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Inceneritori? Si, grazie! Luigi Alviggi

wien.jpgSiamo informati dai media sul solerte procedere del Commissario Straordinario ai Rifiuti, nominato di fresco, – l’illustre Gianni De Gennaro – e accompagniamo tremebondi i passi del suo operato speranzosi che egli – coadiuvato fortemente dal Santo quasi omonimo, protettore di Napoli – riesca a liberarci dagli ingenti ammassi maleodoranti che a tutt’oggi funestano vie, piazze, e quant’altro capita sotto i nostri occhi rassegnati.


Abbiamo così la possibilità di apprendere che il Commissario, tra le altre cose, è alla disperata ricerca di almeno dieci siti temporanei di stoccaggio ed auguriamo di tutto cuore che l’ex Capo della Polizia riesca nell’impresa che ha fatto tremare le vene ed i polsi (e non solo quelli) di altri suoi stimati predecessori. Siti di stoccaggio, sversatoi, discariche, si moltiplicano i nomi per indicare una stessa cosa, quasi a voler diluire il nucleo indigesto frammentandolo in mille rivoli più commestibili. Ed il conto alla rovescia procede minaccioso: 120 giorni passano presto!
Intanto, – con qualcuno degli stimati lettori che ricorderà il mio precedente articolo (“Quanto è bella la monnezza”) – un dubbio mi angoscia: avendo, forse, finalmente inteso che essa monnezza è ricchezza, si desidera amministrarla con ogni parsimonia possibile? Si vuol fare, insomma, come farebbe una famiglia attenta che, vistasi arrivare un’imprevista eredità, non vuole dissipare il tesoretto – termine oggi quanto mai di moda – in maniera avventata, e dunque riflette con flemma sugli investimenti futuri? Il fatto è che di tutto continua a parlarsi ma assolutamente nulla si dice – e la stampa tutta tace – su un approccio, anche timido, alla creazione di nuovi inceneritori campani dato che quello di Acerra, anche quando alfine vedrà la luce (attualmente i lavori sono fermi, mahhh…), sarà sicuramente insufficiente a smaltire lo spropositato arretrato.
E questo è anche, tristemente, il nostro voto globale: nettamente insufficiente. È vero, purtroppo, che il solo parlare di altri impianti scatenerà ire mostruose (assolutamente discutibili) negli interessati di turno, ma diversamente è pur certo che la detestata precarietà non avrà mai fine. E poi, non trascuriamo l’ancor peggiore – e giustamente – pubblico rigetto per le discariche, e l’osservare che la Campania, nel concreto, è già tutta una enorme, immensa, discarica a cielo aperto. Purtroppo.
Dunque? Continuiamo ad ammassare rifiuti – per forza di cose in nuovi posti dato che i vecchi sono strasaturi – e non pensiamo a come alleggerire le inesauribili scorte già in nostro possesso? Sembra che la singolarità di questa nostra tragica situazione sia destinata a perpetuarsi per sempre. Certo, qualcosa stiamo spedendo altrove. A parte le proteste che si levano dalle località di arrivo di tale bistrattata merce, sulle quali ora pare si siano un po’ spente le luci della ribalta, non dimentichiamo che questi trasferimenti ci costano fior di quattrini, con il risultato finale che noi diventiamo più poveri ed altri si arricchiscono a nostre spese. È recente la notizia che la Svizzera si è offerta di trattare le immondizie nostrane, ovviamente ad un bel tot di euro per tonnellata. Oltralpe, difatti, gli impianti di smaltimento sono SOVRADIMENSIONATI e non possono funzionare a pieno regime con gli scarti locali, oculatamente ridotti da una maniacale – ma quanto necessaria! – raccolta differenziata. Gli svizzeri non lavorano solo cioccolata, e “pecunia non olet” (leggi: i soldi non puzzano)! E la Svizzera è l’unico paese in Europa ad incenerire, in pratica, tutto il rifiuto non differenziato. Mi risulta – anche per esperienza diretta, uscendo dalla Padania – che la qualità dell’aria in questa nazione è molto migliore della nostra…
I tedeschi, poi, solerti ed intelligenti, si sono offerti di COSTRUIRE PER NOI un inceneritore “dedicato” in Germania, purché vi sia l’impegno ad un contratto ultradecennale (v. Sergio Rizzo sul Corriere della Sera del 28.12.07). Ovviamente, pagando fior di quattrini. La domanda è sempre la stessa: vista la miseria conclamata dei nostri Enti Locali, perché si debbono impoverire ancora di più ed inviare la nostra “ricchezza” all’estero, pagando tanti e troppi bei milioni di euro? A questi costi “vivi” vanno poi aggiunti i risparmi derivanti dal trattamento dei rifiuti in sede: energia elettrica e termica prodotti in quantità dall’impianto. Vogliamo convincerci che le moderne strutture – BEN GESTITE – danno tutte le garanzie necessarie per la salute pubblica? Il problema è che in ciascuno di noi staziona l’atavica diffidenza (non infondata) verso i governanti pasticcioni e profittatori, e temiamo le cose malfatte. In questo modo, però, la situazione non potrà che peggiorare ancora.
Apprendiamo con piacere che il Governatore Bassolino ha varato – meglio tardi che mai! – un pool di quattro valentissimi tecnici: Paul BRUNNER, cervello del famoso inceneritore di Vienna e recente reduce da una conferenza sul tema presso la Federico II, guiderà il gruppo con Antonio Cavaliere, Paolo Gasparini ed Ugo Leone. Di sicuro facciamo allo staff i migliori auguri per un ottimo e proficuo lavoro! Ed attendiamo i relativi parti, sempre fiduciosi.
Vediamo qualche notizia interessante sui “mostri” in questione. Il primo inceneritore europeo, in Germania, nasce alla fine dell’800. L’impianto di Brescia – uno dei più grandi d’Europa ed uno dei migliori al mondo – smaltisce oltre 750.000 tonnellate di rifiuti l’anno, sfruttando l’energia del rifiuto-combustibile per oltre l’80%, e producendo circa un quinto dell’energia elettrica necessaria alla provincia. Gli impianti in esercizio in Europa sono più di 400. A Vienna – il famoso impianto di Spittelau – ed a Parigi, esistono termovalorizzatori all’interno della città, nel tessuto urbano. L’impianto di St. Petersburg in Florida (USA) processa circa un milione di tonnellate di spazzatura annuo e produce una quantità di energia elettrica netta (cioè al di fuori di quella richiesta per far funzionare l’impianto) di 60 MW orarie. È una quantità sufficiente per alimentare le necessità di una cinquantina di migliaia tra case ed uffici.
È chiaro che gli impianti di trattamento rifiuti possono essere anche una bomba ecologica. La chiave del corretto procedimento è nel monitoraggio costante delle emissioni. Partire tardi – come sarebbe il nostro caso – permette di sfruttare il meglio della tecnologia esistente e non incorrere in errori che sono stati commessi nel passato. È perciò fondamentale la gestione dell’impianto ed, in particolare, l’Ente a cui viene affidato il controllo del processo. A mio modesto avviso, questo è quello per cui si dovrebbe battere la cittadinanza interessata, preoccupata dalla vicinanza del “mostro”. Garantire nel tempo i parametri di emissione originaria è il nucleo della sicurezza.
Essenziali, dunque, per vivere meglio sono raccolta differenziata ed inceneritori. Per uscire dal tunnel in cui ci siamo infilati e perché la presente non mi pare un gran che come vita….
Dobbiamo BRUCIARE, BRUCIARE, BRUCIARE: negli inceneritori ovviamente, ed IMMEDIATAMENTE! MEGLIO OGGI CHE DOMANI.


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