Le allergie alimentari presentano una prevalenza del 3-4% negli adulti e del 6% in età pediatrica, sono maggiormente frequenti in età infantile e di solito tendono a scomparire con il passare degli anni, ma possono anche manifestarsi per la prima volta in età adulta.
La loro prevalenza sembra inoltre dipendere dalle abitudini alimentari individuali (consumo eccessivo o prolungato o esclusivo dell'alimento in causa) e dalle abitudini alimentari tipiche dei diversi paesi. In genere, gli alimenti che determinano con maggior frequenza manifestazioni cliniche di allergia alimentare sono: uova, latte, cioccolato, pesce, crostacei, arachidi, nocciole, soia, frumento, seguiti poi da vegetali e frutta come mela, noce, sedano, pomodoro, banana, kiwi, pesca, carota, pera, fragole ed inoltre alimenti che vengono trattati con coloranti conservanti ed antiossidanti (E220,E221, E222, E223, E224, E225, E226, E227).
Le manifestazioni cliniche possono interessare diversi organi ed apparati. Gastroenterico: sindrome orale allergica (prurito oro-faringeo con papule o vescicole ed edema labiale), nausea, vomito, dolori addominali crampiformi, diarrea. Cute: orticaria, angioedema al volto, dermatite atopica, prurito. Respiratorio: rinite, asma bronchiale, edema laringeo. Cardiovascolare:shock anafilattico, Neurologico: cefalea, convulsioni. La conoscenza dei componenti dell'alimentazione più frequentemente in causa costituisce il presupposto teorico essenziale per un corretto iter diagnostico-terapeutico delle reazioni avverse al cibo. La terapia consiste in una appropriata eliminazione dalla dieta degli alimenti responsabili (dieta restrittiva o ipoallergenica per 2-5 settimane); essa di solito comporta una regressione delle manifestazioni cliniche, sebbene un rapido controllo della sintomatologia acuta richieda spesso il ricorso alla terapia farmacologica attraverso l'uso dei farmaci della classe degli antistaminici.
Dottor Pasquale Persico