Fu ammazzato per vendetta 25 anni fa dal clan dei casalesi. Aveva solo 20 anni il carabiniere Salvatore Nuvoletta. Sognava di farsi una famiglia, sognava una carriera nell'arma dei carabinieri, come altri suoi fratelli. Ma i suoi sogni furono spezzati nel primo pomeriggio del 2 luglio del 1982, quando alcuni killer del clan Nuvoletta lo trucidarono proprio sotto la sua abitazione, a Marano. L'assassinio venne commissionato dal "clan dei casalesi", perché lo ritenevano responsabile della morte del cugino di Francesco Schiavone, Mario, soprannominato "Menelik".
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Per quattordici anni non si è saputo niente di quell'omicidio. Poi, il pentito Carmine Schiavone fece luce su quell'oscuro episodio. A sparare fu Antonio Abbate (oggi collaboratore di giustizia), che ha rivelato i numerosi particolari relativi alla morte di Salvatore Nuvoletta. Stamani il giovane carabiniere è stato ricordato su iniziativa di "Libera - Comitato don Peppe Diana", con una cerimonia sobria, ma intensa, prima presso la caserma dei Carabinieri di Casal di Principe, e poi al Parco don Diana. Alle 10,30 in punto, alla presenza del Prefetto di Caserta, Maria Elena Stasi, del Comandante provinciale dei carabinieri, del Sindaco di Casal di Principe Cipriano Cristiano, del vicario della diocesi di Aversa, don Paolo dell'Aversana, del vice procuratore Antimafia, Lucio di Pietro, dell'onorevole Gennaro Coronella, è stata deposta una corona di fiori dinanzi alla lapide che ricorda la medaglia d'oro al valor civile di Nuvoletta. Tra i familiari delle vittime, oltre a tutti i fratelli di Salvatore Nuvoletta, c'era anche l'anziano padre, Federico. C'era, inoltre, il papà di don Peppe Diana, Gennaro, e il marito di Silvia Ruotolo, Lorenzo Clemente. "Ricordare il sacrificio di Salvatore Nuvoletta è nostro dovere morale - ha detto il sindaco di Casal di Principe, Cipriano Cristiano - Solo parlarne già fa rivivere in qualche modo questo giovane carabiniere. Come istituzione saremo sempre al fianco dei familiari".
"Era nostro dovere ricordare Salvatore Nuvoletta, una delle vittime di camorra che per anni è stata dimenticata. - ha detto Valerio Taglione, referente provinciale e portavoce del comitato don Peppe Diana - Ricordare è fondamentale perché ci aiuta a stare insieme: società civile, istituzioni e forze dell'ordine in un territorio difficile. Questo è anche il territorio di don Peppe Diana. E il nostro stare insieme ha l'obiettivo di costruire comunità alternative alla camorra. Vogliamo lasciare ai nostri figli un mondo un po' diverso da quello che abbiamo ereditato noi". "Il ricordo di questo nostro ragazzo, accompagna la vita di questa caserma tutti i giorni - ha detto il Comandante provinciale dei Carabinieri - Questo deve essere un giorno di ricordo dove due famiglie: la famiglia di Salvatore Nuvoletta e la grande famiglia dei carabinieri, si stringono attorno alla lapide di Salvatore ma è come si stringessero attorno a lui". Successivamente il sindaco, e le altre autorità, insieme a numerosi cittadini, si sono recati a piedi il parco don Diana dove, è stata scoperta una lapide che ricorda i 25 anni dell'uccisione del valoroso carabiniere.