Che c’è di male a dire la Verità, se la Verità si dice a fin di
bene? Dunque, tra brevissimo in molti torneremo ad Aversa, provincia di
Caserta. La capitale dell’Agro. Ai confini con l’hinterland di Napoli. In Terra
dei Fuochi. Ai confini col casertano. A me avvilisce (oserei dire
“deprime”) immaginare il rientro. >>continua>>>
Lasceremo, io, almeno, si, luoghi non perfetti, per carità, ma
certamente curati, puliti, accoglienti, gradevoli, sede di qualche evento
culturale, talora di livello internazionale. Lasceremo tutto questo e
rientreremo nel contesto di sgarrupatorio, sporcizia, disordine, abbandono di
Aversa. La gente si dimenticherà rapidamente dei luoghi non perfetti, per
carità, ma certamente curati, puliti, accoglienti, gradevoli, sede di qualche
evento culturale in cui ha trascorso le ferie. La gente rapidamente ricomincerà
la solita vita nel solito habitat. Come se niente fosse stato. Ogni persona si
dirà che diversamente non può essere e tirerà via convinta dell’ineluttabile. Invece
il mio cuore e la mia mente resteranno, ne sono certo, aggrappato a quei luoghi
pur non perfetti. Senza rassegnazione alcuna all’ineluttabile. Questo è stato
lasciato consolidare. Solidificarsi. Ma nulla è ineluttabile se non la Morte e
le Malattie irreversibili. Il pensare alle centinaia di cicche di sigarette
gettate in strada che ogni mattina, pazientemente, Nicola, del bar in piazza
San Nicola, davanti al locale deve spazzare, raccogliere e buttare mi rende
indesiderabile il rientro. Eppur si deve ricominciare… “Vattene altrove!“, mi sembra di
sentirmi urlare… “Non posso“,
rispondo, “il Palazzo della mia
famiglia è ad Aversa, le mie radici, divise, sono anche qui“. Ma
questo non significa che anche io debba accettare l’ineluttabile perché non
esiste l’ineluttabile, solo la Morte e le malattie irreversibili sono
ineluttabili. Certo è strano comprendere come le tante persone che ad Aversa
camminano 10 cm sopra il livello del suolo, belle signore in particolare
strafirmate, non si rizzelano all’ineluttabile e accettino l’umiliazione di
limitarsi a frequentare luoghi non perfetti, per carità, ma certamente curati,
puliti, accoglienti, gradevoli, sede di qualche evento culturale, talora di
livello internazionale, solo per un limitato, fuggevole periodo di tempo.
Misteri della vita. “C’è di peggio“,
qualcuno potrebbe esclamare. Certo, ma pensiamo alla roba nostra. Ognuno guardi
dentro casa sua, non nell’orto, peggiore, del vicino.