Abbiamo avuto il piacere di ascoltare, in
ordine di intervento, l'introduzione di Francesca Prisco che, con grande
sensibilità ed esperienza giornalistica, ha saputo rapportare le immagini
esposte a situazioni già vissute e sofferte in parti del mondo geograficamente
lontane ma, per molti versi, emozionalmente vicine nella difficoltà del
recupero di beni e valori offesi e danneggiati da logiche poco comprensibili.
"Immagini di guerra", questo l'appellativo che in più di un'occasione, nel
corso della serata inaugurale, è stato attribuito alle foto in mostra. Forse
perché, come in una guerra, queste immagini testimoniano i postumi di attacchi
scellerati e della totale indifferenza all'espressione più sublime dell'animo
umano, l'Amore, l'amore per l'Arte, per il Bello, per il Prossimo.... Subito dopo, il pregevole pensiero dell'Avv.
Antonio Santi, che con il suo impegno ed il suo amore per la città di Aversa,
quotidianamente, denuncia l'inaccettabile involuzione che una città di tanto
pregio artistico e storico, sta subendo ormai da tempo immemore. Quest'incontro
con i fotografi, nato per caso, da una curiosità occasionale, ha partorito un
evento che ha scosso l'opinione pubblica che, nella persona del magistrato Nicola
Graziano, successivo intervento della serata, ha palesato l'intenzione di
incoraggiare il "risveglio" di una città che non ha nulla da invidiare alle
grandi città europee. "Ormai, non possiamo più aspettare", queste le parole del
magistrato, urge un'azione di recupero e rispristino di valori troppo grandi
per essere definitivamente abbandonati. La città di Aversa è davvero ricca,
ricca di arte e di storia, affreschi meravigliosi, come quelli della Chiesa del
Carmine, che ancora sembrano chiedere il gesto di ammirazione di chi racchiude
dentro di se la capacità di guardare più che di vedere. Madre e sede della
Psichiatria europea, ad Aversa nasce nel 1813 l'ex Ospedale Psichiatrico Santa
Maria Maddalena di Aversa, "Casa dei folli del Regno di Napoli". Un autentico
giacimento culturale, che si estende su di un'area di oltre 20 ettari, un
complesso strutturale praticamente autonomo nell'autoproduzione e
nell'autosostentamento, capace di ospitare migliaia di pazienti, corredato di
mensa, lavanderia, officina-ex sala mortuaria, guardianie, depositi, garage
etc. e nella cui Cappella è possibile ammirare una tela della Maddalena, della
prima metà del Settecento, di Carlo Mercurio. Tutto questo versa in uno stato
di totale abbandono, alla mercè di chi riesce ad appropriarsi di qualunque
oggetto rimasto a fini lucrativi. Infine, l'intervento di Emilia Narciso,
Rappresentante dell' Unicef di Caserta, che ha manifestato la voglia di
prendere parte attiva nel progetto di recupero. La serata si è sviluppata e
conclusa in un percorso esplicativo delle immagini esposte, condotto da uno dei
fotoreporter, Massimo Lojacono e nei ringraziamenti finali a tutti i
partecipanti.