Sulla scheda elettorale scrivi: “Basta: andatevene!”. Da tempo riesco a venire ad Aversa solo fuggevolmente. La mia vita, difatti, si svolge altrove. Quando ritorno ad Aversa, la prima cosa che faccio è adattarmi ad uno stato dei luoghi (mi riferisco ad uomini e cose) assai diverso, in “peggio”, rispetto alla normalità di altri luoghi italiani (a sua volta “peggiore” rispetto alla normalità di qualunque luogo europeo). Nel senso, cioè, che fuori Italia si vive infinitamente meglio che in Italia, ma che, ad Aversa, si vive assai “peggio” che in altre città d’Italia come, tanto per esemplificare, Tarquinia o Viterbo o Grosseto. >>>>
La seconda cosa che faccio è, poi, pensare che tanto in Italia quanto ad Aversa nulla, sostanzialmente, cambia con il trascorrere del tempo e, se cambia, è in “peggio”. Nel senso, cioè, che non si percepiscono mutamenti, anche minimi, in grado non dico di dare, ma almeno di abbozzare un volto, un indirizzo nuovo al vitale quotidiano nelle sue vaie sfaccettature (come Cultura, Turismo, Commercio, Verde, Ambiente e via discorrendo). L’ultima volta che sono venuto ad Aversa, in particolare, ho notato le mura della Città tappezzate di manifesti elettorali per la prossima tornata. Persino le locandine dei cinema erano state oscurate. Con curiosità, tra una fila e l’altra in auto, mi sono soffermato su tale produzione elettorale (pressoché identica). La disamina effettuata mi ha fatto tirare, alla fine, tre conclusioni. Che passo ad esporre con la speranza che suscitino la riflessione di qualcuno. Primo: la politica continua ad essere “in mano” alle stesse persone. Che è esatto, pertanto, definire “professioniste” della politica. Tali personaggi litigano e si odiano, poi fanno pace e si abbracciano; fanno parte di un partito, poi cambiano e passano ad altro o ad altri come se nulla fosse, anzi ne fondano uno; dicono una cosa, poi un’altra e, magari, un’altra ancora. Lo scenario è disastroso, catastrofico. Secondo: tutti i personaggi in discorso – gli stessi nonostante le liti e gli abbracci; i cambiamenti di partito; le cose diverse affermate – sono anni ed anni che calcano le scene, ma non hanno, mai, non dico elaborato, ma neanche abbozzato un Progetto nuovo, diverso, altro, europeo di Città. E, ne sono convinto, la quasi totalità non parla nemmeno una lingua straniera e va all’estero cercando ristoranti italiani. In questo quadro tutto resta tristemente sempre uguale, tutto procede ineluttabilmente nello stesso modo. Terzo: tanto in Italia, quanto ad Aversa è necessario “liberarsi” (democraticamente) dell’attuale classe dirigente, azzerare, cioè, gli uomini che comandano il Paese se vogliamo realmente cambiare strada, invertire la rotta. Gli attuali politici, tutti, se ne devono andare e “liberare” le poltrone. E dedicarsi ad altro, magari a studiare una lingua straniera. Diversamente continueremo ad annegare, tanto in Italia quanto in Aversa, in una palude melmosa e immobile. Cambiare dipende solo da noi. Dal nostro voto. Stavolta, se nessuno ti “convince”, manda a dire a tutti, attraverso la scheda elettorale, “Basta: andatevene!”.