Questo il tema del secondo incontro organizzato dal CDV della Diocesi di Aversa nella prestigiosa sede del Seminario Vescovile. Alla presenza del nostro Arcivescovo Mario Milano, è relatore il Vescovo di Teano-Calvi Arturo Aiello, che intrattiene una platea affollata composta prevalentemente da giovani delle otto foranie, con un’amabile conversazione sulla ricerca di senso della vita.
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Dal Vangelo di Giovanni (1,35-51) trae l’incipit per interrogare: “Che cercate?”, perché siete venuti qui? Difficile, imbarazzante sentirselo dire tout-court, si resta senza parole, ma un invito rivolto alla riflessione sulla gestione del proprio essere non può essere cestinato.Allora , sulla via del Maestro, come i discepoli, si aspetta per vedere e per capire. E’ piacevole notare come la felice comunicazione verbale e gestuale del relatore può attualizzare e vivificare una pagina così complessa, che interpella la propria coscienza sulla scelta radicale della vita da incanalare nel progetto grandioso di concedersi all’Amore, rispondendo con fiducia alla chiamata del Signore. Dove andare, con chi andare? Il tempo dell’Amore ha una sua scansione che cristallizza i momenti belli dell’affettività dilatandoli senza misura, chi ama non si rende conto che il tempo passa perché il cuore innamorato è appagato dalla presenza dell’oggetto dell’Amore. L’anima inquieta trova la sua serenità ed il suo intimo equilibrio nella donazione di sé, nella necessità di rendere felice la persona amata prevenendo ed assecondando il bisogno d’amore. Ai giovani smarriti che sono alla ricerca di emozioni forti, che chiedono di essere considerati ed al centro dell’attenzione, Monsignor Aiello propone di andare ed abitare nella casa del Signore ed il suo invito è sottolineato dalla preghiera laica di Jovanotti: “Questa è la mia casa”. La scelta di questo noto rap è la conferma che chi si impegna nella pastorale vocazionale si deve adeguare al linguaggio, alle espressioni, alle consuetudini dei giovani per penetrare nel loro cuore in punta di piedi ma con la speranza di tendere una mano e sentirla nella propria. L’avventura della vita può essere vissuta con intensa partecipazione se si decide di andare “con piedi di cerva sulle alte vette”, bisogna impegnarsi e crederci, ci risparmieremmo strade accidentate e tortuose calpestate “a piedi nudi su cocci di vetro” riportando talora ferite sanguinanti non facilmente cicatrizzabili. La via diritta è semplice e soleggiata, peccato che la naturalezza delle scelte elementari venga il più delle volte elusa ed, ahimè, si può perdere la rotta se non si agisce con prudenza come novelli Pollicino, per non aver segnato la strada. “Anche la via più turpe ha un’esigenza di voglia di Dio”: così si è dibattuto nei gruppi di studio successivi all’incontro ed è senz’altro da rimarcare l’importanza delle riflessioni “a caldo” perché da una massa di giovani, apparentemente uguali, è emersa invece una straordinaria e variegata richiesta di chiarimenti e delucidazioni che avrebbero richiesto ancora più tempo. “Chinati sul suo petto”, come i discepoli, nella cappella del Seminario l’incontro vero con il Signore presente nell’adorazione eucaristica: un momento alto di grandissima commozione efficacemente sottolineato dall’illustre relatore che, per concludere l’incontro, ha fatto cenno all’inquietudine dell’uomo alla ricerca di Dio, secondo S. Agostino e, nell’attualità, alla definizione di Erri de Luca, uno scrittore partenopeo che si dice non credente, per il quale la fede non è “vedere, ma essere visti”. La comunità raccolta in preghiera coralmente si allinea sul “Fac ut ardeas” dello Stabat mater, chiedendo in dono il convincimento, il coinvolgimento, la passione che renda tutti noi orgogliosi di annunciare che sappiamo dove andare, che abitiamo la casa del Signore e che qui vogliamo restare per sempre. “Dammi il supremo coraggio dell’amore... onorami con il dolore… temperami con incarichi rischiosi ed aiutami ad alzarmi ogni volta che cadrò… dammi la forza di amare sempre e ad ogni costo” (Gilbran): questa è la mia preghiera, presa in prestito dal poeta, che dico tra me e me, grata del dono ricevuto di questo pomeriggio emozionante che mi ha per un pò allontanata dalla mediocrità del momento storico e ricaricata per essere strumento come “serva inutile” della Sua volontà. Nel contempo, non mi sento affatto sola, per aver condiviso l’esperienza con gli amici del CDV, animato come sempre dal Direttore, don Stefano Rega , al quale va il plauso affettuoso della comunità che è vicina al Seminario.