La nostra storia nazionale più dolorosa è spesso contaminata da verità distorte, silenzi interessati e criminali rimozioni.
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Così è stato per la vicenda della gente istriana che dopo il trattato di pace dell’ultimo conflitto mondiale è stata ignorata, svilita, travisata, per oltre mezzo secolo e soltanto da poco è stata ammessa storicamente, politicamente, mediaticamente alla ufficialità del ricordo.
Lo spettacolo “Terra rossa” ben scritto da Matteo De Simone ed interpretato da Tania Coleti, la rende condivisibile da tutti sul piano dei sentimenti.
L’attrice sola in scena restituisce al pubblico con composta vitalità i ricordi e i progetti della vita semplice, la guerra, la crisi delle coscienze e delle ideologie, l’occupazione titina, le foibe, l’esodo.
In un’Istria affacciata sul mare che fu, per secoli della Serenissima, intreccia le trame della propria storia, cerca di dare un senso alla brutalità che invade e sconvolge la sua esistenza costringendola a separazioni definitive dagli affetti più cari: i genitori, l’amata nonna, il suo unico amore, il suo mare.
Incarna la frattura fra i tanti che partono e quelli che restano sperando in un sole dell’avvenire che si trasformerà in pulizia etnica.
Tania Coleti interpreta con emozione la storia di Pietrina, il suo esilio in terra straniera, ma al contempo è capace di rimandarci a tante altre storie, a tanti altri esodi del mondo contemporaneo, alimentando nel pubblico la speranza che gli odi si plachino e che il passato non si trasformi ancora una volta in amnesia..