Nell’angolo delle letture trovano posto brani scelti da grandi classici o da best-seller del momento, liriche, proverbi, massime, di scrittori, poeti, filosofi, grandi pensatori. Le citazioni cercano di avere un senso conchiuso, oppure essere emblematiche dello stile o dell’ispirazione dell’autore prescelto. Esse vogliono essere tentatrici, stimolando il lettore interessato ad approfondire la lettura proposta.
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Sempre e dovunque marito e moglie devono evitare di avere degli screzi, ma soprattutto se ne devono ben guardare quando dormono e riposano insieme. Una donna che affrontava con pena i dolori del parto disse una volta a quelli che la adagiavano sul letto: “come potrebbe il letto guarire quei mali che proprio sul letto ho contratto?” Ma non è così: le dispute, le offese e le ire che il letto genera né in altro luogo né in altra circostanza possono più facilmente essere superate.
Plutarco (45? – 120?): Consigli agli sposi (trad. M. Lentano)
La rana e il bove.
Grande non più d’un ovo di gallina
vedendo il bove e bello e grasso e grosso,
una rana si gonfia a più non posso
per non esser del bove più piccina.
– Guardami adesso, – esclama in aria tronfia, – son ben grossa? – Non basta, o vecchia amica –
E la rana si gonfia e gonfia e gonfia
infin che scoppia come una vescica.
Borghesi, ch’è più il fumo che l’arrosto,
signori ambiziosi e senza testa,
o gente a cui ripugna stare a posto,
quante sono le rane come questa!
Jean de La Fontaine (1621 – 1695): Favole (1678) (trad. E. De Marchi)
In tutti i paesi ho veduto gli uomini sempre di tre sorta: i pochi che comandano; l’universali-tà che serve; e i molti che brigano. Noi non possiam comandare, nè forse siam tanto scaltri; noi non siam ciechi, nè vogliamo ubbidire; noi non ci degniamo di brigare. E il meglio è vivere come que’ cani senza padrone a’ quali non toccano nè tozzi nè percosse.
Ugo Foscolo (1778 – 1827): Ultime lettere di Jacopo Ortis (1798)
Finché abbiamo dei ricordi,
il passato dura.
Finché abbiamo delle speranze,
il futuro ci attende.
Finché abbiamo degli amici,
il presente vale la pena di essere vissuto.
Antico proverbio cinese
CYRANO: Vedi, Le Bret… io sto per salire verso la luna e, questa volta, non ho bisogno di nessuna macchina per volare. Me ne vado, così. (Come dettando un epitaffio, cercando faticosamente le parole).
“Fu poeta, fu fisico.
Spada senza l’eguale.
Musicista, filosofo,
viaggiatore spaziale.
Purtroppo per procura,
amatore eccellente.
Così passo Cyrano
che fu tutto… e fu niente”.
Scusatemi, debbo andare… vedete… il raggio di luna viene a prendermi. Ma non così… non seduto… (Si alza a fatica. Respinge con un gesto gli amici che vogliono sostenerlo) Non mi sostene-te… Nessuno… solo l’albero… (Si addossa all’albero. C’è un grande silenzio. Egli vede qualcuno che gli altri non vedono) Sta venendo. Mi sento già i piedi di marmo, le mani di piombo. Ma, visto che non si può far niente per arrestarla, l’aspetterò in piedi… (Si sfila lentamente la spada) …con la spada in mano. Eccola… e tu osi guardare il mio naso… tu, brutta senza naso…(Si mette in guardia) Come… è inutile? Lo so… Ma noi non ci battiamo sempre con la speranza di vincere.
Riccardo Pazzaglia (1926 – 2006): Cyrano (1979)
Il libro – sia esso romanzo saggio o poesia – deve coinvolgere al massimo l’intelligenza e la sensibilità del lettore. Quando in un libro, di poesia o di prosa, una frase, una parola, ti riporta ad altre immagini, ad altri ricordi, provocando circuiti fantastici, allora, solo allora, risplende il valore di un testo. Al pari di un quadro scultura o monumento quel testo ti arricchisce non solo nell’immediato, ma ti muta nell’essenza.
Giulio Einaudi (1912 – 1999): Frammenti di memoria (1988)
“Non guardarmi come se ti avessero condannata a morte, bambina. Prima risolvi questa questione meglio sarà per tutti.”
La guardò con pietà ed irritazione cariche di impazienza.
Anastasia balbettò: “Vuoi proprio liberarti di me, vero?”
“Oh, su, basta.” … … …
“Oh, nonna, nonna, sono l’unica persona che ti resta. Io non voglio andarmene.”
“Lasciamo perdere, Anastasia.”
Anastasia si sorprese a guardare la porta chiusa. Le sue mani si stringevano in una presa salda, sconsolata, ed erano diventate grandi.
“Vergognati!” gridò forte. “Oh, vergognati!”
Maeve Brennan (Dublino 1917 – 1993): La visitatrice (2000)