Lungo la via Appia, strada consolare che ha unito popoli diversi, diventando luogo di incontri e di relazioni umane occasionali o stabili, si svolge la Marcia della Pace.
Nel mondo della globalizzazione che porta fattori positivi e negativi ognuno di noi oggi si interroga sulla Pace, come bene supremo da accogliere da Dio, Principe della Pace, e da realizzare insieme con una volontà ed un impegno di servizio per diffondere la cultura della Pace.
>>>>>>>>>>
Essa non è assenza di guerra, come strategia di conquista e di dominio. Non siamo appassionati alla perfida logica della volontà di potenza, che piega la coscienza ad un servilismo e ad una negazione della propria dignità umana. Per promuovere la Pace, vincendo il male con il bene, occorre soffermarsi con particolare attenzione al valore delle persone, di ogni persona, al di là delle distinzioni di razza, di ceto, di religioni, di cultura e perseguire il bene comune. Essa tocca tutte le forme espressive della società umana: la famiglia, le aggregazioni, le città, le comunità umane.
L’appartenza alla famiglia umana conferisce ad ogni persona una specie di cittadinanza mondiale, rendendola titolare di diritti e doveri…
Basta che un bambino venga concepito perché sia titolare di diritti, meriti attenzione e cure e qualcuno abbia il dovere di provvedervi. La condanna del razzismo, la tutela delle minoranze, l’assistenza ai profughi e ai rifugiati, la mobilitazione della solidarietà nazionale ed internazionale nei confronti di tutti i bisognosi sono l’imperativo etico da perseguire (Giovanni Paolo II, Giornata della Pace 2005).
Occorre abbattere ogni egoismo, ogni particolarismo ed affermare la dignità dell’uomo, ricordando che la Pace si fonda sul rispetto anche delle norme che regolano la qualità della vita, sui doveri della solidarietà, sull’etica della responsabilità.
Abbiamo troppe emergenze davanti a noi: dalla malavita organizzata, al degrado morale, ambientale, sociale, con sperpero di risorse che impoveriscono la nostra società, sempre più delusa nelle sue speranze, rendendo il nostro territorio sempre più difficile.
La nostra marcia vuole diventare coscienza etica collettiva per un cammino che non si ferma, ma che continua come certezza di una rinnovata speranza per i giovani e i meno giovani, verso un futuro migliore per la nostra gente.
Il seme della speranza è l’evento del Natale, che ci ricorda la comune fratellanza che ci lega, come figli dello stesso Padre, essendo salvati dalla stessa speranza, sempre viva nella Storia.