BARI - Il “Cabaret Yiddish” di Moni Ovadia compie 20 anni. Il grande successo teatrale di Ovadia festeggia il suo ventennale inaugurando la manifestazione “Shoah - La Grammatica della Memoria”, organizzata, in Puglia, dall’Assessorato al Mediterraneo della stessa Regione e dal Teatro Pubblico Pugliese per ricordare la giornata della memoria.
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Lo spettacolo è una riflessione a voce alta sul cammino del popolo ebraico. L’intellettuale Moni Ovadia ripassa aneddoti e storie della tradizione Yiddish alleviando il ricordo dell’esodo degli ebrei in un fluire ironico ed ininterrotto, per più di due ore, di piccole parabole. E’ un esercizio per la memoria, intervallato da suite musicali di sonorità klezmer, che in ebraico significa strumento musicale, a metà strada tra fusion music e soul music. E’ solo in questi momenti e durante qualche break che l’istrione Ovadia prende un po’ di fiato. Poi, quando riparte la musica klezmer, le storie e i riti dei villaggi ebrei di un tempo si arricchiscono di vibranti emozioni, mentre Moni si lascia andare ad una gaudente danza, cantando e fischiando. La sua voce cambia di continuo e si adatta a tutti i protagonisti delle storie. Nel finale fa divertire quella del paté alle allodole, il cui segreto è la carne di cavallo, che sottolinea il fiuto per gli affari dei commercianti ebrei. Poi Moni Ovadia lascia spazio alla sua storia. E’ profugo ebreo, nato in Bulgaria e trasferitosi a Milano con la famiglia. “Canta l’ultimo canto degli ultimi ebrei sulla terra” mentre “la lingua yiddish tramonta come il mosto quando fiorisce in primavera”. Ricomincia a danzare perché è attraverso la memoria, il culto dei morti, che nella tradizione ebraica si costruire il futuro.