Il voto all’Europarlamento sulla presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen, oltre a far deflagrare gli attriti tra Lega e Movimento 5 Stelle, ha anche messo in luce la diversità di maturità politica, e quindi di tattica, dei due partiti di governo, evidenziando al contempo, ancora più chiaramente, come il tavolo delle nomine ai vertici dell’Unione sia adoperato, in realtà, dai vari schieramenti come spazio di decompressione ed equilibrio delle proprie componenti politiche nazionali. Questo significa che chi vinca o perda le elezioni europee è un fattore sostanzialmente secondario e che in fondo i ruoli di vincitori e sconfitti sono intercambiabili ed opposti, secondo il rilievo delle dinamiche nazionali.