Da qualche tempo
si organizzano dei “mercatini” a Palazzo Parente. L’amica Maria Luisa
Coppola, al riguardo, ha espresso perplessità ed affermato – se male non ho
compreso – che l’evento non sarebbe qualificabile come “di Cultura”.
Dissento dall’affermazione. Per due ragioni.
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Primo: i
“mercatini” di Palazzo Parente danno spazio alla creatività e abilità
degli Artigiani. Una categoria che il Sistema non sembra aiutare soprattutto
con la sempre maggiore diffusione dei centri commerciali. E creatività e abilità
appartengono al Bello. Ed all’Arte. E, quindi, alla Cultura. E’ Arte un foulard
di Hermes (una marca che mi fa impazzire), è arte un monile creato da un
Artigiano. Ed Aversa è, da sempre, anche fucina di Artigiani (pensiamo al Liceo
Artistico). E produttrice di Artigianato (ceramica, per esempio). Secondo: i
“mercatini” vogliono focalizzare l’attenzione sul centro storico
normanno in stato di abbandono da parte delle locali Istituzioni (come la casa
di Cimarosa. Ed è curioso il fatto che le Istituzioni organizzano un (anche)
Cimarosa Festival, ma lasciano in condizioni di fatiscenza la casa di
Cimarosa). Via Drengot – tu me l’insegni – era il vecchio Corso di Aversa, ora
è solitario e “sgarrupato”. Altre città farebbero carte false per
essere la patria di Cimarosa e possedere Via Drengot, eppure le locali
Istituzioni dell’uno e dell’altra non si curano. Alla luce di almeno questi due
profili i “mercatini” sono un evento di Cultura. E tanto
l’organizzazione quanto Palazzo Parente sono orgogliosi di avere messo in
marcia l’Evento. Che sarà certamente migliore con il trascorrere del tempo. So
già di prossimi incontri fissati non solo per irrobustire l’iniziativa, ma
anche per dare salti qualitativi. Conclusione: eccezioni respinte; Palazzo
Parente è assolto con formula piena; i detrattori, condannati alle spese per
lite temeraria. Ovviamente, scherzo.