Sin dal passato russi e ucraini sono stati popoli amici, persino imparentati, ma, si sa, parenti serpenti! Per quanto se ne dica è però evidente che russi ed ucraini si odiano, e questo ha dei motivi:
tra il 1932 e il 1933 centinaia di migliaia di ucraini morirono di fame per una scellerata riforma agraria voluta a Mosca da Stalin, in quello che è noto come Holodomor, morte per fame. E poi ancora, durante la seconda guerra mondiale, le brigate ucraine erano al fianco delle divisioni naziste nell’invasione dell’URSS, non solo, ma anche nella persecuzione antiebraica, nella condivisione del principio di supremazia della razza.
Nel presente, nella notte del 24 febbraio 2022 la Russia lancia la “Operazione militare speciale” ed invade l’Ucraina da nord, est e sud al fine di controllare l’intero paese e sostituire il governo in carica con un proprio fantoccio. Sono ormai passati due anni e l’operazione militare, che è una vera e propria guerra, è ancora in atto. Il conflitto che sarebbe dovuto essere fulmineo si è trasformato in una logorante guerra d’attrito con un totale di mezzo milione di militari impiegati dalle due parti in lotta ed è entrato in una situazione di stallo ormai da diversi mesi. Si assiste infatti a continue ed indiscriminate campagne di bombardamenti aerei da parte della Russia , con l’uso di bombe , missili e molto religiosi droni iraniani. Comunque le forze armate russe controllano il 20% del territorio ucraino cioè 4 oblast, regioni annesse alla Russia con un referendum farsa (facendo il confronto con l’Italia controllano un’estensione territoriale pari a quella che va da Reggio Calabria a Lecce e da Firenze ad Ancona). Più precisamente, le forze armate russe controllano il corridoio terrestre che collega la penisola di Crimea al Donbas e l’intero Mar D’Azov, e da lì sarà molto difficile farle ripiegare.
L’Ucraina continua fortunatamente ad avere accesso al Mar Nero ed esporta i propri beni alimentari. Questa guerra, che è la prima “guerra globale” ha finora comportato decine di migliaia di vittime militari, in prevalenza russe, e decine di migliaia di vittime civili , in prevalenza ucraine, danni alle strutture dal valore incalcolabile, un esodo sbilanciato di quasi 5 milioni di nonni, donne e bambini ucraini. Questa prima guerra globale ha diviso il mondo in due insiemi di sistemi: il sistema nordatlantico, con dentro USA, Europa, NATO e i loro alleati; il sistema russo, agganciato al gruppo BRICS con paesi amici e sostenitori della Russia, tra cui la popolatissima Cina, che in maniera aggressiva sta conquistando ampie fette di mercato in mezzo mondo, con varie aree europee caratterizzate dalle “lampade cinesi”.
A due anni dall’invasione gli ucraini si trovano a corto di munizioni , mentre alcuni alleati cominciano a perdere le speranze e la pace in Europa continua ad essere lontana. Mentre a Mosca il candidato unico, con una impostazione tipica dei regimi comunisti malgrado Putin faccia appello ad un sentimento nazionalista, che per essere con certezza l’unico, ha fatto anche uccidere il suo unico oppositore ristretto in carcere nella congelata Siberia, sarà sicuramente rieletto, a Kiev sono comparse le prime crepe tra la leadership politica e quella militare tanto che il presidente Zelens’kyj ha sostituito il comandante militare troppo idolatrato dalle sue forze armate.
I governi europei, preoccupati per le conseguenze sulla sicurezza del continente per un probabile futuro disimpegno di Washinton, si stanno impegnano ad aumentare gli aiuti, ma non saranno in grado di sostenerne da soli l’intero peso. La nostra presidente del consiglio dei ministri Giorgia Meloni ha incontrato il presidente Volodymyr Zelens’kyj per ribadire il totale appoggio dei membri della Comunità Europea. Purtroppo , però l’Europa e le altre democrazie non potranno mai sostituire il pesante impegno economico degli Stati Uniti. In ogni caso l’attuale disimpegno degli USA, frutto della campagna elettorale, e l’aumento degli aiuti da parte della Unione Europea non sembrano sufficienti ad invertire la tendenza , che, al momento, sembra sfavorevole per Kiev.
Così, mentre la guerra entra nel suo terzo anno, la battaglia principale si sposta dalle trincee infangate ad un altro fronte, quello politico, con lo zar Putin pronto a scommettere che le divisioni e le esitazioni europee ma, soprattutto statunitensi, gli consegneranno la vittoria che non è riuscito ad ottenere definitivamente sul campo di battaglia. Tutto questo è rinforzato dal fatto che gli occhi del mondo non sono più puntati sull’Ucraina, bensì sul mar Rosso e su Rafah.