Vorrei ricordare
che il mercato, la fiera era il momento ed il luogo di incontro e di scambio
tra persone, mestieri, abitudini diverse. Il contadino, il fabbro, il sellaio,
il carrettiere, l’allevatore, il mercante ed il signore. Scambio di generi sì,
ma anche di idee, di modi di vivere in abitudini diverse e chi lo frequentava
era naturalmente predisposto ad aprire i propri orizzonti ed il proprio modo di
vivere.
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Il contadino
delle valli montane accettava le semenzi o le piantine già cesciute, dal
mercante che saliva dalla pianura, ma solo di quelle qualità che sapeva essere
resistenti al proprio abitat. Il contadino montano allo stesso tempo vendeva il
lavoro prodotto nelle lunghe serate invernali, cesti, filati o stoviglie di
legno. Scambio di abitudini, luogo di incontro. Cultura? Non lo so. La mia, comunque, vuole essere proprio una provocazione per gli “eletti” che
considerano solo la cultura letteraria, musicale o altro. Cultura, coltivare,
far cescere, accrescere… Certamente operare attraverso il “mercatino”, altro aspetto dell’iniziativa, per dare un senso ad un centro storico, più pulito di quando ero piccolo, ma
purtroppo più vuoto, è sempre auspicabile anche per non correre il rischio di
rendere il tutto un aspetto riservato a pochi “eletti”.