Venerdi 13 Marzo alle 19.30, presso la Libreria Guida di Palazzo Lanza a Capua, secondo appuntamento della rassegna “Ho visto una parola…poesia e psicoanalisi” organizzata dall’International Association For Art and Psychology– Sezione Romana e dall’Associazione Culturale Architempo, sarà presentato il libro “Spietate purezze” di Cesare Cuscianna con l’intervento del filosofo Lucio Saviani e di Matteo De Simone psicoanalista e Presidente Sezione Romana dell’International Association For Art and Psychology. >>>
L’International Association for Art and Psychology è stata fondata nell’anno 2000 per promuovere gli studi sui rapporti tra psicologia e arte, sia dal punto di vista della creazione artistica sia da quello della fruizione dell’opera d’arte, è andata sviluppandosi in altri numerosi settori, educazione estetica, rapporto tra psicoanalisi e letteratura ed ha assunto anche il ruolo di volontariato culturale. L’Associazione comprende psicologi, psicoanalisti, arteterapisti, medici, storici dell’arte, filosofi, insegnanti ed è aperta a chiunque voglia contribuire alla diffusione della cultura nell’area dell’arte e psicologia. Collabora con varie enti e associazioni culturali, italiane e straniere, quali il Dipartimento di arti visive dell’Università di Bologna,
Cesare Cuscianna è stato più volte segnalato al Premio Montale, sezione poesie inedite (1996,1997,1998), un suo racconto, “Il ladro dell’Urlo”, è stato pubblicato su “Leggere” (1997) come vincitore di concorso. Ha pubblicato la raccolta di poesie “Spietate purezze”. E’ presente con alcune poesie nell’antologia” L’Apparecchio di Junior 43 poeti contro la guerra” e sulla rivista “Specchio” di “
Lucio Saviani Filosofo e scrittore, è uno degli esponenti di maggior rilievo dell’ermeneutica in Italia, i suoi libri sono stati tradotti in Europa e in America. Ha insegnato Storia della Filosofia e Fondamenti di Scienze Umane all’Università “
Lucio Saviani così presenta l’opera poetica di Cuscianna: “Nei suoi Saggi eretici, usciti clandestini a Praga, Jan Patocka scorgeva gli sciagurati tratti di decadenza del mondo moderno nell’abbagliante volontà di dominio di un “pensiero diurno”: volontà di dare nomi, calcolare, prevedere e chiarire fatti, separando con folle metodo l’abbaglio delle certezze dalle profondità del buio.
Cesare Cuscianna condivide e accoglie l’invito di Patocka ad allungare lo sguardo, quasi chiudendo gli occhi, fino alle soglie di quell’oscurità, a scorgere l’appartenere della luce alla tenebra”