Dalla Rivoluzione Industriale (1750 circa), con l’introduzione dei nuovi sistemi di produzione, la combustione di idrocarburi e l’intensificazione del processo di deforestazione, la percentuale di “gas serra” [anidride carbonica(CO2), matano, ecc…)] presenti nell’atmosfera è vertiginosamente aumentata causando l’innalzamento della temperatura ed il conseguente riscaldamento del pianeta. Undici degli ultimi venti anni sono stati i più caldi dal 1850, con record raggiunti nel 1998 e nel 2005 (IPCC*, 2007).
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Le cause principali sono dovute certamente all’attività dell’uomo. La combustione di idrocarburi infatti produce l’innalzamento del livello di CO2 nell’atmosfera altre le soglie di normale tolleranza. L’eliminazione degli alberi (deforestazione), che costituiscono il sistema di purificazione dell’ambiente tramite il processo della fotosintesi, contribuisce all’aumento dei gas serra. L’innalzamento della temperatura comporta lo scioglimento dei ghiacciai ed il conseguente innalzamento del livello del mare. La spiaggia d’Ischitella, dove andavo a mare da piccolo, ha perso almeno 50 metri di profondita’ negli ultimi 20 anni. Il fenomeno dell’erosione ha colpito ormai tutte le aree costiere. Il Bangladesh, che è uno dei paesi più poveri del mondo, rischia di perdere il 17,5% del suo territorio se il livello del mare si dovesse alzare di 1 metro, con devastanti effetti sull’intero ecosistema. Il surriscaldamento della terra accelererebbe il processo di desertificazione che interessa oltre 100 Paesi. I costi economici ed umani prospettati sono tremendi: in Tunisia e Spagna sono stati valutati rispettivamente in 100 e 200 milioni di dollari l’anno. Si prevede che la media della temperatura mondiale aumenterà fra l’1,4°C ed i 5,8°C per il 2100 (IPCC, 2007). Un aumento di 4°C eliminerebbe a breve tutti i ghiacciai sulla terra, con i conseguenti fenomeni di inondazione a valle. La successiva siccità comporterebbe problemi di carattere igienico – sanitari (UNESCO**, 2007). Le variazioni di temperatura, così come previste, modificheranno l’intero ecosistema con significativi impatti sulla nostra vita, anche attraverso attività socio-economiche che includono l’agricoltura, la pesca ed il turismo. La problematica a livello internazionale è stata affrontata a Kyoto in Giappone nel 1997 dove, attraverso la stipula di un protocollo firmato da 172 stati, sono state avviate delle politiche di riduzione dei “gas serra”. Il Protocollo è entrato in azione nel 2005 quando è stato firmato anche dalla Russia, ma i due paesi più inquinanti al mondo (USA ed Australia) si sono rifiutati di sottoscriverlo. La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si è tenuta a Bali, in Indonesia, dal 3 al 14 dicembre 2007, ha dato l’avvio ai negoziati relativi ad un accordo esauriente e ambizioso sul clima per gli anni successivi al 2012, quando si concluderà il primo periodo di impegno previsto dal Protocollo di Kyoto. I paesi partecipanti si sono proposti di ridurre le emissioni di gas inquinanti. L’Unione Europea ha proposto che i paesi industrializzati riducano collettivamente le loro emissioni del 30% entro il 2020 e del 60-80% entro il 2050. Si è inoltre discusso del rafforzamento della cooperazione per la ricerca, lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie pulite necessarie per abbattere le emissioni. Diverse manifestazioni per focalizzare l’attenzione sulla Conferenza di Bali e per lanciare l’Allarme globale sulle variazioni climatiche si sono tenute in molte città del mondo lo scorso 8 dicembre. Io ed il mio gruppo di studio dell’University College di Dublino (dove frequento un Master in Managment del Patrimonio dell’Umanità sponsorizzato dall’UNESCO) abbiamo partecipato alla parata dimostrativa durante la quale ho intervistato alcuni dei miei colleghi. Ruth Peters (Germania) mi dice che la problematica nel suo paese è fortemente sentita. Il “Movimento dei Verdi” ha voce in capitolo anche in Parlamento. Si sta facendo molto per ridurre i rifiuti e l’uso delle automobili inquinanti. Ian Lacey (Irlanda) sottolinea che il suo Paese è attento alle questioni ambientali infatti nella “Finanziaria del 2008” sono state aggiunte tasse per i possessori di veicoli inquinanti ed incentivi per chi acquista autovetture a basso consumo di CO2. Andrea Nichols (USA) è demoralizzata perchè i giornali e le televisioni americane focalizzano l’attenzione sulla guerra e sull’economia tralasciando il tema dell’ambiente. L’ambiente invece è qualcosa che ci deve interessare da vicino perché è quello che respiriamo, che mangiamo, è quello in cui viviamo. Tutti dobbiamo essere coinvolti con piccoli gesti quotidiani: spegnere la luce, separare i rifiuti (raccolta differenziata), fare una passeggiata di 5 minuti anziché prendere l’auto per 500 metri…….Non ci sono scuse: ”nessuno è più colpevole di colui che non fa nulla perché pensa che il suo contributo sia insignificante” (Ghandi)
*IPCC (Gruppo di studio Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici)
**UNESCO (Organizzazione Mondiale per l’Educazione, la Scienza e la Cultura). Case Study on Climate Change. 2007