“La
scimmia nuda balla”. Con lei un nutrito gruppo di persone,
giornalisti solitamente intenti a scrivere su banchi disposti in fila:
“non siamo ad Ibiza ma nella sala stampa dell’Ariston!”, chiosa
divertito uno di loro mentre, con il proprio cellulare, riprende il delirio che
pervade la sala. Voce e metronomo é il ragazzo dal sorriso furbo, Francesco
Gabbani, Carrarese cresciuto nel negozio di strumenti musicali paterno che,
serata dopo serata, ha conquistato pubblico e (parte) della critica
aggiudicandosi il leone dorato. >>>continua>>>>>>
Non spetta a
nessuno (ex post) valutare se “Occidentali’s karma” meriti davvero il
gradino più alto della kermesse ligure. Nessuno mai potrà dire se substrato
culturale del testo, ricercatezza del significato e qualità musicale (contaminazione
e groove marcatamente house) siano degne ed in linea con il retaggio della
manifestazione ma una cosa è certa: la musica è arte ed in quanto tale non
conosce canoni o preconcetti. C’è un messaggio plasmato in musica e parole che,
al netto della sensibilità artistica di chi ascolta, si spera possa sortire
effetto. Oggi, a parer
mio, dopo aver lasciato decantare l’aura del festival, il caos mediatico che ha
attorniato il vincitore (e le polemiche sui soldi pubblici spesi per l’evento
piuttosto che per fini ben più urgenti) una sola cosa mi sento di dire: il
festival di Sanremo è il motore della musica Italiana e se il suo fine ultimo
(oltre lo show televisivo) è drenare musica autoctona recapitandola all’intero
stivale allora quest’anno anno ha raggiunto in pieno l’obiettivo. Basta girovagare sui social network o sulle principali
piattaforme media per capire che Gabbani ed il suo motivetto ritmato, forma
accattivante ma con la giusta dose di sostanza, hanno colpito proprio tutti
portando musica che piace (e qualche interrogativo sociologico) anche ai
“desafecionados” della kermesse: perché stavolta, oltre alla scimmia
nuda, hanno ballato
proprio tutti. Forse l’Italia intera.