E’ passata. E’ appena finita la quarantena. Per le strade si respirano le emozioni unite alle voci di tanti che negli ultimi giorni sono dovuti rimanere più o meno chiusi in casa, le voci di chi non ne poteva più, le voci di chi da questa quarantena ha perso tanto, le voci che sono gioia come quando si ritorna dopo tanto tempo nel solito posto del cuore, magari quello dell’infanzia che sia di mare o di montagna. Di emozioni da raccontare relativamente a questo periodo ce ne sarebbero tante quante infinite sono le sfumature dell’animo umano, da chi ha perso molto, sia fisicamente che economicamente a chi forse ha guadagnato qualcosa.
Per volontà di raccogliere qualcosa di positivo mi soffermerei sulle piccole pillole di bontà e bellezza che ci ha dato questo tempo che è stato come sospeso e dilatato. Difatti è quasi innegabile che durante questo tempo lockdown sono bastati pochissimi giorni, per apprezzare il riaffiorare di una natura che sembrava ormai scomparsa. Tralasciando i ritorni faunistici inattesi, o la limpidezza delle acque in alcune zone del Paese, sono bastati pochi giorni per poter riassaporare soprattutto la freschezza di un’aria libera dalla pesantezza dello smog che troppo spesso ostacola la vista anche a poche centinaia di metri, immergendo tutto in una nuvola lattiginosa e appiccicosa. Pochi attimi sono bastati per poter apprezzare il silenzio, solo talvolta interrotto dal suono di una sirena delle autoambulanze. E allora ripartiamo dalla speranza! Con possibilità di ripartire da questa Fase-2 senza perdere quanto di buono ci è stato ritornato, di questi nuovi ma vecchi sapori, si, perché parliamo di quella che dovrebbe essere la normalità, tutelata dal diritto costituzionale! Che sia davvero un nuovo inizio spetta solo a noi volerlo. E allora ripensiamo insieme la nostra nuova vita. Ripensiamo ai risvolti positivi generati dallo smart working siano essi economici, con il risparmio di denaro e tempo per spostarsi verso e dai luoghi di lavoro, siano essi sociali con la possibilità di dedicare più tempo alla vita privata, siano essi connessi ai già citati aspetti ambientali.
Ancora prima di proferire i noti (e poco ascoltati) “buoni propositi” per un uso moderato delle automobili, incentivando il trasporto pubblico, l’uso delle biciclette o gli spostamenti a piedi è opportuno ripensare ad una nuova forma di mondo, ad una nuova economia, ad una nuova società che abbia cura dell’uomo e del luogo in cui vive, in tutto e per tutto. Con coscienza. Guardiamo avanti e teniamoci dentro la meraviglia che ci ha dato questa nuova normalità. Non bisognerebbe perderla, non bisognerebbe cedere all’ignavia e all’insolenza. Che sia la volta buona, quella che ci restituisca la nostra coscienza, che non sia definita solo ambientale, poiché coscienza è sufficiente. E di per sé totalizzante.