Credo che le cose dette nel confronto interreligioso svoltosi recentemente presso palazzo Parente non sono scivolate addosso ai partecipanti realmente interessati. Poco è stato detto intorno a quest’evento. Orbene, senza timori riverenziali dirò quello che ho pensato.
Mi ha sorpreso, anzitutto, l’assenza della chiesa aversana. Sbaglio, o l’autore del libro è un prete? Sbaglio, o l’autore del libro è un cattolico? Sbaglio, o la chiesa cattolica era una delle componenti del confronto? E, allora, parroci, associazioni, credenti, gerarchie dove eravate? Io non credo, quindi i confronti interreligiosi mi interessano solo sotto il profilo politico. Da anni ho smesso di illudermi che dopo la morte ci sia altro. Ritengo, difatti, che dobbiamo accettare ciò che conosciamo e vediamo e lasciar stare gli astrusi concetti di “incontro” basanti su un “sentire” fortunato che è tutto soggettivo e per nulla oggettivo. Ma comprendo che la morte fa paura e “scuso” i credenti che attraverso Dio affrontano (o dovrebbero affrontare) meno paurosamente il momento conclusivo della vita. Mi ha colpito una cosa, però, di quanto detto da Gennaro Matino. Il richiamo, cioè, alla Chiesa della Carità. Ecco come dovrebbe essere la Chiesa! Ecco la Chiesa che vorremmo vedere! Non residenze di lusso, formalismi inutili, ricchezze, ma povertà francescana e dedizione agli altri. La Chiesa di Madre Teresa è la vera Chiesa. La Chiesa dell’America Latina. Dei Vescovi impegnati in prima linea contro la povertà, l'ignoranza e lo sfruttamento dei ricchi. Dei missionari. Poche parole, molti fatti. Silenzio operoso. Meno interventi in politica. Meno anatemi su omosessuali e coppie di fatto. Più carità, più solidarietà, più vicinanza alla realtà. Recentemente ho letto sui giornali di coraggiose posizioni assunte dal cardinale Sepe. Mi sembrano coerenti con il Vangelo e da approvare. Zone come le nostre richiedono non il sonno delle formule, ma l’operatività dei fatti e della coerenza.