L’unico modo che l’Italia ha per poter affrontare al meglio la recessione che imperversa in Europa e nel mondo è puntare, come del resto ha sempre fatto, sul tessuto di piccole e medie imprese che da sempre ha caratterizzato la sua economia.
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Quest’ultime sono guidate da imprenditori che rischiano e si espongono a eventuali deficit finanziari, chiedendo danaro a prestito presso le banche e cercando di ottenere rendimenti superiori ai costi sostenuti.
Le loro competenze, il loro spirito di iniziativa e l’impegno profuso, giorno dopo giorno, nelle loro attività costituiscono i cardini di un’economia che è ben lontana dallo Stock Exchange di Londra o dagli scambi finanziari Islandesi (economie basate sui servizi e lontane da fondamenti economici reali ).
Tra questi imprenditori vanno ricordati, in particolare, quelli del Sud. È stato dimostrato infatti che “fare impresa” al sud costa, indipendentemente dal settore di appartenenza, il 20% in più rispetto al centro-nord.
Le ragioni di questo divario sono attribuite a diversi fattori tra cui i principali sono la carenza di infrastrutture e di servizi di supporto all’attività d’impresa.
Per tutte queste ragioni e con la speranza di un miglioramento repentino della situazione economica italiana attivato dalle politiche imprenditoriali delle pmi italiane, desidero fare un grande in bocca al lupo ai grandi e ai piccoli imprenditori italiani quelli che sono sempre pronti a raccogliere e ad affrontare in modo proattivo le sfide di ieri, di oggi e di domani.