Una cara amica mi poneva una domanda: “Gli ultimi eventi organizzati dall’associazione
Gaetano Parente – mi riferisco, per esempio, alle mostre “Succurre miseris” e “Spazi
comuni Frammenti della Maddalena e dintorni” nonché alla proiezione del
film “Le mani sulla Città” – hanno,
giustamente, puntato il dito, nel senso della lamentazione circa lo stato di
abbandono e non utilizzazione del patrimonio culturale cittadino, ora, però, ci
vorrebbe qualche iniziativa nella direzione del fare”. continua
Non voglio fare il nome dell’amica; dico, però, che tali considerazioni
sono giuste e coincidono perfettamente con quelle da me, autonomamente, svolte.
Risponderò, in questa sede, alla domanda postami. Si, “fare” è fondamentale. Ma
prima di “fare” occorre “poter fare”. E per “poter fare” occorre il concorso di
più condizioni. Primo, un gruppo di persone disposte a fare. Persone simili per
idee e valori. Persone disposte a collaborare. Persone senza protagonismi. Persone
unite. Secondo, un Progetto condiviso. Minimo comun denominatore. Orbene,
esiste il gruppo di Persone? Secondo, quale il Progetto? Alla prima domanda
rispondo che non so, non credo. Allo stato vedo passare tante persone per
Palazzo Parente, ma vedo che ognuna si trova su un non chiaro percorso di
cittadinanzattiva. Alla seconda domanda rispondo, ugualmente, che non so. O
meglio, io lo so, ma non so se ciò che io so ed in cui credo è condiviso. Conclusione
logica: forse è ancora il tempo del non poter fare. Ed, allora, aspettiamo
tempi migliori. Se son rose, fioriranno e se no, pazienza. Non possono iniziare
percorsi senza bussola, senza compagni di viaggio, senza meta.