Si chiude un'altra stagione di Palazzo Parente sia sotto il
profilo culturale che commerciale; tempo di bilanci, quindi. Partiamo dal fatto
secondo cui possiamo affermare che, oggi, i protagonisti "principali" di
Palazzo Parente sono tre: lo scrivente, Stefania Perugini e Titti D'Amore.
Ragionando sul ruolo svolto da ciascuno, balza all'evidenza che un minimo comun
denominatore composito esiste e consiste, primo, nel fatto che, ognuno, era
portatore di una Passione; secondo, che ognuno è riuscito a realizzare la
"propria" Passione proprio a Palazzo Parente. Accadimenti rari ma ammirevoli e considerevoli
in questi tempi grigi in cui le persone rinunciano alle Passioni ed ai Sogni e,
nolente, si adattano al sistema per sopravvivere. >>>continua>>>>
Vogliamo esemplificare? Comincio da me. Ad un certo punto ho
deciso di mettere in disparte l'avvocatura (divenuta insoddisfacente) e
dedicarmi alla vecchia casa della famiglia paterna mettendo in moto commercio -
cerimonie - e Cultura, sotto quest'ultimo aspetto, in particolare, dando sfogo a
passioni connaturate e, cioè, organizzare eventi e scrivere. Dopo una lotta
titanica contro il provincialissimo sistema locale - refrattario al forestiero
libero e indipendente e a chi ci sa fare oltretutto senza contributi pubblici -
può, oggi, affermarsi, senza ombra di dubbio, che Palazzo Parente è un punto di
riferimento nella Cultura. E che il riesumato L'Eco di Aversa è resistito nel
tempo senza pubblicità (al contrario di altri periodici) attestandosi come povero
ma di qualità e non asservito a politici e/o partiti. Io, quindi, posso
affermare di avere realizzato le mie Passioni (dopo avere svolto bene l'avvocato).
Passo, poi, a parlare di Stefania. Appassionata di arte, creativa, dotata di
gusto necessitava dell'occasione per affermare le sue preferenze. E così,
superati i timori dell'esposizione, Palazzo Parente le ha consentito, ad
esempio, di organizzare "il tradizionale Mercatino" dell'Artigianato - da tempo
dimenticato da tutti, governo e cittadini - e di occuparsi della parte
"estetica" delle cerimonie. Con successo, senza ombra di dubbio. Passo a
parlare, infine, di Titti d'Amore. La moglie del medico Romolo Perugini aveva
la Passione per la Cucina. Sappiamo che si suole parlare di Arte Culinaria e
del Bere. Con esattezza, perché il concetto di Cultura deve essere inteso in
senso ampio e non può non includere Cucina, Sapori, Tradizioni. Orbene, Titti
ha deciso di dedicare una parte del proprio tempo libero a soddisfare il palato
delle persone. Attraverso una mescolanza di materiali che realizzano i Sapori
della Tradizione. Poteva, la moglie del medico, non dare spazio alla sua
Passione e scegliere la via comoda e tranquilla del disimpegno, invece no,
invece si è messa in discussione, ha provato, ha rinunciato a starsene in
pantofole, ha rischiato la "faccia" (un errore sarebbe stato fatale) ed è
riuscita e, alla fine, la Passione è stata soddisfatta. Tutto questo a... Palazzo
Parente. Riflettendo bene, anche altri soggetti hanno trovato spazio per
realizzare, sempre a Palazzo Parente, le loro Passioni. Per esempio, Salvatore
De Chiara, giovane giornalista colto, dal fluente e corretto italiano, profondo
conoscitore della Storia anche di Aversa, di ampie vedute. Che conclusioni
trarre, a questo punto? Primo, un plauso a chi ha deciso di scendere in campo.
Perché, come diceva una pubblicità dell'Alfa Romeo, "la Passione ci guida". In
effetti, la Passione è tutto. Chi vi rinuncia per sottomissione ai formalismi,
ai ruoli sociali predefiniti, al provincialismo soffocante e alla fine
strozzante, al giudizio degli altri, alle "regole" non codificate ma condizionanti
resta un miserevole "poveretto". Incapace di cogliere il lato più bello della
vita, quello della Passione. Secondo, Palazzo Parente realizza le Passioni
delle persone. Perché, viene da chiedersi? Risposta semplice: perché è libero,
autonomo, serio, corretto, credibile, incrollabile, incentrato sulla qualità,
internazionale, appassionato. Facilita la vita ai capaci ma allontana i
"democristiani" utilitaristici, falsi, ipocriti, professori del compromesso e
del "fregare" l'altro, malati di protagonismo, individualisti. Conclusione
delle conclusioni? Certamente: Palazzo Parente è un'isola felice. Grazie a
tutti coloro che ne hanno saputo cogliere la positività e costruttività ed allo
stesso hanno dato se stessi con tutti i relativi rischi, anche d'immagine.
Continueremo, ovviamente, su questa strada. Caparbiamente. Liberi. Soddisfatti.