Eduard Hanslik, (1825-1904) autorevole ed indiscusso critico musicale e musicologo austriaco, sostenne che nell’opera di Cimarosa “c’era qualcosa di più alto e decisivo che la tecnica“. Le distrazioni, o ignoranze prolungate, non mancano nella storia della musica; penso a Bach, trascurato dopo la sua morte, all’impegno ed al successo di Mendelssohn nel proporlo dopo 100 anni e… penso e confermo: non è mai troppo tardi. Cimarosa ha in questi ultimi tempi recuperato un po’ di credito nell’immaginario collettivo; potrebbe essere un momento buono per prestare orecchio al suo talento ed inorgoglirsi di aver avuto fra gli italiani illustri un aversano noto nel mondo. La musicoterapia, in espansione verso la new-age, propone per i suoi pazienti, musica del ‘600, il barocco di J.S. Bach e del ‘700, il classicismo di Mozart, Haydn, Cimarosa. Quindi le sonate di Cimarosa sono proposte rilassanti, terapeutiche… che non si possono rifiutare. Ultima considerazione; volendo ispirarsi alla città di Salisburgo, altrettanto ingrata e forse di più verso Mozart, ora ghiotta consumatrice e venditrice di cioccolatini penduli, perché non proporre dopo le “palle ” di Mozart la parte “là dove non batte il sol“ e cioè le “natiche” (meglio se in dialetto… ‘e pacche) di un adiposo e naticuto Cimarosa con una composizione questa volta non musicale ma benaugurante, di due belle mozzarelle vicine… due prodotti nostrani ed appetitosi?… Pensate anche all’asprinio?… Fermiamoci qui. * Articolo già pubblicato su il nuovo L’Eco di Aversa cartaceo