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Progetto Aversa Diversa
 

VIAGGIARE
London / Antonio Santi

LONDRA piccadilly-circus.jpg

C’è Londra e ci sono i dintorni di Londra. Parliamo prima di London, poi dei dintorni.

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Londra indubbiamente non è allegra. Non ha la grandeur di Parigi, non ha la solarità di Madrid, non ha l’eleganza dei palazzi romani, eppure ti ci trovi bene. Le case fatte di mattoncini marroni, le finestre che sembrano vecchie, le facciate trascurate, il cielo più grigio che celeste (di azzurro se ne parla qualche volta), eppure ti ci trovi bene. A tuo agio. L’underground è color ferro, le linee sono molteplici, lo sferragliamento ti pesa di più perché sembra coincidere con il colore che di regola ha la Città. Eppure, dopo un po’, usi la metro come se niente fosse e ti chiedi perché nella città dove vivi non esiste un sistema così perfetto.. Sono venuto varie volte a Londra, eppure questa è la prima volta che mi trovo così tanto a mio agio. Sono cambiato io o è cambiata la Town? Mi colpisce, in particolare, la mescolanza delle genti. Qui vivono genti d’ogni parte del Mondo, tutti convivono serenamente e sembrano avere lasciato da parte le radici. Parlano una sola lingua, l’inglese, e si capiscono. Radici che s’intrecciano. Ad un tavolo di un ristorante italiano un inglese, un orientale e una cinese parlano, ridono, scherzano, diventano seri, parlano, sorridono, parlano… L’appartenenza a questa o quella Nazione si deduce solo dai connotati fisici; il vestiario, difatti, è identico, segue un identico trend, una moda comune a tutti. Ristoranti italiani, greci, cinesi, indiani, francesi… Sotto il cielo di Londra c’è posto per tutti. Una volta era difficile bere un buon caffè espresso, ora ognuno può bere l’espresso che preferisce, lungo o ristretto. C’è “Caffè Nero”, c’è “Mario”; l’italiano ora, finalmente, non ha più da lamentarsi, qui trova il “suo” caffè e i suoi spaghetti (ma chi ha detto che sia il meglio che c’è sulla Terra?). La cameriera italiana ti racconta di essere andata via da Roma a 25 anni, ora ne ha trenta. Non pensa di tornare. E’ carina, ha un accento marcatamente romano, ma non tornerà. “Qui – racconta – tutto è semplice, tutto è facile. Andai via da casa per problemi con i miei, ora non penso proprio di tornare. Penso di aprire un negozio. Qui non è come da noi che ci vuole la raccomandazione… Qui paghi allo stato le tasse e lo stato non ti crea problemi“. Nell’underground trovi tutte le classi sociali. Trovi l’elegante uomo d’affari in grigio cha torna dalla City e il giovane hippy con i capelli lunghi, i pantaloni rotti e sporchi, una maglietta che urla la sua ribellione. Eppure l’uomo in abito grigio e il giovane hippy convivono senza problemi. Nessuno dei due guarda timoroso o “in cagnesco” l’altro a cagione della diversità. Entrambi vanno per la loro strada, in piena ed assoluta libertà. E che negozi! C’è di tutto. Uno vende solo ombrelli ed è a vari piani. Una altro vende solo corde per barche. Poi c’è l’Hard Rock Cafè ed il negozio dedicato ai The Beatles. Poi c’è Harrods (che nulla ha a che vedere con La Rinascente o Standa, vi trovi il meglio del meglio), Aquascutum, Burberry e via discorrendo. Piccadilly Circus e Oxford Street offrono di tutto. La vita culturale è intensa. Spiccano i musical che da noi mancano del tutto. Povero Sistina al confronto dei numerosi Teatri di qui che ospitano spettacoli i cui protagonisti ti lasciano a bocca aperta. Grease, The Lion King… un paradise per i bambini! Anche per questa intensa vita culturale senti di stare in un posto privilegiato. Sembra di stare nel Centro del Mondo. Un po’ come a New York. Ma Nueva York mette “paura” e la mescolanza delle genti mica funziona tanto bene… Ah, una cosa: portatevi le medicine da “casa”. Nelle Pharmacy (simili a supermarket) è difficilissimo incontrare il corrispettivo dei nostri prodotti. Aspirin e Paracetamol a volontà (anche di 300 mg.), ma poi non hanno l’oil of parafin e, ve l’assicuro, è proprio un guaio. Le auto, eleganti ed esclusive di un tempo, sembrano sparite. Di Fiat e Lancia nemmeno l’ombra. Come in Francia ed in Spagna (ma dove le venderanno le auto made in Italy?). Qualche Jaguar e Rover (ma la prima è oramai Ford con tutte le relative conseguenze…, l’altra non esiste più). Molte Mini, ma, ahimè!, si tratta di Bmw e non hanno nulla a che vedere con il grande Issigonis. A sera le strade sono sporche, ma, per fortuna, passa la “The Geo.Eko” e la mattina è tutto pulito. Circa i luoghi della Cultura, che dire, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Per chi va a Londra per la prima volta, mi sembra che sia inevitabile fare una visita al British Museum. Non mi perderei, poi, Humpton Court ed il Ponte di Londra (che alle dodici si alza e lascia passare le imbarcazioni più ingombranti). Sin qui Londra. Dove, ve lo assicuro, vi sentirete Cittadini del Mondo (se, però, siete tra quelli che portano dentro l’accettazione dell’altro e delle diversità). Constaterete quanto l’Italia è impreparata alle diversità, chiusa nelle sue “abitudini” consolidate. Constaterete che vuol dire Libertà. Che vuol dire confrontarsi, conoscersi, mettersi in discussione, ampliare la propria visuale. Mettetevi all’ascolto, è un consiglio. Fatevi raccontare la storia delle persone che incontrerete, fatevi raccontare da dove vengono, cosa lasciano, cosa fanno a Londra, da che parte vanno, che pensano di fare un domani. Gente che si getta nella corrente della vita e si lascia andare. Un cameriere della Sardegna è venuto quassù per imparare l’inglese, un giovane avvocato italiano per approfondire il Diritto Internazionale, una giovane coppia per lavoro, un ragazzo per Amore. Vi renderete conto, oltretutto, che l’inglese è la “chiave” tramite la quale genti diverse possono parlare, conoscersi, apprendere. Ed, allora, capisci che senza l’inglese non sei “nessuno”. E ti viene voglia di non andare più via. Stupiscono, poi, i dintorni di Londra. Prendete un treno, poi un autobus e andate verso una meta. Io ho scelto (mia figlia ha scelto) Alton, dove nacque Jane Austen (Orgoglio e Pregiudizio). Scoprirete una realtà che vi lascerà senza parole. Verde, verde, verde, verde… Alberi, alberi, alberi… E fiori, colori, fiumicelli, mucche, pecore… Una natura “forte”, possente, libera… Le case dei piccoli paesi sono non grandi, ma piene di fiori. Uno spiazzo davanti di ghiaia, una o due auto parcheggiate, finestre non grandi e fiori, tanti fiori… E silenzio, calma, tranquillità… Una lady elegante e sportiva ti vede camminare, presume che devi raggiungere la
Station
dopo avere visitato la casa di Jane Austen, sa che, oggi, i bus non funzionano, allora si ferma, a bordo di una infangata Land Rover Defender (bellissima!), e ti chiede: “Sorry! Va alla Stazione? Manca molto, se vuole l’accompagno”. Tu ringrazi, stupito, e accetti l’inatteso passaggio. Il modo di parlare è pacato, tranquillo, rassicurante. E’ lo stile english. Mentre Alton si allontana e si avvicina la Stazione ti chiedi: “In Italia chi avrebbe fatto lo stesso?”.


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