Sorelle e fratelli carissimi,
1. Il messaggio di Sua Santità Benedetto XVI in occasione della celebrazione della Giornata mondiale per la pace ci ha ricordato, all’inizio del nuovo anno, che siamo membri di un’unica famiglia umana, chiamati ad instaurare tra noi intensi e veraci rapporti di solidarietà e di collaborazione e, soprattutto, ad apprendere dalla famiglia naturale il suo vocabolario tipico di amore, di giustizia e di pace. Anche le persone che vivono ed operano nella nostra terra campana, particolarmente in questi momenti drammatici e preoccupanti per l’acuirsi della crisi dei rifiuti, si sentono sorelle e fratelli, membri dell’unica famiglia chiamata ad abitare, nella giustizia e nella pace, la casa comune che è il nostro diletto territorio regionale. In questo sentimento fraterno, siamo portati a meglio riconoscere il nostro vincolo interpersonale e a riscoprire quel peculiare rapporto, quasi parentale, che coltiviamo con la terra, l’acqua, il fuoco e l’aria e con tutto ciò che ci fu donato dal Padre, fu redento dal Figlio e viene portato a nuova vita dallo Spirito. Se davvero ci sentiamo “uno” nel dolore e nella gioia, nelle ansie e nelle speranze, non possiamo non agire in maniera fraterna e concorde, anche in questi momenti, definiti allarmanti e tragici anche dal nostro Presidente della Repubblica. Mai dobbiamo perdere la speranza; anzi dobbiamo reciprocamente incoraggiarci a nutrirla perché fondata nel «Dio vivente che è il Salvatore di tutti gli uomini» (1Tm 4, 10).
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2. Quando, come accade in questi giorni, certe emergenze si mostrano in tutta la loro drammaticità non soltanto come effetti di mancate o errate scelte, o di precise responsabilità, ma anche come il frutto dei nostri stili di vita iperconsumistici; quando emerge tragicamente il risultato non soltanto di determinate pratiche sociali inadeguate o di omissioni colpevoli, ma anche di peccati da noi commessi; quando i nostri occhi e i nostri sensi sono costretti a vedere e percepire tutto questo, noi non possiamo, comunque, perdere la speranza e la fiducia. Ma non possiamo neppure fingere di non vedere e interpretare quelli che appaiono dei segnali concreti ed evidenti, non soltanto di un inquinamento ambientale, bensì di un più profondo inquinamento interiore e, forse, di un possibile e deprecabile degrado morale. Sentiamo, perciò, ancora più vivo e forte, il legame al nostro territorio, alla nostre coste ed ai nostri mari, alle nostre terre ed alle nostre falde acquifere, alle nostre città ed alle nostre case, alla nostra geologia profonda ed alle nostre bellezze di superficie, di cui il Creatore ci ha arricchito sia in senso spirituale che materiale. Ma, nello stesso tempo, non possiamo non riconoscere di aver offeso, a volte, la verità, la retta ragione, l’amore; di aver commesso peccato, dal momento che ogni peccato «è una mancanza contro la ragione, la verità, la retta coscienza; è una trasgressione in ordine all’amore vero, verso Dio e verso il prossimo, a causa di un perverso attaccamento a certi beni. Esso ferisce la natura dell’uomo e attenta alla solidarietà umana» (Catechismo Chiesa Cattolica, 1849). I tanti errori individuali stanno purtroppo diventando delle vere e proprie strutture di peccato, di cui siamo singolarmente responsabili, allorché prendiamo drammaticamente atto: di aver cooperato agli errori degli altri, prendendovi parte direttamente e volontariamente; di non averli denunciati o non impediti, quando invece saremmo stati tenuti a farlo; o infine, addirittura quando abbiamo protetto coloro che commettono il male. Solo se riconosciamo l’errore consapevolmente commesso, ci viene riaperta la strada della conversione e del cambiamento, la via che farà ri-emergere in noi e tra noi quelle genuine parole dell’unica famiglia umana, ricordateci il primo dell’anno dal Papa: amore, giustizia, funzione dell’autorità, servizio ai più deboli, accoglienza vicendevole, aiuto agli altri, perdono.
3. «Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto» (Rm 12, 15). Le forme di amara ed acuta sofferenza delle nostre popolazioni che, a motivo di rifiuti non degradabili seppelliti sotto terra e di montagne di rifiuti davanti ai loro occhi, non vedono futuro per la propria salute e per il proprio territorio; il rammarico e l’afflizione di coloro che, pur volendolo, non sanno cosa fare di fronte alle tante emergenze; l’esasperazione dei cittadini di fronte ai cronici ritardi nelle soluzioni tecniche e politiche, pur possibili: queste lacrime vogliamo oggi condividere con voi, sorelle e fratelli, rivolgendo grida e suppliche, nella preghiera individuale e in quella liturgica che, da ogni parte ed in ogni momento, si stanno elevando, per Cristo, alla Trinità santissima nelle nostre rispettive Diocesi. Quello che si va facendo per assumere giuste soluzioni, le decise prese di distanza della popolazione sana da atti di violenza o di sopraffazione, l’isolamento netto nei confronti di delinquenti singoli ed organizzati, che non mancano di soffiare sul fuoco dell’odio per loschi fini, tutto questo ravviva la nostra speranza di recuperare rapidamente dignitose condizioni di vivibilità, rispettose sia degli interessi generali della comunità, sia dei diritti di ogni singolo cittadino. Sappiamo che la nostra gente possiede le capacità per trasformare anche questa emergenza in strategie creative e risolutive dei problemi, purché si realizzi un dialogo costante e informato tra istituzioni, esperti e cittadini sulle buone pratiche da incentivare ed imitare. Percepiamo con forza, anzi lo vediamo oggi come una risorsa, il fatto di sentirci e di essere, come ci ha ricordato il Papa, parte integrante di una sola comunità ai livelli locale, regionale e nazionale. Una comunità sempre più “una” sa davvero ascoltare il grido di coloro che subiscono ingiustizia; sa effettivamente riconoscere la funzione indispensabile di chi ha autorità; impara coralmente a non chiudersi in sterili localismi e particolarismi irrazionali; predilige in ogni circostanza coloro che sono più deboli e in affanno, isolando decisamente il male, pur perdonando e cercando di recuperare i malvagi. L’affetto vicendevole tra noi e la sollecitudine per i più deboli chiedono, tuttavia, di rappresentare anche le legittime esigenze di giustizia. Alcuni territori sono stati ancora una volta umiliati, oltraggiati e offesi nel paesaggio e nella loro immagine, e lo stesso capoluogo regionale è oggi sommerso da spaventosi cumuli di rifiuti non raccolti, che fanno da sfregio non soltanto all’ambiente, ma prima di tutto alla dignità delle persone. Non possiamo non ricordare qui anche altre situazioni di disagio e di emergenza che hanno colpito queste nostre amate terre, come quelle della scorsa estate, durante la quale furono messe in ginocchio intere aree della nostra regione, un tempo chiamata “Campania felix”. Le gravi devastazioni, i danni non sempre riparabili arrecati irreversibilmente al territorio, le profonde ferite economiche inferte alle attività agricole, turistiche, commerciali ed industriali e, in alcuni casi, la distruzione di tanti animali e di specie vegetali, nonché le lesioni e la morte tragica di esseri umani innocenti, provocarono in tutti noi, nel corso di quei mesi, una reazione allarmata e dolorosa.
4. L’anno appena cominciato ci pone adesso di fronte a questa nuova tragedia, peraltro temuta e annunciata a più riprese anche in contesti ecclesiali e parrocchiali. Con dolore constatiamo un decadimento del senso dell’identità umana e della dignità personale; il deterioramento delle relazioni interpersonali e, soprattutto, il travisamento dei compiti di custodia e di cura del giardino, che è la terra, lasciataci in dono dal Creatore. La crisi in atto sta raggiungendo picchi drammatici e si aggiunge ad altre pericolose situazioni, quali ad esempio quelle relative agli effetti nocivi provocati dalle alluvioni, in un territorio già degradato nei suoi assetti geologici e paesaggistici a motivo di dissennate scelte pregresse; oppure quelle riguardanti l’auspicata fruizione equa e condivisa dei beni essenziali come l’acqua. Come Pastori, siamo preoccupati che i valori della pace, della giustizia e del rispetto per il creato – temi fondanti della dottrina sociale cristiana – sono a volte ridotti a dei riferimenti a stento presenti, se non del tutto assenti, anche nell’ordinarietà della vita dei credenti. Dinanzi ai grandi interrogativi posti alle nostre coscienze in questi mesi da tali, e simili, situazioni di crisi ambientale e territoriale, urge una ri-centratura profonda, da parte dei singoli soggetti, delle famiglie e degli organismi sociali, sul senso e la ragione del nostro stare insieme come comunità di destini e di intenti, nonché del nostro stare al mondo come creature che interagiscono con l’ambiente e le altre forme di vita di cui è ricca la terra. A questo urgente sforzo di solidarietà e condivisione, ma anche di formazione civica e informazione, intende collaborare attivamente la comunità dei credenti, alla luce della dottrina sociale della Chiesa, che tutti ci invita a lavorare per un nuovo slancio nell’edificazione del bene comune. In questi giorni di emergenza-rifiuti, avvertiamo la necessità di non interrompere un dialogo con la popolazione la quale va ascoltata attentamente, anche nelle sue paure, prima di soluzioni di volta in volta individuate da chi ha la responsabilità delle scelte. Ma, nella prospettiva dell’ordinarietà, che tutti ci auguriamo a breve termine, la gente implora coinvolgimento e sana educazione circa il modo più idoneo di progettare i consumi e la sostenibilità alimentare, la corretta fruizione dei beni paesaggistici e culturali, la differenziazione, lo smaltimento, il trattamento, il ri-uso, la riqualificazione e le possibili, e più avanzate e sicure, soluzioni tecniche per il ciclo dei rifiuti. In tale prospettiva bisogna anche tener conto che la gente aspira alla sicurezza e alla salute propria, degli animali, dei vegetali e dell’ambiente, anche in riferimento alle generazioni future che saranno chiamate ad abitare la terra; domanda legalità e sicurezza nella gestione del territorio, delle coste e dei beni essenziali; respinge qualunque infiltrazione malavitosa o camorristica negli affari connessi alle esigenze del vivere associato e dello stare al mondo.
5. In questo compito le nostre comunità si sentono particolarmente coinvolte. La stessa Commissione episcopale regionale “Giustizia Pace e Salvaguardia del Creato” non mancherà di predisporre, in collaborazione con la Facoltà di Teologica dell’Italia Meridionale e gli Istituti Superiori di Scienze religiose campani, opportuni contenuti e metodi per specifici itinerari formativi e catechetici, affinché tutti siano messi in grado di dare un informato apporto agli attuali temi della cosiddetta “agenda sociale” e, in particolare, in questi giorni, alla cura dell’ambiente e alla salvaguardia del creato. Le analoghe Commissioni diocesane aiuteranno le nostre comunità a essere maggiormente attente a quelle situazioni socialmente ed eticamente “sensibili”, offrendo a tutti l’opportunità di anticipare, in qualche modo, i cambiamenti positivi, soprattutto di suggerire di volta in volta le soluzioni che sembreranno più idonee alla luce del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa.
6. Gesù Cristo è la chiave di volta dell’intera rivelazione biblica, che ci sollecita all’incontro personale con Lui in ogni circostanza. Se da Lui ci lasceremo incontrare, troveremo la forza e il coraggio di spenderci in prima persona, attraverso l’esercizio delle nostre diverse competenze, per la rinascita ambientale, civile, sociale, umana e cristiana dei nostri territori. Non è questo il tempo di disertare l’impegno di giustizia, pace e salvaguardia del creato, ma semmai di prepararlo e di orientarlo, con la preghiera, la celebrazione, l’annuncio e la solidarietà concreta.
Vi benediciamo nel nome della Santissima Trinità, invocando su tutti noi e sulle nostre terre l’intercessione di Maria, “Madre del Salvatore” e “Madre del Creatore”.