Pubblicati i volumi di Gambardella e Jacazzi, della facoltà di Architettura della Sun, dedicati al Classicismo campano e alle bellezze dimenticate del casertano.
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Il Prin, per interesse e volere del suo ideatore, Alfonso Gambardella, ex preside della facoltà di Architettura della Seconda Università di Napoli e primo Coordinatore nazionale del progetto, sostituito, in itinere, dalla docente Danila Jacazzi, ha unito, sul tema dell'Architettura del Rinascimento, gli studi di gruppi di ricercatori di diverse università italiane. Accanto alla facoltà di Architettura "Luigi Vanvitelli" di Aversa, hanno collaborato le facoltà di Architettura delle università di Chieti, Pisa e Camerino.
L'obiettivo della ricerca scientifica proposta è stato individuare opere architettoniche significative e di varie tipologie, riferite al periodo rinascimentale e situate nelle regioni italiane sedi delle facoltà interessate al programma di studio.
La sfida è stata rappresentata, in primis, dall'analisi della produzione artistica di un periodo storico non sempre degnamente considerato, cui è seguita la ricerca di manufatti siti in ambiti periferici, come la provincia di Caserta, o comunque in aree mai oggetto di precedenti studi sistematici, come le zone del beneventano, dell'avellinese o del cilentano per la regione Campania e le aree adriatiche per le regioni delle Marche, Abruzzo e Puglia.
Il biennio di ricerca è stato seguito dall'analisi e dalla pubblicazione dei risultati.
I due volumi Campania della Gangemi Editore, a cura di Alfonso Gambardella e di Danila Jacazzi, raccolgono i lavori di giovani ricercatori, dottori e dottorandi della Facoltà di Architettura di Aversa, saggi su temi di carattere generale e ricerche, in taluni casi vere e proprie scoperte, con un censimento regionale di manufatti realizzati durante il Rinascimento.
Nonostante le difficoltà di analisi, in molti casi ostacolate da stratificazioni di rimaneggiamenti successivi, gli studi hanno portato alla luce tracce tangibili dei rapporti culturali tra
Numerosi allievi del celebre architetto fiorentino Leon Battista Alberti, infatti, alla morte del maestro, erano stati chiamati a operare nella città partenopea, alla corte dei sovrani aragonesi, producendo opere ispirate al rinascimento fiorentino e toscano e contribuendo alla diffusione, nella regione Campania, del classicismo di matrice albertiana. Fortezze militari, palazzi nobiliari, cinte murarie, chiese, piazze, cappelle e palazzi pubblici fino a vere e proprie espansioni urbane.
Un patrimonio riportato alla luce dalla determinazione di una lavoro che mostra come in Italia si dovrebbe investire di più nella ricerca scientifica, spesso trascurata dalle istituzioni competenti.