Rocco Gatto era un uomo perbene. Era un mugnaio calabrese, testardo e comunista, con la passione degli orologi e quasi un’ossessione per l’onesta. Rocco Gatto si ribellava ai soprusi, non pagava il pizzo e denunciava i mafiosi. La ‘ndrangheta l’ha ammazzato il 12 marzo 1977. Per ricordare il suo sacrificio gli artisti della sezione del Pci di Gioiosa Ionica insieme a quelli vicini alla Cgil di Milano hanno realizzato un murales che campeggia dall’agosto del 1978 sulla facciata del teatro in piazza Vittorio Veneto a Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio Calabria. Fu una grande impresa collettiva, politica e artistica, autoorganizzata e autofinanziata. Per tutti i martiri dall’antimafia e, come scrissero gli artisti, “per la crescita civile e democratica di Gioiosa Ionica e del Meridione”.
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Sta tutto lì, immortalato in un murales che rappresenta una sorta di Quarto Stato della lotta alla ‘ndrangheta, il movimento per la democrazia. C’è la storia di Rocco Gatto, della sua sfida alle cosche e del suo sacrificio, e c’è suo padre Pasquale, uomo vecchio stampo che odia i compromessi che dedica tutta la sua vita alla ricerca della giustizia. C’è il primo sciopero antimafia, quello di Gioiosa del 1975, e c’è la manifestazione oceanica del 1978, ci sono le prime costituzioni di parte civile nei processi di Gioiosa e quelle ultime, in sede civile di Rosarno. C’è il capitano dei carabinieri Gennaro Niglio, un uomo dello Stato di cui ci si poteva fidare davvero. C’è don Natale Bianchi, il prete del dissenso venuto dal nord che si batte per i diritti delle donne e contro i clan, che sfida la burocrazia della chiesa e il prete in odore di mafia don Stilo. Ma idealmente, su quel murales, c’è tutto il movimento antimafia calabrese, fatto di straordinarie battaglie, di cocenti sconfitte, di affermazioni di diritti e di morti ammazzati. Ci sono tutti i caduti della politica e del movimento, gli studenti e gli amministratori scomodi, gli imprenditori e commercianti che hanno detto ‘no’ alle mazzette, i magistrati coraggiosi, i poliziotti e carabinieri onesti, le bambine e i bambini, semplici passanti e fieri oppositori delle cosche. Sono tanti, tantissimi. Decine e decine di vittime innocenti stanno nell’album di famiglia della lotta alla ‘ndrangheta. Il murales, simbolicamente, le ritrae tutte. Dopo quasi trent’anni, il murales è ancora lì. Ma è sbiadito dal tempo, come se la memoria stesse per svanire. Stesse per chiudere per sempre quella pagina di storia. Come se il movimento antimafia stesse perdendo un pezzo di sé. daSud e il Comitato pro murales teatro Gioiosa lanciano un appello e una sottoscrizione rivolta ai rappresentanti istituzionali, a partiti e sindacati, singoli politici, enti, alle associazioni, agli artisti, a tutti i cittadini. Serve l’aiuto di tutti, un gesto di impegno e generosità per restaurare il murales di Gioiosa e conservare questo pezzo di memoria dell’antimafia della Calabria, dell’Italia. E’ un dovere, civile ed etico. Per Rocco Gatto, per tutti quelli che hanno combattuto la ‘ndrangheta, e hanno perso. E che l’hanno fatto per noi.