Magari non ce ne siamo accorti, distratti dalla calura estiva, ma si direbbe proprio che la Francia ci abbia dichiarato guerra. Il nuovo corso del presidente Emmanuel Macron è chiaramente indirizzato in senso ostile verso l'Italia, ad onta dei sogni europeistici che ne avevano accompagnato, anche con entusiasmo dalle nostre parti, l'elezione.
Con una mossa a sorpresa l'inquilino dell'Eliseo ha organizzato un incontro tra i due leader libici, Fayez Serraj, presidente appoggiato da Stati Uniti ed Europa, e Khalifa Haftar, il generale che gode dell'appoggio di Russia e paesi arabi, facendo siglare loro un accordo di massima che, al di là delle effettive conseguenze, pone la Francia quale mediatore e protagonista dei futuri assetti del paese nordafricano. Dopo aver scatenato il caos in Libia con la guerra a Gheddafi nel 2011, la Francia ora interviene pesantemente ed autonomamente nella fase di ricostruzione nazionale scavalcando gli interessi italiani ed i tentennamenti della nostra debole diplomazia. Per l'Italia il poter esprimere un ruolo preminente nella regione libica è di importanza vitale, non solo per una questione economica che darebbe vitalità alle nostre aziende, ma soprattutto in chiave geopolitica, in primo luogo per poter affrontare con decisione ed efficacia la crisi dell'immigrazione. Ma la debolezza, ormai cronica, della nostra politica estera, ci impedisce di esprimere questo ruolo e ci pone in balia degli interessi francesi che, con estrema spregiudicatezza, vengono perseguiti dagli orfani della grandeur spesso in contrasto con le esigenze italiane.
La mossa di Macron beffa l'Italia, capitalizza al massimo la mediazione svolta fin qui dai governi italiani ma la pone al servizio delle esigenze francesi, prima fra tutte quella dell'accaparramento delle risorse petrolifere e dei giacimenti di gas da parte delle aziende transalpine. Mentre il governo italiano con una operazione confusa tenta di portare la nostra flotta al largo della Libia, per una missione più di facciata che di intervento, la Francia pone una seria e minacciosa ipoteca sul futuro del paese che è il nostro naturale dirimpettaio nel mediterraneo. Ma il fronte anti-italiano della Francia di Macron si sviluppa anche sul piano più squisitamente economico, con la nazionalizzazione dei cantieri navali STX, che erano in fase di acquisizione da parte dell'italiana Fincantieri. Con questa mossa il governo francese raggiunge due obbiettivi: rafforza la propria economia e produzione in un settore strategico ed al contempo indebolisce un temibile concorrente.
Non a caso il titolo Fincantieri è in perdita costante dopo l'annuncio dell'acquisizione del 50% da parte pubblica dei cantieri di Saint-Nazaire. In spregio alle tendenze europee sulla concorrenza ed il libero mercato, la Francia attua in tal modo una politica evidentemente protezionistica, difendendo i posti di lavoro francesi e le prospettive di sviluppo dei siti francesi a danno dei cantieri navali italiani. Ancora una volta si tratta di una mossa a danno dell'Italia e dei suoi interessi.