Nel 1983 una causa di beatificazione di una monaca cappuccina
delle Trentatrè si interrompe. È lo stadio per la successiva beatificazione.
Tutto è stato fatto con accurata perizia ma tutto resta sospeso a quella data. Nel
2013, attraverso un percorso singolare – un dipinto, realizzato dal maestro
Lavinio Sceral, su San Michele, per la parrocchia in cui è sepolta la
cappuccina – la causa viene riaperta e oggi, aprile 2015, a Casale di Principe,
centro in provincia di Caserta, c’è un grande fermento ed una grande gioia.
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Sì, perché oggi, dopo tanti anni, in quella terra che era parte
della Campania felix, oggi, purtroppo, nota come ‘terra dei fuochi’, si
parla di una donna, tenera e forte, suor Maria Raffaella Coppola, morta nel
1922 che ha offerto la sua sofferenza per la conversione dei peccatori.
Suor Maria Raffaella è una monaca Cappuccina, secondo l’ordine
claustrale di Santa Chiara, nel Monastero di Santa Maria in Gerusalemme, detto
dal popolo: delle Trentarè, Monastero voluto, fondato e guidato da un’altra
donna forte del ‘500, la Venerabile Maria Lorenza Longo, – fondatrice anche
dell’ospedale degli Incurabili, a Napoli -, comunità di preghiera ora sotto la
guida di Madre Rosa Luppoli, ben nota non solo per la sua fervente attività ma
anche per l’acuta risposta data alla Litizzetto dopo la visita del Papa a
Napoli del 21 marzo.
Suor Maria Raffaella decide di entrare in convento ancora
minorenne.
Siamo a Casale di Principe a fine ‘800; la famiglia, benestante,
ha altri progetti su quella fanciulla pia e docile ma, insieme, con una
consapevolezza di sé notevole.
Passeranno sette anni e, vincendo tutti i tentativi della
famiglia, la giovane donna entrerà in convento. Si ammalerà, inspiegabilmente,
di tisi e si offrirà per la salvezza dei peccatori. Morirà a 39 anni,
completamente sfiancata ma sempre sorridente. È il 4 ottobre del 1922.
Da allora la sua fama di santità è ininterrotta e questa fama
bussa per la riapertura del processo di canonizzazione.
La popolazione di Casale segue con entusiasmo quanto sta
accadendo, perché in questa terra martoriata, abbandonata dagli uomini delle
Istituzioni come tutto il nostro Sud, abbandono che ha reso possibile tutto
quanto è agli onori delle cronache in questi ultimi mesi, un segno chiaro si è
levato e quanto accadrà, di bello di buono e di vero, sarà per sempre. Non
frutto del caso, non un episodio: per sempre perché gli uomini passano ma
l’Amore non muore e non tradisce, apre al futuro, un futuro che sarà certamente
felix per gli abitanti di Casal di Principe.