Tradurre in immagini teatrali un testo scritto talvolta può diventare un interessante veicolo di crescita umana e sociale. È questa l’esperienza che gli alunni della Scuola media statale “G. Parente” di Aversa hanno maturato, lavorando per circa un mese sul libro “I ragazzi della terra di nessuno“, e che hanno poi manifestato al suo autore, Gianni Solino.
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L’incontro con lo scrittore, preparato dagli stessi alunni con l’aiuto dei loro docenti, si è tenuto nella sala teatro della scuola il 17 febbraio scorso, ed è stato promosso dall’associazione culturale Accademia Italiana Domenico Cimarosa nella persona del prof. Enzo Maiorca, docente di scienze matematiche nella medesima scuola.
“I ragazzi della terra di nessuno” si articola in dodici storie brevi, vere e solo in qualche tratto un po’ ritoccate, ambientate nel quadrilatero Frignano-Villa di Briano-Casal di Principe-Aversa, territorio casertano tristemente famoso perché a lungo scenario di guerre intestine tra clan camorristici rivali. Qui, mentre
Il filo rosso che collega i vari episodi del libro non è però
Un riscatto che può arrivare all’improvviso, anche nelle esistenze più strambe e precarie. Come succede nella vita di Luciano, il protagonista dell’ultimo, toccante episodio del testo, che cambia esistenza per amore di Rita.
Ma non solo l’amore spinge a modificare rotta. Talvolta è l’aver assistito all’omicidio di un parente, di un amico caro, che veicola
«Anche nella mia vita – ha confidato ai ragazzi Gianni Solino durante il dibattito che ha animato l’incontro – c’è stato un episodio per me scatenante,
E ai ragazzi che gli hanno domandato come
Ma l’inganno di questa chimera che è
«Mi raccomando a non voler fare a tutti i costi gli eroi – precisa però Solino -. Nemmeno don Peppe Diana voleva essere un eroe, ma lo è diventato suo malgrado».
Chiacchierando con l’autore è emerso, poi, che
Nella riscrittura del titolo, infatti, sono evidenti le tracce di un ripensamento non trascurabile. «Quando ancora lo stavo scrivendo – ha spiegato infatti Gianni Solino – avevo deciso che il libro si sarebbe intitolato “Racconti della terra di nessuno”. Poi con l’editore abbiamo cambiato il titolo perché era più efficace nella seconda maniera, insistendo sul termine “ragazzi” è non più su “racconti”. Perché i ragazzi della terra di nessuno siete voi, siamo tutti noi».
Perfettamente in linea con quanto detto dall’autore sono state le rappresentazioni drammatizzate di alcune delle storie narrate da Solino: Diego non si trova, Il fratello di Antonietta,
La scuola è per sua definizione un laboratorio di esperimenti, una fucina di idee nuove e perciò stesso deve poter dare ai ragazzi il luogo per costruire percorsi alternativi. Come hanno fatto i ragazzi della “Parente” rileggendo con occhi nuovi un bel libro.
Perché è vero che, come ha detto Solino,«