La mia idea è quella immediata e brutale e dunque decisiva che viene silenziosamente in noi quando ci si pone davanti all'opera: ti piace o non ti piace? Questi lavori di Coletti a me piacciono e interessano.
Forse ho una visione strampalata e laterale per parlarne, ma ho sicuramente una qualche familiarità con i materiali che Coletti usa nei suoi ultimi lavori, per averli riscontrati sia nell'azione che nel risultato come inviato di guerra.
All'opera non l'ho mai visto (lavoro segreto ...) perciò mi limito ad immaginarlo come un alchimista medievale o un rivoluzionario dostojeskiano intento a maneggiare con cura e prudenza oscuri materiali ... ho visto le sue opere, le ho odorate e mi ci sono anche sporcato i polpastrelli: polvere da sparo ... qualcosa che lascia il segno.
Ma che polvere usa? non so se usa polvere nera (cioè quella che funge da propellente per le armi da fuoco) o composti più complessi come le polveri infumi. Mi basta sapere che usa un materiale "negativo" per accendere stupore e interrogazione. È infatti inevitabile correre con l'immaginazione al male e al danno che può fare quella materia destinandola ad altri scopi. Sì... esiste l'esplosivo da cava, ed esistono, più che armi "buone", armi che vengono usate per difendere, proteggere, dare sicurezza ... ma la "bontà" del loro uso risiede, in genere, proprio nel fatto che vengono esibite come deterrente; dunque meglio se non vengono utilizzate. Resta comunque il fatto che la polvere da sparo è fatta per offendere, per fare male, anche quando è indirizzata alla tutela.
Ed ecco che con Coletti ad esplodere sono i colori, le forme, e ad essere colpiti (senza alcuna ferita) sono lo sguardo e l'immaginazione: un rovesciamento totale della materia e degli scopi. Così "l'alchimista Coletti" ci propone un altro linguaggio, un gioco finito, dato che il gioco "infinito" è sempre sotto i nostri occhi in ogni dove. La leggenda (nonostante le fondate rivendicazioni dei cinesi, dove l'assegnarsi l'invenzione della polvere da sparo) vuole che la scoperta sia avvenuta casualmente mentre improvvidi alchimisti cercavano l'elisir dell'immortalità. Non cadremo nella banalità di dire che stavolta questa polvere, usata nell'arte, ripercorre quella ricerca: nemmeno l'arte è immortale.
Osserviamo però che Coletti, con assoluta chiarezza, fa diventare "altro" sia la differenza sia la capacità di mettere in gioco il "sé", rispetto ad un processo nel quale il "sé" non esiste ... invece esiste scivolamento, indifferenza e omologazione. Oltre al concetto c'è il risultato estetico e che avvenga piuttosto bene aiuta i fruitori. Il risultato sorprendente ricorda che quel nitrato di potassio, quella carbonella, quello zolfo, vengono impiegati anche nei fuochi d'artificio ... ci aggiungo magnesio e alluminio ed aumento la luminosità ... il nitrato barico da un colore verde acceso ... i sali di calcio aggiungono arancione, quelli di rame verde-azzurro ... il sodio fa il giallo-oro, il potassio fa il violetto ...
Noi guardiamo il cielo colorarsi, in certe notti di festa, ma a me inevitabilmente ricordano altre notti, a Sarajevo, a Belgrado, a Baghdad ... dove la potente macchina della deterritorializzazione era attiva e l'uomo non aveva sorrisi ma lacrime. Il dramma della perdita, le stragi, io corpi dilaniati e martoriati ...
Davanti ai quadri di Coletti possiamo stare sereni, le ferite fatte sono solo sulla tela pittorica. Coletti poeta errante è alla ricerca di anime altre che comprendano e facciano proprie il suo segnale, poiché stavolta il fine è una innocua meraviglia che ha il vantaggio di non dover stare con la testa all'insù per vedere ... Davanti ai suoi lavori puoi guardare con serenità esattamente all'opposto del reale, la fantasia fa capire e quello che viene fatto acquista linfa.
Anche qui un grande maestro, Kafka, il cui mondo, altrimenti inesplorato, è il nostro mondo.
TONI CAPUOZZO (estratto dal catalogo "GUIDO COLETTI - opere dal 2000 al
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