Il seguente incipit è uno dei più conosciuti di tutta la letteratura di fantascienza d’ogni epoca e d’ogni parte del mondo: “Molto tempo fa ebbi la vaga idea di mettere a punto una macchina in grado di viaggiare, indifferentemente, in qualsiasi direzione dello spazio e del tempo, a piacere di chi la manovra”.
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Molti avranno riconosciuto l’inizio del romanzo di fantascienza: “La macchina del tempo” di H.G. Wells. In quest’opera straordinaria Wells racconta la storia di uno scienziato, mezzo avventuriero che, nel pieno dell’età vittoriana, costruisce una macchina del tempo con la quale poter esplorare, in lungo ed in largo, il passato ed il futuro. Ebbene, a volte, piacerebbe anche a me possedere una macchina del tempo per andare a spasso nella storia. La userei, soprattutto, per far capire a determinate persone che per ispirarsi al passato bisogna prima conoscerlo a fondo e, poi, com’è uso fare un attore dell’Actor’s Studio, ispirandosi al metodo Stanislavskj, immedesimarsi profondamente nella realtà vissuta da chi quel passato l’ha provato sulla sua pelle. Solo dopo, azzardarsi ad esprimere giudizi di sorta. Siamo nel duemilaotto e, ancora oggi giovani e meno giovani, rimpiangono epoche, ideologie politiche e filosofie di vita, morte e seppellite da decenni. Che senso ha, per alcune persone, esaltare un certo passato, quando, messi alla prova dei fatti, da quel passato scapperebbero a gambe levate? Quante polemiche violente sono state scatenate da persone d’ideologie opposte che se si trovassero ai tempi dei loro “beniamini” soffrirebbero le pene dell’inferno o peggio ancora sarebbero dalla parte degli oppressi e non degli oppressori, cosa che invece danno quasi sempre per scontato? Parlare ancora di fascismo o comunismo nel 2008 è un’assurdità totale, derivante, nella migliore dell’ipotesi, dalla buonafede di chi crede tuttora nella “bontà” delle due opposte ideologie, nella peggiore dell’ipotesi dall’assoluta incapacità di capire realmente cosa significherebbe vivere in certe epoche. Conosco personalmente persone che si dichiarano apertamente fascisti che riportati ai tempi di Benito, diventerebbero antifascisti nel giro di due secondi. Altri, invece, figli di una civiltà dei consumi, figli di papà e benestanti, che se si trovassero nel pieno della rivoluzione cinese o in un gulag siberiano, per tornare indietro sarebbero capaci di mangiarsi a morsi la bandiera rossa, la falce e pure il martello. Di veri fascisti e veri comunisti in giro, per fortuna, non c’è sono molti. Ci sono, invece, moltissime persone che credono di esserlo per le ragioni più varie. In realtà, da una parte ci sono persone che sono chiaramente vicine ai principi del conservatorismo inglese, confondendolo clamorosamente con il fascismo. Dall’altra dei social democratici, che hanno confuso il socialismo riformista con il comunismo del tutto e subito. Le prime sono persone che hanno la naturale tendenza ad ostacolare o rallentare qualsiasi forma di progresso o modificazione nel campo delle idee, della politica, della società, dei rapporti sociali, della cultura, dell'arte e del costume. Ma lo fanno solo per paura. Paura di perdere quanto hanno “conquistato”. Dall’altra ci sono persone che, per principio, sono portate ad accettare subito qualsiasi idea portatrice reale o apparente di progresso. Sono persone che pur ispirandosi al pensiero marxista in realtà, essendo profondamente democratiche e fintamente rivoluzionarie, hanno le radici politico-culturali saldamente ancorate nell’umanesimo socialista turatiano (tanto per fare un esempio). In entrambi i casi, oggi, a chi avanzasse la richiesta di svestire obbligatoriamente i panni griffati per indossare la camicia nera, la divisa di figlio della lupa, piccola italiana, balilla, giovane italiana, avanguardista o una casacca alla Mao, sarebbe riservata, come diceva il Principe de Curtis: “Una solenne bastonatura”. Perciò, prima di propugnare un’ideologia, qualsiasi essa sia, a mio modesto parere bisogna ricordarsi delle parole di Confucio, che diceva: “Studia il passato se vuoi prevedere il futuro”. Prima d’innamorarsi di certe idee, bisogna capirle profondamente. Occorre capire queste “idee” in che direzione portano, in direzione del bene e della prosperità o verso la catastrofe? Alle “future generazioni” l’ardua sentenza.