Cari amici de L’Eco di Aversa e dell’associazione Parente,
in molti mi hanno chiesto: “Ma L’Eco e l’associazione Parente non ‘fanno’ più nulla?”. In molti casi si tratta di domande che nascondono solo curiosità o fatte tanto per fare o che nascondono l’aspettativa di poter, finalmente, esclamare: “Sono schiattati!”. Aversa è strana, un po’ tutti (politici, ricchi, benpensanti, presidenti di associazioni), difatti, “giocano” au massacre e, cioè, ad affossare ogni iniziativa che potrebbe migliorare la città. In molti casi, invece, si tratta di domande che sottendono un reale interesse a capire, un sincero augurio di ripresa, un affettuoso invito a riprendere. Fatto sta, in ogni caso, che da qualche tempo sono effettivamente ferme le attività culturali de L’Eco e dell’associazione Parente. Ci siamo dedicati molto al giornale, questo è verissimo, ma è pure verissimo che dura da tanto il “blocco” delle attività. Da così tanto che è giunto il momento di porsi, in tutta onestà, la domanda: “Che si fa?”.
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In merito io lancio una proposta, quella di cui appresso. Tale proposta sottopongo agli amici che, per facta, hanno assunto la qualità di associati della Parente. Si, perché nella Parente è accaduto che chi c’era, se n’è andato (senza nemmeno un “arrivederci”), chi non c’era, ora c’è. Tale proposta sottopongo agli amici acquisiti con lo scopo ultimo di ritrovarci intorno ad un tavolo per discutere e deliberare. Non escludendo altre proposte, ovviamente. Perché la mia non vuole essere l’unica. Si tratta, a mio avviso, di rifondare l’associazione Parente, che de L’Eco è editore. Rifondare, si; rifondare, perché quando si sente l’esigenza di un cambiamento, di una evoluzione vuol dire che si sta mettendo in marcia una rinascita, una nuova vita. Qualunque soggetto (persona, stato, ente) deve avere in testa un Progetto. Sino a maggio abbiamo fatto Cultura incessantemente. E Cultura sempre ad un altissimo livello. Sentivamo la necessità del facere, dell’agere punto e basta. Questo è stato il nostro Progetto. Credevamo che il facere, l’agere ad un altissimo livello (il culmine è stato raggiunto con il Concerto in omaggio a Gaetano Parente per il bicentenario della nascita), servisse a convincere e coinvolgere gli altri – associazioni, almeno una piccola parte, e governo locale – circa la validità, la semplicità e la praticabilità dell’Idea di Aversa meta di Turismo Culturale, di Aversa città della Musica, di Aversa punto di riferimento internazionale almeno per l’internazionalmente famoso Domenico Cimarosa. Senonché tutte queste belle speranze si sono frantumate miseramente chemin faisant, cammin facendo. Quelli che sembravano condividere le nostre idee, alla fine hanno dato forfait. Le associazioni sono apparse preoccupate soprattutto di fare figura e di rastrellare contributi. Sotto elezioni, poi, qualcuna è apparsa preoccupata anche di fare politica. I politici si sono ricordati di noi solo al momento delle elezioni, in quel momento si sono detti perfettamente convinti della necessità di proiettare Aversa a livello internazionale e di sviluppare il Turismo (ed hanno persino convinto lo scrivente, che non voleva, a candidarsi in una lista pseudo-civica), ma, dopo le elezioni, Ciaramella e De Chiara sono scomparsi nel nulla (e di Eventi con caratura internazionale nemmeno a parlarne). E’ chiaro che dopo maggio, dopo le vacanze estive ci siamo fermati, ci siamo bloccati. Perché è apparsa chiara la graniticità, la immobilità del Sistema. E, quindi, la inutilità di disegnare scenari di Aversa proiettata nel “mondo”; di spiegare Progetti di turismo integrato Aversa – litorale domitio; di riunire associazioni per lavorare insieme intorno ad un Progetto di Aversa meta di Turismo Culturale; di organizzare Eventi di rilievo, addirittura un “Programma” (come facemmo da maggio a settembre 2006); di parlare e riparlare di Cimarosa; di avere fatto pure un cd, d’accordo con il Conservatorio di Madrid e quello di Friburgo, contenente “Le Sonate per pianoforte” di Cimarosa (eseguite da un pianista che, ora, insegna, accanto ai migliori del mondo, nei Masters del “Reina Sofia”); di battere e ribattere sul concetto prioritario e fondamentale di fare Cultura seria e di qualità. Ed abbiamo dovuto “sorbire” un modesto “Palietto” da ben 50.000 euro circa (secondo le voci che circolavano). E libri e libri editi dal Comune che, nel 90% dei casi, il Tempo seppellirà nel Dimenticatoio. Ma ora, ora che abbiamo preso consapevolezza della graniticità, dell’immodificabilità, dell’immobilità del Sistema, che cosa vale la pena di fare? Che possiamo fare? Lasciamo perdere i Grandi Obiettivi. Aversa non cambia, né cambierà a breve. Ci vorranno generazioni per cambiare (ammesso e non concesso che un giorno qualcosa cambierà) il vigente Sistema, un Sistema granitico, radicato con pali di cemento armato dentro alla mente della gente, “chiuso”, arretrato. Un Sistema che non è nemmeno capace di togliersi di dosso la mondezza, quella che, nelle visite dei Paesi dell’Africa o dell’Asia (sfruttati dai Paesi ricchi), farà certamente dire ai viaggiatori-aversani: “Che schifo!”. Un Sistema che ha reso l’Anormalità come Normale, dove nessuno più riesce a rendersi effettivamente conto dell’Anormalità assurda in cui vive. Un Sistema che convive con la Mondezza. Con i rifiuti tossici. Con lo spettro dei Tumori. Un Sistema che ci ha offerto un Centro-Sinistra che ha appoggiato un candidato sindaco ex vice sindaco della precedente Giunta di destra. Un Sistema in cui i ricchi hanno il coraggio di dire: “Non vengo al Concerto perché, sai, io domani vado a Milano!” ed agli snob: “No, io vado a Napoli!”. Un Sistema in cui la Chiesa si è chiusa nei suoi meri riti, dimentica dei contenuti rivoluzionari del Vangelo. Orbene, in questo Sistema che possiamo fare? Solo optare per la ragionevolezza e la concretezza. Facciamo Piccole Cose. Piccole Cose che, però, in un Sistema granitico diventano Grandi Cose. A mio avviso sarebbe bello organizzare un punto-luogo d’incontro aperto a tutti coloro che mettono o vogliono mettere la Cultura al centro della propria vita. Cultura nel senso più aperto, evoluto, avanzato, democratico possibile. Cultura come spazio neutro. Come scambio, interscambio. Cultura come arricchimento. Cultura come libertà di pensiero, di critica, di scelta, di rispetto dell’altro. Cultura come unico Valore in quanto contenitore di tutti i Valori, tutti come, in via esemplificativa, la Solidarietà; l’Altruismo; il Rispetto dell’Altro; la Legalità; i Diritti, incluso quelli dei Bambini, l’Ambiente, la Poesia, la Letteratura, il Cinema, la Pittura e via discorrendo. Cultura come mentalità. Come apertura di mente. Cultura libera da schemi, da partiti, da appartenenze e, quindi, aperta, dialogante. Cultura come disponibilità. Come perenne maturazione ed evoluzione. L’associazione Parente e L’eco possono tradurre tutto questo, per scendere sul concreto, in un “Cartellone”, con appuntamenti prefissati, aperto a tutte le forme, a tutti i mezzi, a tutte le posizioni in ambito culturale. Ad esempio: un concerto di violino; una presentazione di un libro di un autore di autentico spessore (oggi dovunque si presentano libri, ma si tratta di un fatto meramente commerciale che a noi non deve interessare); una recitazione di poesie; un incontro con esponenti di altre religioni, una mostra di quadri o di fotografie… E, poi, una spaghettata, l’interscambio, il piacere di stare insieme, il dialogo, l’arricchimento. Resterebbe il problema di dove collocare questo auspicato luogo-punto d’incontro. Ci vorrebbe un luogo “que te envuelve”, che ti avvolge. Un luogo super partes. Un luogo libero e indipendente. Un luogo tranquillo. Un luogo ricco di significati. Un luogo di Cultura. A titolo personale potrei mettere gratuitamente a disposizione del Progetto alcuni spazi di palazzo Parente. Casa Parente, per esempio. Con i terrazzi che guardano lontano. Con il sottostante Cortile interno. In questo luogo potrebbero svolgersi i Momenti di Cultura del Cartellone che avremo stabilito, perché bisognerà certamente stabilire un Cartellone con diversi appuntamenti, tutti di alto livello, inediti, esclusivi. Ciliegine di Cultura. Penso già, per esempio, all’amico Carlos Saura o a Geraldine Chaplin. O ad un nuovo concerto di Giovanni Vigliar. O ad una collaborazione con l’Istituto Cervantes di Napoli. A Casa Parente si potrebbe pure, alla buona, cucinare (grazie a qualche volontario) due spaghetti aglio e olio. La cucina di Casa Parente, un poco potenziata, potrebbe servire allo scopo. In questo luogo ci si potrebbe intrattenere. In questo luogo si potrebbe anche acquistare un buon libro usato (perché i nuovi li lasciamo alle catene commerciali). In questo luogo si potrebbe ritrovare il piacere della conversazione, del fare Cultura, del respirare Cultura. E dovremo aprirci alla gente di fuori, atteggiamento imprescindibile se si vuole veramente crescere. Ed incontrare, a Casa Parente, anche associazioni napoletane o casertane o, addirittura, forestiere
. Perché se si vuole imparare qualcosa di nuovo, se ci si vuole arricchire, bisogna aprirsi ed andare “oltre” la propria cerchia di amicizie, oltre il proprio quartiere, oltre la propria città. Tale atteggiamento avevamo già iniziato a praticarlo nel concreto grazie alla splendida collaborazione con l’associazione napoletana “Oltre il Chiostro”. E su questa strada dobbiamo proseguire. Chi ci sarà, ci sarà, chi non ci sarà, non ci sarà. Ma nessuno è escluso, tutti sono invitati, tutti saranno bene accetti. Signori, io ho “lanciato” il sasso, ora mettiamoci al lavoro. Apriamo la discussione, poi deliberiamo. E deliberiamo pure il nuovo Presidente, perché quello in carica è stato definitivamente risucchiato dai numerosi impegni di lavoro. Concludo con un’ultima notazione. Ringrazio l’Unicef Caserta ed il presidente Emilia Narciso per le belle cose fatte insieme. E’ stato un piacere lavorare con voi tutti. Sempre, in ogni momento saremo a disposizione per svolgere iniziative comuni. Anzi: propongo, Emilia, che una sede succursale dell’Unicef Caserta sia messa a Casa Parente. Sarà un onore potervi ospitare. Scusate – concludo sul serio – l’irruenza del mio stile, ma amo Aversa e sono stufo, stufo, stufo, veramente stufo di vedere questa splendida Città affogare, giorno dopo giorno di più, nella mondezza di ogni tipo.