La guerra fra Russia e Repubblica Ucraina è una guerra asimmetrica in tutto anche nella definizione, infatti, se il mondo occidentale la chiama invasione militare di uno stato sovrano da parte di una potenza aggressiva, la Federazione Russa la chiama “operazione speciale di denazificazione”. Per chi scrive questa è una guerra con tutte le sue naturale nefandezze e controinformazioni.
Guerra, quindi, nel cuore dell’Europa che, pur se di durata limitata, ma dura da più di due mesi, sta avendo ripercussioni illimitate in tutti i campi della umana coesistenza a cominciare da quello economico e, quindi, della macro finanza a quello commerciale per terminare con un esodo biblico nel quale più del 10% della popolazione si muove in maniera sbilanciata (in maggioranza donne e bambini) volontariamente verso altri paesi europei, forzatamente verso la Russia. Gli obiettivi strategici dell’aggressore, pur se ridimensionati, tendono comunque al possesso, con le armi, di un’area geografica simile a mezza Italia, quindi non si tratta di obiettivi limitati difatti comprendono l’area dell’Ucraina meridionale ed orientale che, partendo da Kherson si collegano a Kharkiv, includendo quindi la Crimea, Mariupol e l’intero Donbass (non solo i territori delle repubbliche di Donetsk e Luhansk) ed il mar d’Azov. In sintesi l’invasione dell’Ucraina per volere del novello zar di tutte le russie Vladimir Vladimirovich Putin è uno spartiacque della storia umana con conseguenze impensabili fino a poche settimane fa ed al momento indefinibili per la loro complessità. Conseguenze non solo per le parti in lotta ma anche per il resto del mondo, specialmente quello definito “occidentale”, ove alcune nazioni storicamente neutrali come Finlandia e Svezia, o addirittura la Svizzera, neutrale sin dal trattato di Parigi del 1815, stanno pensando seriamente di diventare membri NATO o di intensificare la cooperazione atlantica.
Analizzando più da vicino le operazioni in atto, il grosso delle truppe delle forze armate russe. sono in campo, attualmente sono 76 battaglioni su 480 km di fronte, a mio parere un ulteriore errore tattico: fronte comunque troppo vasto, specie quando piove a dirotto in primavera ed il cingolo scivola nel pantano, oltre a quello compiuto nella prima fase quando sono stati impiegati i battaglioni tattici privi di copertura e con linee di rifornimento troppo lunghe. Le truppe scelte di Mosca (spero che siano bravi combattenti e non solo bravi stupratori o assassini) hanno ora come comandante il famigerato generale di divisione Alexandr Dvornikov, più famoso come macellaio che come ufficiale gentiluomo. Dvornikov con le sue truppe ha raso al suolo, nel 2015, l’unica città a maggioranza cristiana della Siria: Aleppo, che era stata, fino all’arrivo dei russi, risparmiata da quei bravi tagliagole vestiti di nero dell’Islamic State.
Tutte queste novità, la presenza di truppe fresche e di élite, ‘un nuovo comandante esperto, i 76 battaglioni rinforzati, l’impiego massivo dell’arma aerea assicureranno il raggiungimento dell’obiettivo da parte di Putin entro il fatidico 9 maggio? Secondo chi scrive no! Ai combattenti russi manca una qualità determinante: la motivazione! Allo stato tutto il popolo ucraino rimasto in patria, forze armate regolari ed ausiliarie, compreso il battaglione Azov, uno dei battaglioni più efficienti dell’intero esercito, dirigenti politici di maggioranza e di opposizione sono una acies, cioè un’unica schiera e difendono la loro patria, famiglia, affetti e proprietà con determinazione, contro una irrazionale, ingiustificabile ed inumana operazione detta di “denazificazione’, e già questa definizione basta per definire la propaganda della disinformatja russa: una bugia colossale.
Prevedo, al netto delle speranze di Putin, uno scenario diverso dalla vittoria russa, poiché se anche le truppe russe dovessero occupare, al prezzo di enormi perdite, tutto il Donbass e tutta la costa fino ad Odessa, nessuna delle grandi istituzioni internazionali riconoscerebbero legalmente le conquiste territoriali ottenute con l’aggressione. Tantomeno la Cina, che ha interesse ad una Russia indebolita ma non sconfitta, sarebbe davvero disposta ad una guerra totale con il fonte America-NATO, più realisticamente, Confucio docet, i cinesi si siederanno sulla riva del fiume nell’attesa di veder passare il cadavere dello sconfitto, che molto probabilmente sarà avvolto nella bandiera russa. Il nuovo mondo che si schiude, dal quale l’Italia sembra assente, ci sta costringendo a cambiare strategia ed a rivolgerci verso il Mediterraneo allargato per diventare leader in tale parte del mondo e non euro-ancillari come siamo stati fin ad ora.
Giovanni Albano è Generale di Divisione della Riserva dell’Esercito, già addetto militare in Bulgaria, nel 1995 è stato comandante della logistica della missione NATO in Bosnia, è stato, inoltre, Sottocapo di Stato Maggiore del comando interforze CINCSOUTH NATO.