Si riporta di seguito l'intervento dell'architetto Giuseppe Alessandro Ciambrone - titolo: "Il Mito Flegreo per lo sviluppo sostenibile del territorio" - alla conferenza “Il Mito dei Campi Flegrei” organizzata dal Club UNESCO Napoli e patrocinata dal Comune di Napoli nell’ambito delle iniziative legate al “Maggio dei Monumenti”. L’incontro si è tenuto venerdì 11 maggio 2007 nella libreria Mondadori di via Benedetto Croce nel centro storico della città.
Buonasera a tutti, mi chiamo Alessandro Ciambrone, sono un architetto e presidente del Club UNESCO Castel Volturno e dell’associazione albergatori e ristoratori del Litorale Domitio. Come molti di voi sanno, Castel Volturno si estende sulla fascia costiera a nord di Napoli per 27 km ed è il secondo comune in italia per estensione della fascia costiera. Voglio subito ringraziare il prof. Fortunato Danise par avermi invitato a questa manifestazione ed anche per essere stato garante con la Federazione italiana Club UNESCO affinché il mio club si costituisse e venisse riconosciuto. Il territorio di Castel Volturno è stato oggetto di una ricerca che ho sviluppato negli Stati Uniti, in California, come unico vincitore in Italia della Borsa di Studi Fulbright Thomas Foglietta 2003-04, finanziata dal governo americano, per lo sviluppo economico delle aree meno industrializzate d’Italia. Ho proposto uno studio comparativo fra la fascia costiera a nord di Napoli che comprende il litorale domitio-flegreo e la fascia costiera di Los Angeles fra Venice beach e Malibu con l’obiettivo di incentivare la nostra pianificazione sul modello di quella californiana che prevede un largo processo di partecipazione pubblica nella progettazione territoriale. Sono a tutti note le spiagge pubbliche con piste pedonali e ciclabili, attrezzature sportive ed attività ludiche e commerciali che spesso ci vengono proposte nei telefilm americani, dove la tutela dell’ambiente non è vista come unico obbligo da assolvere per l’ente pubblico, ma anche per i privati che diventano parte attiva nel processo decisionale investendo in prima persona, attraverso la formula del project financing, in progetti di recupero condivisi per la città. Sviluppo sostenibile significa appunto prevedere la tutela e l’espansione urbana attraverso un insieme di strategie che tengano conto del rispetto delle prerogative ambientali del territorio e della salute pubblica dei cittadini. Nel quadro di queste iniziative il Club UNESCO Castel Volturno, membro del Comitato Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile istituito della Commissione Nazionale per l’UNESCO, in occasione del decennio per lo Sviluppo Sostenibile (2004-14), propone alle Istituzioni locali ed ai cittadini, anche attraverso continui articoli su quotidiani e periodici culturali, oltre che incontri come quello in corso, progetti orientati allo sviluppo economico e sociale, nel rispetto dei caratteri tipologici ed ambientali dei differenti contesti territoriali, come di seguito si proporrà per i Campi Flegrei in un ambito più esteso che comprende anche il Litorale Domitio e la Provincia di Caserta. Si proporrà per quest’area estesa e contigua uno sviluppo legato da un unico filo conduttore che vede nella LEGGENDA, nel MITO, il motore trainante per un territorio che può avere in questa forte caratterizzazione un motivo di rinascita urbana, viste le attuali condizioni di degrado e l’incapacità di fruire dell’inestimabile patrimonio artistico ed ambientale di cui è dotata. I CAMPI FLEGREI sono una terra antica e “dinamica” il cui paesaggio è disegnato da cinque laghi che si alternano ad insenature e promontori di rocce tufacee. La terra dove sorse la Cuma Eubea, la prima città della Magna Grecia, seguita da Baia, Puteoli, Bauli e Neapolis. CUMA, importante sito archeologico, rappresenta la più antica colonia greca in Italia: fu fondata, infatti, intorno al 730 a.C. da coloni provenienti dall’Eubea. I colonizzatori prima di approdare a Cuma soggiornarono nell’isola di Pithecusa (Ischia) e Prochyta (Procida). La nuova città sorse su insediamenti preesistenti. Tracce remotissime della presenza umana, vengono fatte risalire già al III millennio a.C. Furono ritrovati infatti, in antichissime tombe, suppellettili, stoviglie e altri numerosi reperti pertinenti al rito funebre, che secondo il parere degli studiosi farebbero parte di quegli usi tipici, dei popoli indigeni del Mediterraneo. Da ciò, quindi, sembrerebbe dimostrata l’esistenza di una civiltà preellenica, che porta Cuma nella collocazione di quei centri campani come Capua e Nola, che senza alcuna influenza esterna di altri popoli, conobbero un proprio sviluppo. La teoria più diffusa è quella secondo la quale, alla originaria popolazione mediterranea, sarebbero succeduti gli Osci, il più antico popolo della Campania, i quali occuparono l’intera regione. All’origine vulcanica ed ai cinque laghi sono legate numerose leggende. Al LAGO LUCRINO, anticamente facente parte del territorio baiano, è legata quella di Ercole, che dopo aver rubato i buoi a Gerione, onde poter meglio nasconderli a Bauli, costruì, con le proprie mani una lingua di terra, che andò a dividere il mare, delle acque del lago e che più tardi Giulio Cesare avrebbe fatto consolidare. Nelle sue molteplici trasformazioni, subite nei secoli, stando alle affermazioni del Frenkel, il lago era ritenuto l’antica Palude Stigia che Virgilio legò al mito di Enea, ed Omero al mito dell’invulnerabilità di Achille. Qui, nel porto Giulio, il mito vuole che Ulisse condusse le proprie navi. Il lago fu trasformato dal celebre imprenditore romano Sergio Orata, in attrezzato vivaio di mitili e pesci, attività questa che gli fruttò un’autentica fortuna. Da latino lucrum si fa risalire il nome Lucrino. Passiamo dal lago Lucrino al LAGO D’AVERNO attraverso la Grotta della Sibilla. La cripta, sulle sponde dell’Averno, è in realtà un passaggio militare scavato nel tufo e realizzato per facilitare i collegamenti fra i due laghi durante la realizzazione del porto Giulio. L’improvvisa eruzione del Monte Nuovo nel 1538 stravolse l’intera orografia flegrea e di conseguenza anche i confini del lago. La prima profonda modifica fu operata da Agrippa, che nel 38/36 a. C., per esigenze militari, diede avvio alla costruzione del Portus Julius. Considerato fin dall’antichità sede dei Giganti, fu indicato con la dimora degli Inferi e del popolo dei Cimmerii, abitante delle caverne, che fuggivano la luce del sole. Furono i Greci a voler riconoscere in questo luogo le descrizioni omeriche legate agli episodi di Odisseo. Si riteneva inoltre che il lago non avesse fondo. Anche le sue acque, e quelle dolci delle sorgenti limitrofe, erano considerate imbevibili perché collegate con l’infernale fiume Stige. Ma la vera particolarità del lago era la presenza di un oracolo, presieduto da Persofene, cui i pellegrini si rivolgevano dopo aver effettuato sacrifici di sangue. C’è poi il lago FUSARO, il cui comprensorio fu valorizzato ed abbellito da Vanvitelli padre, progettista delle opere, connesse alla costruzione degli edifici e fabbricati, necessari alla piscicoltura e mitilicoltura. La laguna salmastra del Fusaro, conosciuta fin dal III sec. A. C., grazie alla presenza di sorgenti d’acqua dolce, per decenni ha potuto proporre al mondo, ostriche di qualità superiore. Agli inizi del nostro secolo, il lago Fusaro e le strutture annesse: la Real Casina, la cosiddetta Ostrichina, il Gran Restaurant, i Padiglioni e il verde Parco, facevano parte di un’unica azienda capace di fornire pane e lavoro a centinaia di persone. Attualmente, dopo un lungo periodo di stasi, sono riprese nel lago sia la piscicoltura che la coltivazione delle famose cozze del Fusaro. L’inizio di tali attività va fatto risalire alla seconda metà del XVIII sec., con Ferdinando IV di Borbone, che inizia lo sfruttamento dello specchio lacustre con la coltivazione delle cozze prima e delle ostriche poi. Per volere suo e della sua seconda moglie, la duchessa di Florida, alla morte degli architetti Luigi Vanvitelli nel 1773 e Ferdinando Fuga nel 1780, fu dato mandato, nel 1782, all’architetto Carlo Vanvitelli di costruire su una preesistente isoletta, una casina per la caccia e la pesca: la Real Casina del Fusaro. All’età di 42 anni, Carlo Vanvitelli fu chiamato a realizzare le sue due maggiori opere, ossia l’intervento al Fusaro e il Giardino Inglese di Caserta. Entrambe opere sono fantastiche e fiabesche tanto è che la casina vanvitelliana diventa la dimora di Gina Lolobrigida, la fatina di Pinocchio, nell’opera di Luigi Comencini. MISENO, con il suo lago, detto anche “maremorto”, prese nome, secondo Virgilio, dal trombettiere di Enea. La leggenda lo vuole scudiero di Ettore, durante la guerra di Troja e perfino compagno di Ulisse. Sebbene il portus Julius funzionasse discretamente, l’infossamento dei fondali dovuti al bradisismo, a metà degli anni trenta prima di Cristo, convinse Cesare Ottaviano Agrippa a potenziare l’impianto portuale di Miseno, istallato dai Cumani, e ad utilizzarlo per le esigenze operative della flotta contro l’armata navale di Antonio e Cleopatra sbaragliata e disfatta nelle acque costiere di Azio, il 31 a.C. Questa battaglia è famosa soprattutto perché segna virtualmente la nascita dell’Impero Romano e l’ascesa di Augusto alla massima carica dello Stato. Miseno e Ravenna furono non solo le basi delle due sole flotte di calibro universale, ma costituirono la macchina stessa della marina militare sul piano bellico e amministrativo. Entrambe furono pregiate del titolo di “Praetoria”, cioè imperiali da parte dell’imperatore Domiziano. L’antica Bauli (BACOLI) prende il suo nome da Boaulia, stalla di buoi, secondo l’antica e mitica leggenda che vedeva Ercole sottrarre i buoi a Gerione e condurli in quella località. Ad Ercole Bacoli resta legata e sembra proprio in prossimità della chiesa di S.Anna, sorgesse un tempio dedicato al mitico eroe figlio del re degli dèi. Collocata a Miseno, presso la sommità di una collinetta, la Piscina Mirabilis, e’ il più grandioso serbatoio o cisterna romana di acqua potabile mai conosciuto., interamente scavata nel tufo. Dall’esterno non si immagina di stare per accedere in un ambiente così maestoso e suggestivo: una sorta di “cattedrale sotterranea”, alta 15 metri (come un palazzo di cinque piani), lunga 72 e larga 25, ricoperta da una volta a botte sostenuta da 48 enormi pilastri cruciformi, a formare cinque lunghe navate. Questa enorme piscina dalla capacità di 12.000 metri cubi costitutiva il serbatoio terminale o, se vogliamo, il capolinea del grandioso acquedotto augusteo che, dalle sorgenti di Serino (AV), situate ad una quota di 330 metri e con tragitto di 100 chilometri, portava l’acqua a Napoli e nei Campi Flegrei, fino alla quota di otto metri della Piscina (ora a quota 2, causa bradisismi). Questo immenso serbatoio aveva il compito specifico di approvvigionare di acqua la più importante flotta dell’Impero Romano. Tutta la costruzione risale al periodo augusteo. La vicina struttura delle “Cento Camerelle” o “Carceri di Nerone”, termini con cui le strutture sono tramandate dalla tradizione, in realtà costituiscono un articolato impianto idrico appartenente alla villa di età repubblicana di Ortensio Ortalo, sicuramente tra le più sontuose di Baia, dove si trova, davanti al porto, LA CITTA’ SOMMERSA…fabbriche, botteghe di artisti e di artigiani, statue maestose di marmo pregiato, o busti di bronzo delicato, moli del portus Julius, fonti termali ancora attive sott’acqua, tronchi di colonne, ricamati capitelli, fistole, vasi, anfore, monete, monili…..tutto è come un sogno di un’Atlantide non leggendaria, ma in pietra e in marmo a pochi metri, che attende un’impossibile resurrezione come l’araba fenice, magari dalla bacchetta di un miliardario americano o dall’iniziativa dei paesi dell’Unesco, che si mossero per salvare i templi d’Egitto ad Abu Simbel. Forse basterebbe sbarrare con una diga solo uno spicchio della Baia sommersa, magari nell’arco antistante punta Epitaffio….è certo però che la Baia che sta sott’acqua, se per miracolo potesse riaffiorare come Venere che la proteggeva, veramente rappresenterebbe lo spettacolo più straordinario che si possa immaginare: un evento archeologico unico nella storia, superiore alla scoperta di Pompei stessa. Ed è quanto dire… Miseno, Baia, Bacoli oltre la grande Puteoli, costituiscono parte del patrimonio più fascinoso del mondo: la sommersa città dei Campi Flegrei, capitale dell’archeologia subacquea. Al Mito è anche legata MONTE DI PROCIDA. Sulle sue spiagge discese il leggendario Enea con la sua ciurma. Il gemellaggio tra la città di Itaca e Monte di Procida ha segnato un altro magic moment nella storia della cittadina flegrea. Era destino che le due comunità, che vantano forse la più antica e la più nuova tradizione marinara del Mediterraneo, s’incontrassero sulla rotta dell’impareggiabile Ulisse, l’emblema stesso del coraggio e dell’intelligenza. Al limite fra Pozzuoli e Baia è la Punta dell’Epitaffio, che prende nome tra l’estroso e il letterario dall’epitaffio scomparso, che il viceré don Pedro d’Aragona volle fosse apposto nei pressi delle stufe di Nerone per vantare nel marmo le virtù terapeutiche di questi “sudatori naturali” ai piedi della linea curva delle dolci colline che si diramano da qui al Castello di Baia. Non lontano è l’Arco Felice Vecchio, ricavato nel taglio del Monte Grillo, onde poter permettere l’accesso più rapido alla città di Cuma attraverso la Domitiana. La leggenda vuole che chi passando sotto l’arco, baci la propria amata, sarà felice per tutta la vita. Al Mito sono legate anche altre località dei Campi Flegrei come Nisida, Agnano e Bagnoli. Per NISIDA esiste un’appassionante leggenda, secondo la quale, l’isolotto era una splendida fanciulla, corteggiata asfissiantemente da Posillipo, il quale, figlio di una divinità, era già stato promesso in sposo. In un momento di esaltazione dell’incoronabile sentimento, Posillipo tentò di rapire Nisida, che per sfuggirgli si tuffò in mare. Entrambi furono colpiti dalle ire divine e trasformati in scogli, lui per aver disubbidito alle soprannaturali volontà, lei per aver respinto l’amore di un figlio degli dèi. Divenne famosa nell’antichità, per le cene ivi celebratesi, nella villa di Lucullo. Nel ‘600, forse più che nel passato, divenne luogo di misteriosi convegni ed illecite attività. AGNANO ereditò il suo nome, secondo la testimonianza dello Scherillo da Anauni, cioè serpente. Si narra infatti, che l’intera località era ricca di rettili, che specialmente nel periodo estivo, scendevano fino al lago per dissetarsi, formando a volte vere e proprie matasse animate. Successivamente divenne famosa per le sue settantacinque sorgenti termali, oltre che per i fanghi e le pratiche di stregoneria. BAGNOLI ereditò il suo nome da Balneolis (piccoli bagni) e quindi la caratteristica di questo luogo è da ritenere proprio quest’ultima, ed è stata tale fino alla fine dell’800 inizi ‘900, quando cioè inopportune ed errate scelte (l’ILVA, poi ITALSIDER) ne hanno alterato l’aspetto rendendola, da ridente località turistica, a oppresso e soffocante quartiere-ghetto. Purtroppo scelte sbagliate e cattivi orientamenti politici ed amministrativi stanno deturpando dei luoghi che per valori naturalistici ed interventi antropici hanno reso grande il nostro passato e la nostra storia. Affinché non si perdano i valori culturali e della memoria che poi hanno consentito alla cultura ed allo stile italiano di primeggiare nel mondo, bisogna operare delle scelte strategiche. A mio avviso bisogna proporre un “mercato Culturale di nicchia” intorno ai Campi Flegrei che coinvolga anche il confinante Litorale Domitio e che può trovare nella attigua Provincia di Caserta, anch’essa ricca di testimonianze artistiche ed architettoniche del passato ancora da scoprire, un’area da lanciare e promuovere come DISTRETTO CULTURALE, legata al MITO ed alla LEGGENDA. Il Litorale Domitio, con le sue numerose strutture di natura ricettiva e turistica, potrebbe ospitare i bus di turisti che poi, con piccole navette, potrebbero muoversi nella provincia di Caserta e di Napoli alla scoperta dei tanti capolavori del passato sopra descritti, come le Terme di Baia, la città sommersa, i laghi, oltre agli scavi di Litaernum, alla torre Saracena del Lago Patria, al centro storico di Castel Volturno, ad i siti UNESCO della provincia di Caserta che, oltre lo Reggia, annoverano le seterie borboniche di San Leucio con il Belvedere e l’acquedotto carolingio del Vanvitelli della valle di Maddaloni, ed ancora, il teatro di Santa Maria Capua Vetere, il museo di Capua, il centro storico di Sessa Aurunca. Le bellissime opere e l’enorme patrimonio naturalistico descritto solo in parte, costituiscono un PATRIMONIO MONDIALE ancora da scoprire che se pubblicizzato attraverso un unico comune DISTRETTO CULTURALE TEMATICO che a mio avviso deve essere per l’appunto quello legato al MITO ed alla LEGGENDA, può contribuire a dare nuova linfa al recupero territoriale. Bisogna incentivare le attività culturali ed artigianali che troverebbero riscontro in una maggiore affluenza del flusso turistico che però, come ho accennato sopra, deve essere filtrato e non può soffocare il territorio. Questo vuol dire che l’incremento turistico deve essere tenuto sotto controllo perché una massiccia presenza di visitatori potrebbe addirittura essere controproduttiva per il territorio con un aumento del traffico ed anche per la produzione dei rifiuti. Programmare il soggiorno dei turisti sul litorale Domitio per poi organizzare escursioni mirate nei Campi Flegrei e nella Provincia di Caserta può contribuire allo sviluppo economico, integrato e sostenibile per le tre aree. Le attrezzature ricettive del Litorale Domitio, per l’ottimo rapporto qualità/prezzo ed anche per l’enorme numero di posti letto disponibili, oltre ai numerosi lidi turistici ed alle attività di svago, rappresentano un supporto ottimo per l’area flegrea e per la provincia casertana più ricche di patrimonio artistico e storico da visitare. In questo processo di pianificazione è importantissimo che anche gli imprenditori privati siano coinvolti con un atteggiamento di grande rispetto per il territorio e per l’ambiente, e che operino delle scelte mirate allo sviluppo delle attività commerciali per la creazione di nuovi posti di lavoro. Infine una campagna pubblicitaria che scavalchi i confini comunali e provinciali e che tenga in considerazione un’area più estesa può usufruire di più fondi anche per la partecipazione alle fiere turistiche internazionali che sono lo strumento attraverso il quale è più facile diffondere e lanciare un territorio che deve ritrovare nelle proprie radici e nella propria cultura un futuro che può essere più ricco e vitale del glorioso passato.
Bibliografia
Paolo Caputo e Maria Rosaria Pugliese “La via delle Terme”
Gianni Picone “Da Posillipo a Cuma”
Gianni Race “Bacoli Baia Cuma Misero: Storia e mito”
Ciro Amoroso