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Scienza | Tecnologia
Perchè i capannoni sono crollati Giovanni Caianiello

CAIANIELLO GIOVANNI foto mappa_opcm3519.gif

Gli ultimi eventi sismici accaduti in Emilia Romagna impongono una serie di osservazioni sulla sicurezza e stabilità degli edifici e delle strutture edili in generale. L’assurdo è che siamo portati a farle solo in seguito a disgrazie o ad eventi eclatanti che catturano la nostra attenzione e colpiscono le nostre emozioni. >>>>

Proverò a evidenziare alcuni spunti di riflessione dai contenuti purtroppo già noti prima degli ultimi terremoti:

·         La Tettonica a Zolle, ovvero la Teoria della Scienza della Terra che studia la posizione e i movimenti delle placche della superficie terrestre, da tempo ha evidenziato che la placca africana spinge verso Nord su quella euroasiatica e presenta una lingua di terra che attraversa l’Italia in tutta la sua lunghezza ed i cui lembi si trovano proprio lungo gli Appennini: ciò rende tutta l’Italia un paese a rischio sismico.

·         La Mappatura del Territorio: gli Istituti di geotecnica e vulcanologia hanno provveduto negli anni allo studio della morfologia del territorio e delle caratteristiche tipiche del sottosuolo, nonché all’aggiornamento dettagliato delle mappe di rischio/intensità sismica sulla base dei risultati di analisi statistica dei dati storici e sulla base dei dati forniti man mano dall’utilizzo di nuove tecnologie. Il problema è che le tecniche di costruzione applicate per gli edifici moderni, e tantomeno per gli edifici storici, non sono sempre coerenti con il grado di rischio/intensità zonale.

·         La Normativa Antisismica: la normativa esiste ed è consolidata; essa tende a rendere coerenti le tecniche di costruzione alla conoscenza della mappa del territorio al momento della sua emissione; gli ultimi aggiornamenti sono usciti in Gazzetta Ufficiale nel 2009, tra l’altro risultato di analisi conclusesi nel 2003; il problema è da un lato la ‘retroattività’ delle norme e quindi l’adeguamento successivo delle opere già realizzate e dall’altro l’aggiornamento delle norme stesse sulla base dell’avanzamento dei nuovi risultati geognostici.

·         La Tecnica delle Costruzioni: Lo stato dell’arte dell’Ingegneria in Italia nel campo della Scienza e della Tecnica delle Costruzioni in zona sismica può vantare delle conoscenze d’avanguardia, il problema è che al momento della effettiva realizzazione del manufatto non sempre vengono effettuate tutte le indagini geognostiche del caso, se non quelle strettamente previste dalla normativa corrente: in alcuni casi è il buon senso e l’esperienza del progettista a spingere verso gli approfondimenti. Non solo, ma quante civili abitazioni e/o capannoni industriali sono stati realizzati impiegando veramente soluzioni tecniche, materiali ed accorgimenti antisismici con tutti i loro costi (abbastanza elevati)? L’ANCE, in Campania ad esempio, stima che solo il 19% è costruito secondo le norme antisismiche.

·         Patrimonio Artistico ed Architettonico: Edifici e monumenti storici non sono stati costruiti ovviamente sulla base di una normativa ed il fatto che siano ancora in piedi oggi deriva solo dal ‘sovradimensionamento’ di alcune strutture portanti che hanno resistito e resistono ai terremoti, dalla ‘relatività’  delle condizioni del sottosuolo rispetto agli eventi sismici e dal ‘caso’ favorevole circostanziale; per essi o si intraprende una manutenzione preventiva o ci resta solo incrociare le dita.

Il perché i capannoni emiliani in particolare sono crollati si ritrova non a caso nei suddetti punti.

Non c’è dubbio che l’ intensità del terremoto ha influito direttamente sulla staticità delle strutture mettendo a dura prova questi tipi di costruzioni: nella maggior parte dei casi, si tratta di prefabbricati in cemento armato assemblati a forma di ‘contenitore’ utilizzando pilastri verticali, travi orizzontali appoggiate e pannelli di chiusura: le oscillazioni, in questo caso orizzontali, rendono vulnerabili tale struttura se ad essa non si conferisce un comportamento ‘scatolare’ uniforme con le opportune connessioni reticolari tra le fondamenta dei pilastri, con l’impiego di agganci meccanici nei nodi delle travature e con l’impiego di accorgimenti tecnici costruttivi orientati alla dissipazione di energia. In molti casi, i crolli infatti si sono avuti per superamento del limite di spostamento orizzontale delle travi, le quali, poiché semplicemente appoggiate a secco sui pilastri verticali, si sono ‘smontate’ per l’oscillazione stessa.

Da un punto di vista della normativa, dalle ultime indagini e verifiche degli esperti del luogo, nonché da un comunicato della Assobeton, una delle principali fornitrici di prefabbricati, si evince che le strutture crollate rispettavano la normativa in vigore; il problema è stato il successivo mancato adeguamento delle strutture alla revisione della normativa stessa avvenuta in seguito; tale iniziativa sarebbe dovuta partire della Proprietà dei capannoni che deve garantire la sicurezza delle persone che frequentano le aree interessate. Se solo ci fosse stato un adeguamento retroattivo delle strutture alla normativa aggiornata si sarebbero potute evitare o almeno arginare sicuramente danni e vittime. Insomma, noi italiani dobbiamo raggiungere la piena consapevolezza del rischio che corriamo in quanto abitanti in un paese ad alto rischio sismico, sarebbe opportuno attivare una serie di misure preventive manutentive e costruttive attraverso una maggiore sensibilizzazione ed informazione sui temi a riguardo, nonché avviare un’azione congiunta di istituzioni ed esperti del settore sulla sicurezza degli edifici.


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