Non ci sono più angeli nel cielo sopra Berlino. Sono andati via,
scacciati da mostri di acciaio, spaventati da cuori inariditi, espulsi da una
terra inospitale, bruciati da fumi tossici. E’ un luogo del mondo, Berlino; è
uno dei tanti possibili luoghi dove la cultura post-industriale ha dettato
tempi e le forme della città. >>>continua>>>
C’è acciaio nella vecchia fabbrica della ThyssenKrupp, con le sue ciminiere
scagliate verso un cielo gonfio di nuvole, c’è inquietudine tra le mortifere
torri e i tralicci dell’alta tensione che si contendono l’orizzonte. Vincenzo
Iodice ritrae la Berlino che non vorresti vedere, ritrae la periferia mentale e
culturale della città, un non-luogo carico di minaccioso degrado. Hanno un
taglio fotografico le sue opere pittoriche, ognuna è uno scatto dal vivo, una
sorta di “en plain air” artefatto, un naturalismo a posteriori. A due passi c’è
la Potsdamer Platz, con i suoi lavori in corso, baustelle. C’è altro acciaio e
ci sono altre torri. Il cielo è ancora una volta incombente, maligno,
vendicatore. Sotto lo stesso cielo c’è anche la Napoli delle periferie, quella
delle vele di Scampia che naviga alla deriva, senza mare, senz’amare. E senza
amore si consumano gli incontri mercenari all’ombra di incombenti tralicci che
emergono come giganti tra la vegetazione. Relazioni pericolose tra pericolose
radiazioni. L’acciaio entra nella vita e la ferisce.