I santi
appartengono alla Religione. Il festeggiamento dell’onomastico e’, quindi, una
consuetudine che, per logica e coerenza, dovrebbe appartenere solo alla sfera
della Religione e tradursi in termini di festeggiamento del Santo. Volendo
essere ancora piu’ esatti il festeggiamento del Santo dovrebbe consistere in un
momento di spiritualita’ o interiorita’ volto a rammentare al portatore del
nome le gesta eroiche del Fortunato di cui porta il nome e fare il punto della
situazione circa la coerenza dell’agire quotidiano a quelle gesta. Nel momento
in discorso possono essere incluse ed anzi ben vengano anche preghiere,
ringraziamenti, alleluia, canti di giubilo e quant’altro rivolto, con
devozione, al Fortunato di cui portiamo il nome. Sin qui la teoria. La pratica,
invece, risulta essere tutt’altro.
Discrepanza,
quindi, tra teoria e pratica in tema di onomastico. Senonche’ una approfondita
analisi dei comportamenti dei cristiani rivela ictu oculi che la discrepanza teoria-pratica e’ generale. Investe,
difatti, un po tutti i piu’ importanti “momenti” della vita del cristiano come anche
Natale o Pasqua, ad esempio. Da anni tutti voi vi sarete accorti che i momenti
in discorso si traducono, di regola, in magnate, scambi di regali, vacanze in
localita’ esotiche, goliardia, divertimento, abbigliamento firmato e
quant’altro. Si traducono, cioe’, in fatti di puro materialismo. Ed il materialismo
e’ l’opposto di cio’ che il presunto Gesu’ Cristo avrebbe insegnato al popolo,
alla gente. Che si legge nel Vangelo. Ed allora? Un po di coerenza non ci
starebbe male nella Chiesa cattolica e potrebbe essere rammentata (e non solo) di
tanto in tanto dalle gerarchie. La poverta’, il distacco dai beni terreni, la
tensione verso altro di spirituale e superiore, il combattimento
dell’ingiustizia e dei soprusi dovrebbero tornare ad essere predicati in modo
forte e deciso e con l’intento di applicazione nella realta’ di ogni giorno da
parte dei fedeli. Io medio tempore continuo a non festeggiare il Santo. In
primo luogo, perche’ non credo. E, poi, perche’ non credo nei Santi. Come puo’,
difatti, un uomo come me sentenziare che un altro uomo come me e’ Santo?