La sua costruzione risale certamente all’XI secolo, benché non sia possibile determinare, con assoluta certezza, la data; certamente dovette essere già costruita nel 1503, quando fu nominato il primo Vescovo Azzolino; per cui, in considerazione anche di certi elementi stilistici, si adotta generalmente come data il 1050; la costruzione viene infatti attribuita ai conti Riccardo I e Giordano I (1078-1090).
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L’architettura è simile a quella usata per i monasteri dei benedettini, che avevano un loro convento a S. Lorenzo; non è improbabile che un benedettino abbia prestato la sua opera a costruirla. Dell’antico edificio resta però ben poco, essendo stata arricchita la costruzione, nei secoli successivi,, di moltissimi altri elementi, ed essendo state rifatte alcune parti danneggiate o distrutte da fenomeni vari (terremoti ecc.); resta soltanto, dell’antico edificio, l’ambulacro, alle spalle dell’altare, dove si conservano preziosi cimeli dell’arte normanna, soprattutto due lastre meravigliose rappresentanti forse un S. Giorgio col drago; ed alcune colonne e frammenti di Atella.
I rinnovamenti più importanti furono fatti nel 1700, sotto la guida del grande architetto Luigi Vanvitelli; e la chiesa fu arricchita di colonne, fregi, stucchi e decorazioni che la resero splendida. La forma attuale fu data nel 1715 e ne fu autore l’architetto Carlo Buratti. Molto bello è il trono marmoreo del vescovo, fatto costruire nel 1493.
Nella Chiesa si conserva una copia del Tempio di Loreto, fatto costruire, nel 1630, dal vescovo Carafa. Segno di ammirazione è anche il mausoleo del Card. Innico Caracciolo, fatto costruire nel 1738; e il reliquiario d’argento, che conserverebbe una delle Spine della corona di Gesù che rinverdisce, secondo la tradizione, quando il venerdì santo capita il 25 marzo.
Belli i moltissimi affreschi e dipinti, che adornano la chiesa.
La facciata esterna è maestosa, e presenta tre porte, tutte sul davanti; in origine, l’ingresso avveniva da tre lati.
Il campanile è distaccato dalla chiesa, e fu completato il 25 giugno 1493.
Da notizie storiche, e da un dipinto di Arcuccio, che si trova nell’Aula Magna del Seminario, e che rappresenta il martirio di S. Sebastiano, antico protettore della città, sullo sfondo del panorama di Aversa medioevale, risulta che v’era un campanile più antico, accostato alla cupola, unica al mondo per la sua forma ottagonale, impreziosita da delicate colonnine su ogni lato. Su un lato del campanile, è murato il busto di un guerriero normanno, ritrovato negli scavi dell’antico duomo: in origine, si credette che fosse quello di Rainulfo; successivamente si trovò che rappresentava Asclettino, fratello di Rainulfo, e secondo conte di Aversa. Il ponte, che collega il campanile alla chiesa, fu costruito nel 1733.
Lungo le mura della chiesa sono spesso incastrate colonne e frammenti marmorei, ricavati dalle antiche città di Cuma e Literno.
Alle spalle della Cattedrale, c’è il palazzo vescovile, di antica costruzione, e più volte restaurato: gli ultimi restauri furono del vescovo Durini. Anche nel cortile di esso sono abbondanti i frammenti di età romana, che dovettero servire a costruire l’antica cattedrale.
ULTERIORI STUDI
LASTRA MARMOREA CON SAN GIORGIO E IL DRAGO di Tina Falco
Una delle opere, forse, più famose nel mondo: la lastra con il San Giorgio e il drago conservata nel deambulatorio (1) della cattedrale di Aversa. Ritrovata agli inizi del secolo scorso durante alcuni lavori di restauro del pavimento della chiesa, la raffigurazione, risalente al secolo XI, si estende dall’alto verso il basso; le sue dimensioni ci portano a supporre che l’opera sia quanto resta dello stipite (2) di un portale. Il soggetto, identificato con il famoso episodio del San Giorgio che uccide il drago, è in realtà una esplicita allusione alla vittoria del bene sul male. Il drago riempie gran parte dello spazio con il gigantismo della sua figura, la quale si allarga man mano che sale, avvitandosi su se stessa, in conseguenza della violenza del colpo della spada che gli viene conficcata nel fianco; alla violenza della ribellione si contrappone la calma del cavaliere, piccolo, che con un gesto celebra la vittoria della ragione sulla forza. Da notare il distacco tra la sintetica espressività e i più delicati elementi decorativi quali il ritmo sinuoso del drago e i cerchietti che alludono alle squame della pelle del mostro. Si possono cogliere affinità stilistiche tra quest’opera e altri resti presenti nello stesso deambulatorio, quali il Portale dei Canonici Ebdomadari per l’analoga vigoria dell’intaglio e per il sapore classicheggiante dei motivi decorativi. Tali elementi confermano che l’autore di questo splendido esempio di scultura medioevale faceva parte di una bottega scultorea di notevole qualità, portatrice di una cultura assai evoluta e questa bottega operava proprio nella città di Aversa. 1. Deambulatorio: corridoio che si sviluppa intorno al coro e nel quale si aprono spesso cappelle disposte a raggiera. 2. Stipite: elemento architettonico verticale che limita lateralmente una porta o una finestra.
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