Sarà presentato venerdì 15 febbraio, alle 19.00, presso la Saletta degli eventi della Libreria Guida Capua di Palazzo Lanza, l’ultimo interessante libro del giornalista Bruno De Stefano, ...
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“I boss della camorra” (Newton & Compton). Il volume, che racconta una tra le più potenti organizzazioni criminali del mondo raccontata attraverso la vita e "le imprese" dei suoi capi, dai "guappi" gentiluomini agli spietati boia di Scampa, è il secondo libro del giornalista napoletano, già autore di “Napoli criminale”.
Bruno De Stefano, giornalista di nera e giudiziaria per quotidiani come «Paese Sera», «Il Giornale di Napoli», «Corriere del Mezzogiorno», introdotto da Daniela De Rosa, tratteggerà i ritratti di alcuni dei protagonisti della camorra, da chi si è dipinto come un Robin Hood moderno, ed ha cominciato ad ammazzare per vendetta e poi ci ha preso gusto, a chi si è definito il “Gianni Agnelli di Napoli” perché dava lavoro a migliaia di persone, fino a chi continua a proclamarsi un onesto commerciante perseguitato dalla legge.
Pazzi esaltati e timidi, paranoici e spietati, vigliacchi e narcisisti: s’incontra davvero di tutto nell’affollata galleria dei boss che hanno fatto della camorra una delle più ramificate e pervasive organizzazioni criminali del mondo, in grado di impossessarsi di ampi settori dell’economia e di produrre una quantità impressionante di morti ammazzati: quasi quattromila solo negli ultimi 25 anni.
In cima all’elenco dei protagonisti di una devastazione alla quale lo Stato è solo in parte riuscito a porre rimedio, non ci può che essere Raffaele Cutolo, fondatore della Nuova Camorra Organizzata, da oltre due decenni seppellito in galera sotto una montagna di ergastoli e custode di segreti che si porterà nella tomba. Ha invece preferito dire tutto ciò che sapeva il suo principale antagonista, Carmine Alfieri, il capo della Nuova famiglia convinto dalle parole di Papa Wojityla a collaborare con la giustizia. Ma prima di loro, a fare la storia della camorra erano stati, tra gli altri, il guappo gentiluomo Antonio Spavone e il contrabbandiere Michele Zaza, criminali dall’esistenza affascinante e spericolata. I boss tuttavia non sarebbero divenuti tali se non avessero anche goduto dell’appoggio di rappresentanti delle Istituzioni. Ed è per questo che l’ultimo capitolo del libro è dedicato ai rapporti tra i camorristi e politici, dei quali forse non si è mai parlato abbastanza.