La pandemia ha graziato il meridione, che non ha subito la gravità del contagio come altre zone d’Italia. Ma il sud si è salvato da solo, si è salvato per una serie di fortunati fattori, non certo grazie all’azione dei governatori locali che, oggi, con piglio istrionico, provano ad intestarsene i meriti.
La circolazione del Covid-19 è restata nettamente più bassa nelle regioni meridionali sin dall’inizio, il contagio si è diffuso al nord con veemenza cogliendo di sorpresa i sistemi sanitari locali, ma le regioni del sud hanno avuto il tempo di prepararsi e di approntare posti in terapia intensiva e protocolli di cura. Gli ospedali hanno potuto curare i malati senza la pressione di un numero enorme di ricoverati, i reparti di terapia intensiva non sono mai andati in sofferenza. L’esperienza maturata a livello mondiale ha consentito di avere accesso ad informazioni prima che iniziasse la fase emergenziale. Anche la celebre “cura Ascierto” sviluppata al Pascale ne ha giovato: soltanto a febbraio dalla Cina sono trapelati i primi studi sull’epidemia, tra cui l’uso del Tocilizumab antiartrite, l’11 marzo la Lombardia lo inseriva nelle proprie linee guida sulla scorta dei dati cinesi, due giorni dopo iniziava l’uso compassionevole al Pascale, che avrebbe dato avvio al protocollo di sperimentazione nazionale AIFA. Al 13 marzo in Lombardia si contavano già 9820 positivi, 890 morti e 650 ricoveri in intensiva, in Veneto i contagi erano 1595 con 42 morti, mentre in Campania i contagi erano 220, con 2 morti e 90 ricoveri in terapia intensiva, alla stessa data la Puglia contava 129 casi totali e 5 decessi.
E’ evidente che con questi numeri la situazione del meridione fosse di gran lunga più sostenibile, e lo è rimasta per tutta la fase1, probabilmente perchè la diffusione tende a spostarsi verso ovest ma mostra una virulenza ridotta verso sud, anche per l’incidenza di fattori climatici e ambientali. I dati sul contagio da Coronavirus sono in linea con i numeri dell’Istituto Superiore di Sanità sull’incidenza dell’influenza stagionale: maggiore nel centro-nord. Sui famigerati treni presi d’assalto a Milano la sera del 7 marzo partirono verso sud appena 166 persone, gran parte delle quali arrivarono in Campania, che, però, non ha visto schizzare i contagiati. Ma in realtà il grosso dei rientri c’era già stato due settimane prima, il 23 febbraio, dopo il lockdown nelle regioni del nord, in quel fine settimana si mossero da Milano oltre 9000 meridionali, molti con mezzi propri. Eppure il numero dei contagiati e rimasto contenuto, malgrado gli strali online di De Luca: in Calabria, con un sistema ospedaliero meno reattivo di quello campano, i malati totali sono stati circa 1200 con meno di 100 morti, giusto un quarto che in Campania, senza che la Santelli facesse gli show del governatore campano. Il sud è salvo da solo.