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La politica aversana ti butta giù Franco Terracciano

Mi trovo per caso a vivere ad Aversa. Mi trovo in una girandola di nomi candidati a sindaco dalla città. Non vorrei andare a votare perché sono ancora scosso da una delusione d’amore, ma ci andrò perché ho sempre fatto politica inutilmente. La città langue e io non ci posso fare niente.

Questa storia va avanti da troppo tempo, ma la città mi sta dentro come un feto che non vuole uscire allo scoperto. So già i nomi di quelli che ce la faranno, ma non mi batte il cuore e non sono contento. Però la città m’invade la memoria con i suoi ricordi, che non riesco a cancellare e vorrei che ci fosse un brav’uomo a dirigerla. Non uno catechista come l’ex sindaco Golia, che non è riuscito a tenere a freno neanche gli impiegati furbetti del cartellino.Vorrei uno che dicesse a sé stesso e agli altri che è venuto il momento dell’amore per la città, senza pietà neanche nei confronti di quelli che amano per finta Dio e si vendono i loculi delle Congreghe. Vorrei un sindaco controllore del Parco Pozzi e castigamatti nei confronti di quelli che rompono i giochi dei bambini.

Vivo per caso ad Aversa e conosco poche persone, ma quando mi capita di ascoltare i discorsi dei politici in Piazza Municipio penso che sia davvero tutto finito e costruiranno pure nel chiostro di San Francesco. Anche con tutti i miei guai e il ricordo di Maria di Cesa, che si insinua in ogni angolo della mia esistenza, andrò a votare per il meno considerato tra i candidati a sindaco, per il più poverello preso per i fondelli dai fratelli durante la spartizione dell’eredità paterna.  Voterei volentieri Eugenia D’Angelo perché solo lei par donna ad Aversa e sa fare bene i conti come tutte le donne del mondo. Non so, ho tanti dubbi politici e tante timidezze che mi bloccano l’esistenza, non ci posso fare niente ormai.

Scrivo e mi rattristano questi pensieri nella città delle cento chiese e dei mille tormenti. La Provvidenza fino al momento del voto sa che la barca è ormai arrivata al porto e i sogni sono ancora sogni e l’avvenire ormai quasi passato. Qualcuno anche questa sera torna deluso a casa piano piano. Signore, mettici la mano tu e ferma i distruttori della città, che hanno sempre quello sguardo beffardo e ti prendono in giro pure quando si accasciano per l’ultima volta dietro al portone vecchio di via Pietro Rosano. Anche i cani muoiono con i lineamenti distesi che ricordano i volti dei bimbi, ma questi, che hanno fatto tante liste comunali nella loro vita, non cambiano espressione neanche ad occhi chiusi per sempre. Io ne ho visto uno nella camera funeraria che dava comandi ancora percettibili.

Per ritornare ai cani che muoiono, solo uno crepò dannato in una clinica veterinaria, dove lo portò il padrone giornalista che aveva appena azzannato e che decise di sopprimerlo. Lapo, io vorrei che fosse salva almeno la biblioteca comunale, che sembra una cosa posata in un angolo e dimenticata. Io vorrei che fosse salvo per sempre l’archivio della Rota degli Esposti, che conserva i cognomi climatici dei figli della Madonna. Queste povere cose chiedo al futuro sindaco di Aversa.


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