“L’infinito”. E’ questo il titolo della mostra dell’artista Antonio Bertè inaugurata sabato 26 gennaio, alle ore 11…
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presso la sala consiliare del Comune di Orta di Atella. L’iniziativa, promossa dall’assessorato alla cultura della cittadina atellana, sarà visitabile fino al prossimo 10 febbraio tutti i giorni dalle ore 9 alle 13 e dalle 16 alle 20. Bertè è considerato uno dei più interessanti riferimenti della pittura contemporanea napoletana. La sua arte è una approfondita disamina sul disagio esistenziale. Protagonista nei suoi dipinti è l’anonimo “Omino” che – come i personaggi kafkiani – vive la sua esistenza tra passato e presente, nella ricerca incessante di dare un senso alla problematica dell’esistere. Numerose sono le “personali” e rassegne a cui ha partecipato in Italia e all’estero. Sono note in particolare le mostre tenute a Milano, Roma, Napoli, Firenze, Palermo, New York, Parigi, Olanda, Germania, Nuova Zelanda, Giappone ecc.. Nel corso della cerimonia inaugurale, cui sono intervenuti tra gli altri, il sindaco Salvatore Del Prete e il vice sindaco nonché assessore alla cultura Massimo Lavino, è stato presentato un elegante catalogo curato con particolare attenzione e dedizione da Armando Contarini. Nel volume sono riportati 31 dipinti del maestro Bertè ispirati ai “Canti” di Giacomo Leopardi come anche il titolo della mostra vuole sottolineare. “Il Poeta – commenta l’artista Bertè – sente “l’infinito” come possibile sollievo della durezza della vita e disperdere così l’amarezza delle disillusioni. Poema breve ma immenso nel quale una sublime viva fantasia raggiunge una vivace orchestrazione melodica. Questo Canto certamente rappresenta il vertice della lirica Leopardiana. La poesia si articola in due momenti: la impossibilità della visione perché la “siepe” definisce uno spazio limitato impedendo di spingere lo sguardo all’ estremo orizzonte escludendo il “reale”. Lo spirito dell’uomo è come sperduto, prigioniero della materialità o pochezza del naturale esistere”. “Nel secondo momento – conclude il maestro – lo «stormire del vento tra le piante» è la voce del presente che trascende il limite per attingere una suprema pace che è liberazione del finito. “Sovrumani silenzi” e spazio senza limiti. La memoria di epoche passate ed età presente riconducono all’Eterno, all’onnipresente Dio, sino a quel naufragio nell’immenso mediato nella metafora del mare, dove il Poeta, nell’estasi contemplativa, trova musicalmente la sua serenità”.