri italiani in Germania nell’ultima guerra mondiale. 

Tenacia, passione e competenza hanno contraddistinto tanti giovani volontari che con impegno si sono prodigati per questa realtà museale. Il patrimonio documentale è stato recuperato, conservato ,e valorizzato. Un ulteriore conquista, da condividere e consegnare alla città. La nostra identità, la nostra eredità. Le nostre potenzialità mettendo a fuoco un presidio di storia. Tra il numerosissimo pubblico presente le delegazioni del Liceo “Jommelli” e delle scuole medie “Parente” e “Cimarosa”, oltre alla Fidapa, al Centro Italiano Femminile, all’Associazione Carabinieri ed all’Associazione Polizia Penitenziaria.

Cultura | Storia
Arte presepiale a Teverola Anna Dello Margio

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“E’una passione per me” afferma il giovane artista Paolo Liotto che da diversi anni si cimenta nella realizzazione di vari presepi natalizi. 


Lo fa anche quest’anno per il secondo anno consecutivo, in grande stile, con la rappresentazione di 10 scene struggenti di un presepe particolarissimo nella sua specie: il Presepe Pasquale. Un’opera molto suggestiva da ammirare per la sua bellezza, per la sua semplicità e magnificenza. Presente e attiva anche la pagina di Fb “Arte presepiale di Paolo Liotto”
Paolo, ci conduce nel cuore della Passione, Morte e Risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo, nei giorni della Pasqua ormai imminente.
Si tratta di dieci scene struggenti della Settimana Santa, dall’ingresso di Gesù a Gerusalemme fino alla Resurrezione senza dimenticare l’Ultima Cena, il Monte degli Ulivi, la Flagellazione, per poi passare per la Via Crucis, la Crocifissione e la deposizione nel sepolcro. Le opere saranno esposte presso l’abitazione di Paolo Liotto a Teverola, in via Pascoli, dal 19 al 29 marzo, dove sarà possibile visitare le sue realizzazioni, per tutti quelli che amano il presepe. 

Attualità,Cultura | Storia,VICENDE ECCLESIASTICHE
San Gennaro va alla guerra Salvatore de Chiara

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Continuano ad essere infuocate le polemiche dopo la decisione del Ministro degli Interni Alfano di interrompere una plurisecolare tradizione e consentire alla Diocesi di Napoli di nominare parte dei membri della Deputazione del Tesoro di San Gennaro. Un affronto intollerabile per molti napoletani, che sentono di essere “scippati” del loro patrono, il cui culto è affidato, caso praticamente unico, ad una organizzazione interamente laica. La questione è soprattutto simbolica ma ha anche una enorme valenza economica, poiché la Cappella del Tesoro conserva una patrimonio inestimabile di ori, gemme e preziosi, forse davvero il più favoloso tesoro esistente al mondo, come sostiene qualcuno, oltre ad immobili e altri beni di varia natura. 


La Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro esiste dal 1601, per voto del popolo napoletano deciso ad onorare degnamente il proprio santo patrono. Il suo compito è quello di sovraintendere alla costruzione ed alla conservazione della cappella del Santo, amministrare i beni e i doni offerti, custodire le reliquie e mantenere il culto di San Gennaro. E’ una particolare istituzione preposta all’amministrazione del culto oltre che gestione di immobili e beni materiali, riconosciuta con Bolla di Fondazione di Papa Paolo V nel 1605 che, ponendo la Deputazione sotto la diretta autorità pontificia, riconobbe il diritto di patronato della città di Napoli sulla cappella e il diritto di nomina dei canonici, derivanti da fondazione laicale e non discendente dal diritto canonico. La composizione della Deputazione è stata determinata, sin dalle origini, in base alla composizione dei sedili cittadini: 5 seggi nobiliari ed il seggio del popolo, i quali si impegnarono a versare una annuale dotazione economica per il funzionamento della cappella. I tentativi di intromissione della Curia Diocesana di Napoli furono molteplici nei secoli, ancora nel 1635 Papa Urbano VIII ribadì con una propria bolla l’indipendenza della cappella e della deputazione dall’Ordinario Diocesano, attribuendole anche il diritto di nomina dei chierici e ponendola sotto l’autorità del Nunzio Apostolico presso la corte di Napoli. L’abolizione dei sedili nel 1800 provocò anche una temporanea soppressione della deputazione, le cui funzioni furono assegnate ad un Tribunale Conservatore, nel 1806 Ferdinando I ricostituì la Reale Deputazione assumendone direttamente la presidenza e fissando a 7 il numero di componenti, tutti aristocratici di nomina regia, restituendo loro le prerogative di gestione della cappella ed amministrazione laica del culto. Durante il decennio napoleonico le funzioni ed attribuzioni della Deputazione rimasero invariate, Gioacchino Murat nel 1811 stabilì che la presidenza della Real Deputazione fosse assegnata al sindaco di Napoli, una tradizione che continua ancora oggi, affinché il Santo sia pienamente dei napoletani. 

Con la restaurazione borbonica i deputati furono portati a 12, nel 1852, e rimasero tutti di nomina regia e di estrazione aristocratica. La laicità dell’ente fu confermata anche dopo l’Unità d’Italia, lo stesso Garibaldi, ben lungi da accampare mire sulla Cappella e sul Tesoro, stabilì l’esenzione per la Deputazione dall’applicazione delle norme eversive sui benefici e sulle cappellanie laicali, alla Deputazione fu riconosciuto la status di “Institutione sui generis” con diritto di juspatronato laico. Nello stesso 1861 fu determinata la composizione definitiva della Deputazione: presidenza affidata al sindaco della città di Napoli, affiancato da 12 deputati, eletti in numero di due in rappresentanza di ciascuno degli antichi seggi cittadini, 10 nobili e 2 borghesi. Le prerogative patrimoniali di San Gennaro rimasero indenni anche alla soppressione degli enti ecclesiastici ed all’incameramento statale dei beni delle congregazioni nella seconda metà dell’800. Nell’agosto 1927, Papa Pio XI, con la bolla Napolitanae Civitatis sancì definitivamente il diritto di patronato della Città di Napoli sulla cappella, l’amministrazione dei beni della stessa, l’elezione dei cappellani e l’amministrazione del culto divino. Nel 1946, con l’avvento della Repubblica, la Deputazione ha saputo ancora una volta rinnovarsi per garantire i diritti del popolo napoletano sul suo Patrono, fino ad oggi infatti le nomine dei deputati avvenivano con decreto del Presidente della Repubblica sulla base di liste di candidati presentate dalla Deputazione medesima, nella compilazione delle quali ci si attiene all’antica divisione dei Seggi napoletani, con la presidenza affidata al Sindaco pro tempore. 

Nelle scorse settimane il Ministro Alfano, probabilmente per ingraziarsi le gerarchie della curia napoletana, è intervenuto improvvidamente sul funzionamento della Deputazione equiparandola per decreto ad una Fabbriceria, cioè un ente avente esclusiva finalità di costruzione, gestione e manutenzione degli immobili, di cui un terzo dei membri è nominato dal Vescovo del luogo. In tal modo si legano le vicende della Cappella di San Gennaro e del suo favoloso tesoro all’autorità della Diocesi di Napoli, sottraendole al popolo napoletano ed al tradizionale carattere di laicità del culto del Santo. Alfano, evidentemente a digiuno di antichi privilegi ecclesiastici e della conoscenza di Napoli, è entrato a gamba tesa in una vicenda che dovrebbe essergli aliena, provocando le sacrosante ire dei napoletani. La polemica sta toccando la città trasversalmente, antichi nobili e nuovi plebei, neo ricchi e vecchi lazzari, toccando la politica, le associazioni, i movimenti, in un sussulto di tradizione e di comunità.

Attualità,Cultura | Storia
Conferenza sulla decorazione del Duomo di Aversa Salvatore de Chiara

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La sezione aversana della Fidapa ha organizzato lo scorso 11 marzo un interessante incontro sull’apparato decorativo del Duomo di Aversa, ospitando una conferenza della professoressa Anna Grimaldi, autrice di un prezioso saggio dal titolo “La decorazione del Duomo di Aversa in Età moderna. Storia della committenza tra aristocrazia e clero”, pubblicato nel 2011. 


Prendendo le mosse proprio dal contenuto del volume, la professoressa Grimaldi, docente presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, ha intrattenuto il folto uditorio che ha riempito la sala convegni dell’Hotel del Sole con una ampia dissertazione sulla storia e sugli stili pittorici delle decorazioni ad affresco che, dal ‘600 in poi, hanno ingentilito la cattedrale aversana, soffermandosi con dovizia di particolari sul fermento artistico che distinse il massimo tempio di Aversa nel periodo del suo completo rifacimento barocco. L’attenzione è stata posta in particolare sull’opera dei Vescovi della famiglia Carafa che per tutto il XVII secolo tennero la cattedra aversana con diversi membri del casato, oltre che sulle committenze dell’aristocrazia locale che godette a lungo dei diritti di juspatronato sulle cappelle minori. 


La studiosa ha evidenziato come “le opere della cattedrale danno conto, attraverso il linguaggio dell’arte, dell’importanza della diocesi aversana, non solo in epoca medievale ma anche in epoca moderna, una diocesi che perse smalto nel corso dell’Ottocento per le vicende politiche dell’Unità nazionale, ma che comunque ha rappresentato un riferimento spirituale, storico e artistico di grande rilevanza nell’Italia Meridionale”. L’incontro è stato introdotto e moderato da Silvana Gatto, presidentessa delle fidapine aversane, registrando una numerosa e attenta partecipazione di pubblico.

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Cultura | Storia,EDITORIA
Festa della Donna: si riflette con “Nottetempo” Anna Dello Margio

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L’8 marzo si celebra la Giornata Internazionale della Donna, un giorno commemorativo per ricordare le donne della storia, le tante conquiste sociali, politiche ed economiche, ma soprattutto per ricordare le tante donne vittime purtroppo, ancora oggi, di barbare violenze. Ogni donna ha un suo 8 Marzo per celebrare il coraggio e la determinazione, “Nottetempo” opera prima della scrittrice napoletana Mariateresa Belardo non fa eccezione. Non può venir meno il contributo di una riflessione in questa speciale ricorrenza, con il senso autentico di questa giornata che sia spunto di profonde riflessioni per tutte le donne, solo allora, infatti, sarà veramente festa. L’autrice è una donna tenace, che non rinuncia ai suoi sogni e desideri ed alla voglia di ricominciare.
Il suo viaggio inizia con un forte dialogo interiore che è in realtà è un monologo, mette a fuoco le sue passioni, il suo dinamismo in un conflitto interno, che però lei stessa dimostra di vincere. Insomma, mente e cuore si scontrano in un lungo duello inseguendosi fino all’alba del nuovo giorno per ritrovare la luce della libertà, ma soprattutto l’essenza di sé stessa. Nottetempo è il racconto della storia che si porta dentro, nel tempo non è mai slegata dal passato, in un lungo percorso travagliato che si snoda in una notte solo quando riesce a vedere la luce del trionfo. 

Mariateresa Belardo, ci porta per mano nelle sue stanze più intime e nascoste, sono mani pervase da sacro fuoco… è l’incendio dei suoi pensieri a prevalere in una notte cupa: è tempo di agire, è tempo di riscatto e la notte del cambiamento è la notte della mia rivoluzione di donna. È forte il desiderio di esplodere, consapevolezza e azione si fondono in una notte, capirlo da sola non basta. Un passo del libro che voglio ricordare e che ogni donna dovrebbe far suo è questo : «La strada per raggiungere un obiettivo è più importante dell’obiettivo stesso». Si nota che l’opera vuole mette il coltello nella piaga, e di quanto sia bello piantare nuovi semi di una pianta sana.
Sono pagine sviscerate, che denudano una storia personale nella quale ogni donna può ritrovarsi, una presa di coscienza che fa sempre molta fatica ad uscire allo scoperto tra malinconia, dolore e dolcezza ma soprattutto in un miscuglio di amore e amarezza. Capire finalmente cosa resta del suo grande amore. Un omaggio alle donne che parte dalla sua voce, che vibra sulla pelle in un’unica voce, quasi com e un martirio, che riesce a vedere squarci di luce per poter così rinascere. Il richiamo di quella primavera dell’anima è poesia. Ma l’8 marzo è anche il giorno della fioritura delle attenzioni alle donne e delle mimose, le mimose sono benvenute e ben gradite, il giallo, è un colore che non può assolutamente mancare. Soprattutto attenzione, rispetto, dignità e amore, perché noi donne valiamo quanto gli uomini. Non solo terra dei fuochi, ma terra dei fiori. Terra del sole. 

Allora, auguri a chi non demorde non si commisera. A chi urla in silenzio. Auguri a chi ride e a chi piange. E che sia un buon 8 marzo, verso un nuovo punto da cui iniziare a guardare al futuro, verso alti obiettivi da raggiungere… e ancora buon 8 marzo a chi si sforza per dare il meglio di se stessa a chi ha la forza per raggiungere i suoi sogni. La strada è lunga ma ce la faremo.

Attualità,Cultura | Storia
Le Bande Musicali Militari presentato a Napoli Salvatore de Chiara

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Sarà presentato a Napoli, nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino, il prossimo 18 febbraio, il libro “Le Bande Musicali Militari dall’Unità d’Italia alla prima metà del Novecento” della professoressa Enrica Donisi, musicologa e storica della musica. L’opera, edita dall’ufficio storico dello Stato Maggiore della Difesa, ripercorre la lunga storia delle musiche militari in Italia dopo il periodo risorgimentale, rintracciando la comune origine e i molti punti di contatto tra le diverse tradizioni bandistiche. Completano il volume ampi elenchi cronologici delle formazioni musicali presso i vari reparti e note biografiche dei principali direttori di banda. Nella suggestiva cornice del Maschio Angioino, dalle ore 10.00, con il patrocinio del Comune di Napoli, discuteranno dell’opera con l’autrice il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, l’assessore al lavoro Angela Procaccini, la professoressa Giuliana Andreozzi della Federico II, il professor Michele Natale della Seconda Università di Napoli, il professor Agostino Ziino dell’Università di Roma-Tor Vergata, il professor Giuseppe Morante del Liceo Musicale di Cerreto Sannita. Saranno inoltre presenti autorità militari e delegazioni di varie scuole superiori della provincia di Napoli. 

Al termine della presentazione la Fanfara dei Carabinieri e la Fanfara Storica della Compagnia Reale dei Pompieri di Napoli eseguiranno alcuni brani particolarmente suggestivi.

Cultura | Storia,VICENDE ECCLESIASTICHE
Il culto aversano di San Ciro Luigi Cipullo

Prima di essere scelta come sede della Parrocchia di S. Audeno (nel 1934), la Chiesa della SS. Trinità, era sede e luogo di culto della confraternita omonima. Sappiamo che le sue condizioni economiche erano buone, e permisero alla Congrega di edificare la chiesa con gusto ed eleganza, la quale fra le pie opere di misericordia corporale, doveva ospitare i pellegrini. Gaetano Parente nella sua opera: ”Origini e vicende ecclesiastiche della Città di Aversa”, utilizza questa espressione: ”Trinità dei Pellegrini”, difatti, nei pressi di ques’ultima sorgeva il Sacro Ospedlae della SS. Trinità. All’esterno si possono notare: in alto un bassorilievo in stucco con l’Assunta tra la Trinità; in basso, due statue raffiguranti S.Filippo Neri, fondatore della confraternita, e S. Giacomo, pellegrino errante (la confraternita si assumeva il compito di assistere i pellegrini) entrambe risalenti al 1744. Fu Bernardino Morra, vescovo di Aversa e stretto collaboratore di San Carlo Borromeo a benedire la posa della prima pietra nel luglio del 1603. Attiguo alla chiesa, era il suddetto Ospizio, fondato nel 1616 ed attivo fino al 1764. Nella parrocchia furono battezzati i musicisti N. Jommelli e D. Cimarosa: di quest’ultimo si conserva l’atto. Numerosi furono gli ”spiriti magni”, ricordiamo Eleonora Pisano, insigne benefattrice. Tra i tanti parroci che si susseguirono, va ricordata l’opera di Don Vincenzo Gnasso, ma ancor prima quella di Don Ciro Della Volpe quando, non ancora prete, e semplice suddiacono, nel 1894 spinto da una costanza disarmente, volle istituire in questa chiesa il culto di San Ciro: medico, eremita e martire. Riassumiamo una relazione del 24 ottobre 1912, scritta da lui stesso:
”Con numerosi stenti mi proposi di costruire la statua in onore del mio grande e glorioso Patrono, ne affidai l’incarico ad un valoroso aversano, il Signor Francesco Giordano, allievo del rinomato scultore napoletano Citarelli, il quale, a misura che io arrivavo a guadagnare e consegnargli una sommetta, così ripigliava il lavoro. Sicchè, dopo il corso di parrecchi mesi, vidi coronati i miei sforzi, ed il 15 novembre 1896 il Can. D. Alessandro Montone benedì il lavoro riuscito. Il prefato Canonico credette opportuno far portare il simulacro di S.Ciro in processione per le vie principali della parrocchia…”.
Fu così che la città di Aversa, grazie ad un umile prete, uno di quelli che forse non conoscevano altro latino che quello del messale, che celebravano la messa con animo puro, vide sfilare tra le sue vie ogni 31 gennario anche questa processione, una ricorrenza che però, già da qualche tempo non è più in uso.

Cultura | Storia,VICENDE ECCLESIASTICHE
Presentato a Palazzo Parente “L’amante di Cristo” Anna Dello Margio

Venerdi’29 gennaio 2016, serata di cultura e spiritualità nella suggestiva cornice dello storico palazzo Parente, da tempo sede del salotto letterario, in cui sono stati ospitati tanti autori. E’ stato presentato il romanzo “L’amante di Cristo” di Alessandro Zannini: un evento ideato
e promosso dalla prof.ssa Maria Luisa Coppola, Presidente di Serra International Italia, con la collaborazione dell’ Avv.Antonio Santi, Fondatore Salotto del Festival Cimarosa. Presente all’evento oltre, all’autore casertano Alessandro Zannini, Mons. Francesco Picone, Vicario generale della Diocesi di Aversa e successore di don Peppe Diana nella Parrocchia di San Nicola a Casal di Principe, sempre attento alle problematiche del nostro territorio. Un incontro coinvolgente e stimolante per discutere le tematiche proposte nel libro che rievoca la figura di Mons. Nogaro, Vescovo emerito di Caserta, l’amante di Cristo, impegnato nella lotta civile a sostegno dei bisognosi e degli ultimi, insomma una chiesa degli uomini non delle istituzioni. Un romanzo intenso, dalla lettura scorrevole, al centro Nogaro ed i sacerdoti impegnati a favore dei più deboli. Il dibattito è stato interessante e vivace, con contributi di notevole spessore per l’attualità dei temi. Particolarmente emozionante la relazione di Don Francesco Picone, che ha ricordato il martirio di don Peppe Diana, leggendo una lettera molto commovente a lui indirizzata. Alcune alunne del Liceo Caracciolo hanno commentato passi del libro che, dato il grande successo ottenuto, a breve diventerà una fiction televisiva.
Un alto momento di riflessione è stato offerto ai numerosissimi presenti all’evento dall’artista Anna Maria Zoppi, che ha realizzato un quadro ispirato dal libro. Attraverso l’arte, vuole farsi portatrice di bellezza e speranza. Una frase di don Peppe Diana riportata dal libro che voglio ricordare e che ognuno di noi dovrebbe far sua è “ciascuno di noi sia come l’ape che fa in silenzio il proprio miele”.
La sala gremita ha applaudito, sottolineando l’intensità dei momenti intensi vissuti con l’autore e con i relatori che hanno dato un variegato ventaglio di suggestioni su cui riflettere.

Cultura | Storia
Il punto di riferimento aversano a cura della classe II L S.M.S. “G. Pascoli”

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Il complesso dell’Annunziata è costituito dal possente Arco, dominato dall’orologio a doppia faccia, e affiancato dalla Torre campanaria, dalla Chiesa che rappresenta l’elemento più rilevante, infine, dalla ” Real Casa dell’Annunziata, nata come istituto di assistenza per gli infermi e gli orfani, con l’annessa “Rota degli Esposti”, in seguito trasformato in ospedale, ed ora, sede della facoltà di ingegneria della SUN di Napoli.
La chiesa dell’Annunziata fu voluta dagli Angioni, agli inizi del Trecento, ma i diversi corpi di fabbrica citati , furono eretti e ampliati in epoche diverse.
L’entrata della chiesa, ci ha particolarmente colpiti, infatti, è costituita da uno splendido portale in marmo di epoca rinascimentale, attraverso il quale, si accede ad un primo spazio coperto, dove a destra, vi è ancora l’entrata di quello che era il vecchio ospedale cittadino, e subito dopo un ampio atrio, dove a sinistra vi è una doppia rampa di scale, che culmina in un balconcino semi-ellittico, sede dell’antica Cancelleria e di fronte ancora , un bellissimo portico di entrata alla chiesa , costituito da tre archi a tutto sesto, sorrette da colonne in marmo, e a destra l’ingresso al chiostro della Real Casa. 


L’Arco, detto anche “Porta Napoli”, per la sua direzione verso la vicina città, si sviluppa su due lati, così come anche il sovrastante orologio, ed essendo esso, il simbolo di Aversa, gli aversani sono accusati ,ingiustamente, di avere una doppia faccia, così come l’orologio.
Il complesso durante i secoli è stato visitato da celebri personaggi, quali: Ludovico
D’Ungheria, il capitano Consalvo, ed altri ancora.
Per gli aversani, questo edificio rappresenta non solo motivo di fama, ma il vero e
proprio significato della città, per questo ne è assolutamente consigliata la visita.

Cultura | Storia
La storia di Aversa raccontata dai ragazzi a cura della classe II E S.M.S. “G. Pascoli” – prof.ssa Stefania Perugini

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La fondazione della città di Aversa si deve al normanno Rainulfo Drengot dei principi di Querrel. A seguito dell’aiuto prestato al duca Sergio IV di Napoli contro Pandolfo IV principe di Capua, a Rainulfo fu donato, nell’anno 1030, il territorio in cui si trovava già il piccolo casale di Sancti Paulu at Averze, ex roccaforte di origine bizantina, il cui nome deriva, secondo la leggenda, dal passaggio di San Paolo in questi luoghi, nel suo cammino verso Roma. La radice del nome di questa Città richiama l’antica Velsu, città etrusca che ancora oggi non è stata individuata, e che con il passare del tempo e delle dominazioni (romana, bizantina, normanna) ha subìto varie modificazioni fino a diventare Aversa (Verzelus, Versaro, Averze).
A Rainulfo fu concesso il titolo di Conte e, Aversa, prima contea normanna in Italia, riconosciuta dall’Imperatore Corradino II nel 1038. La neo Contea fu dotata di una linea di demarcazione del territorio, come d’uso, con fossi e alte siepi, il cui tracciato è ancora oggi leggibile nel percorso delle strade denominate Santa Marta, San Nicola, San Domenico e San Gennaro. Quest’epoca fu di grande sviluppo economico, sociale e culturale al punto che, nel 1053, per volere del Papa Leone X, divenne sede vescovile e alla fine del secolo XI risultavano già costruiti numerosi edifici religiosi ed una grandiosa cattedrale, ancora oggi esistente e intitolata appunto a San Paolo, il quale divenne, col tempo, Santo Patrono della Città. 

Appunto la cattedrale, con adiacente la residenza di Rainulfo, che era stata posta nell’antico castello bizantino, preesistente, è il cento del piccolo borgo; nella nuova realtà urbana, infatti, la Chiesa assume una posizione centrale, non solo per il significato religioso ma anche come luogo di incontro della comunità. Infatti, nello sviluppo della città assumono grande importanza le parrocchie ubicate fuori le mura rainulfiane, attorno alle quali si era addensata la popolazione in crescita e che dopo l’assedio del 1135 ad opera di Ruggero II d’Altavilla furono inglobate in una seconda cinta muraria; lo schema seguito nella costruzione di questa cinta fu il modello radiocentrico tipico della struttura urbanistica medioevale, con elementi anulari che avvolgono la città.
Nel 1135 prese il potere Ruggero II d’Altavilla che ampliò la città secondo l’originario sistema radiocentrico inglobando le Chiese di S.Maria a Piazza, S.Nicola, S.Giovanni Evangelista e S.Andrea che avevano favorito la nascita di nuovi quartieri.
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