Quattro chiacchiere in treno..intercity Aversa-Roma, la mia abituale trasferta: incontro per caso un collega dell’Università, oggi residente a Roma. Che bello incontrarsi dopo tanti anni, i nostri studi, le comuni esperienze di formazione, la scuola ieri ed oggi, meglio tralasciare i paragoni!
Domanda inevitabile:” Ora di che ti occupi?” Risposta composita, quasi scontata per me, ma da lui sorprendentemente molto ascoltata.
Gli racconto dell’esperienza del giornale, de “L’Eco di Aversa” e delle molteplici iniziative realizzate a Palazzo Parente in collaborazione con la Nato, con il Cira, con l’Unicef, con il Conservatorio di Madrid, con gli artisti di fama internazionale che ci onorano delle loro mostre, delle celebrazioni in memoria di G. Parente, primo sindaco della città.
E poi..e poi..del ripensamento della redazione del giornale, che ha vissuto una lunga pausa di riflessione per interrogarsi sulla validità e sull’utilità di perseguire con passione ed in totale autonomia (di pensiero e di finanziamento) il progetto d’un’Aversa diversa.
Già, solo gli sciocchi hanno assolute certezze e non si mettono in discussione, ma ormai è tempo di decidere. Buttare alle ortiche quattro anni di lavoro e di condivisione, gettare la spugna di fronte all’indifferenza di tanti che non dichiarano apertamente il disappunto né le critiche, ma preferiscono vilmente far finta di ignorare? O meglio non deludere le aspettative di chi ci legge, dei tanti che affollano le sale di Palazzo Parente ed ogni volta sono contenti di ritornarci? Bene, che si fa?
Con gli amici che hanno condiviso il sogno progettuale di contribuire personalmente al bene della città, non è forse meglio tentare un’altra via, senza venir meno al coerente proposito di sostenere lo sviluppo culturale di Aversa, di aprire orizzonti di conoscenza e di sapere multiforme, di testimoniare ai giovani che l’impegno civico non è un’utopia né un discorso di circostanza, ma l’abito naturale di chi sente di essere parte attiva di una comunità?
Le frequenti riunioni di redazione sono servite a far maturare altri propositi, le idee prendono corpo, adesso il tutto si traduce in un nuovo giornale, on line e cartaceo, che racconterà di una città che deve tutto alla sua storia, delle numerose iniziative realizzate dall’Amministrazione comunale e delle altre promosse dalle varie associazioni che, ciascuna nel proprio ambito, si impegnano nei progetti culturali. Cambia l’impostazione grafica, la comunicazione diventa meno formale e più vivace.
E’ come uscire dalle sabbie mobili, piano piano si torna in superficie per accettare la sfida e riproporre il nostro entusiasmo e la nostra vitalità. “Pensi sia giusto così? “-chiedo al mio interlocutore, compagno di viaggio. “Diamine- mi risponde- mai arrendersi e poi, cui prodest l’ignoranza?” Mi assicura il suo sostegno morale ed anche la sua collaborazione, mi convince.
Sì, ma noi redattori nel frattempo ci siamo persuasi che all’Eco non si addicono le sabbie mobili!
Stazione Termini, siamo a Roma e non ce siamo accorti…