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SAN NICOLA LA STRADA / MARCIANISE – Il 20 novembre incontro con Marco Travaglio Ludovico Del Santo

Uliwood%20party%20M.%20Travaglio.jpgSan Nicola la Strada – Salone Borbonico – Piazza Municipio – Martedì 20 novembre – ore 18,00- Partecipano: Angelo Pascariello, Sindaco di San Nicola la Strada; Lorenzo Magnifico, Assessore alla cultura di San Nicola la Strada; Raffaele Sardo, Giornalista; Pasquino Corbelli – Resp. Ufficio Stampa Comune di San Nicola la Strada
Marcianise – Biblioteca Comunale – Via Vespucci – Martedì 20 novembre – ore 20,00 – Partecipano: Alessandro Tartaglione, Assessore alla cultura di Marcianise; Antonello Velardo. Giornalista e vice direttore de “Il Mattino”; Luigi Ferraiuolo, Giornalista; Luciano Buonanno, Presidente dell’Associazione Sca Onlus.
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Doppio importante appuntamento con Marco Travaglio organizzato dalla libreria Uthòpia di Capua. Il famoso giornalista televisivo sarà martedì 20 novembre a San Nicola la Strada alle ore 18 e a Marcianise alle ore 20 per presentare i suoi due ultimi libri “La scomparsa dei fatti” e “Uliwood party”.
A San Nicola la Strada , nell’ambito della rassegna “Autori di carta”, presso la Sala Conferenze del “Real Convitto Borbonico” in Piazza Municipio interverranno con Marco Travaglio, il sindaco Angelo Pascariello, l’assessore alla Cultura Lorenzo Magnifico, il giornalista Raffaele Sardo. Moderatore della serata Pasquino Corbelli, responsabile dell’Ufficio Stampa e Comunicazione.
A Marcianise, nell’ambito della rassegna “Aperitivo con l’autore”, presso la Sala Polifunzionale della Biblioteca Comunale in Via Vespucci, interverranno con Marco Travaglio, Luciano Buonanno (presidente dell’associazione Sca Onlus), Antonello Velardi (vice direttore de “Il Mattino”), Alessandro Tartaglione (assessore alla cultura del Comune di Marcianise). A moderare il dibattito sarà il giornalista Luigi Ferraiuolo. Al termine del dibattito sarà offerto ai convenuti un aperitivo preparato da Cafeina Bar.
«I fatti separati dalle opinioni.» era il motto del mitico “Panorama” di Lamberto Sechi, inventore di grandi giornali e grandi giornalisti. Poi, col tempo, quel motto è caduto in prescrizione, soppiantato da un altro decisamente più pratico: «Niente fatti, solo opinioni». I primi non devono disturbare le seconde. Senza fatti, si può sostenere tutto e il contrario di tutto. Con i fatti, no. “La scomparsa dei fatti” si apre con un gustoso elenco, dedicato a tutti i giornalisti, di “C’è chi nasconde i fatti perché…”. La serie dei vizi dei “pennivendoli” nostrani sembra scritta apposta per essere musicata (con un refrain alla Jannacci in “Quelli che…”): “C’è chi nasconde i fatti perché ha paura delle querele, delle cause civili, delle richieste di risarcimento miliardarie, che mettono a rischio lo stipendio e attirano i fulmini dell’editore… C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti non lo invitano più in certi salotti… C’è chi nasconde i fatti perché così, poi, magari, ci scappa una consulenza col governo o con la Rai o con la regione o con il comune… C’è chi nasconde i fatti perché è nato servo…”. Travaglio ci parla dunque dello stato dell’informazione in Italia: un’informazione programmaticamente svuotata di contenuti, malata di revisionismo, corrotta, mercenaria, sostanzialmente menzognera. E c’è poco da stare allegri se, come sostiene l’autore, le lobbies che influenzano la libertà di stampa e che si oppongono al rispetto dell’oggettività dei fatti vanno da destra a sinistra, dai berluscones ai lottatori continui (gli ex di Lotta Continua), uniti dall’indulto e dalle battaglie per l’impunità dei corrotti, ma entrambi allergici ai fatti nudi e crudi e a chi li racconta senza remore di parte. Oggi la vera divisione tra i giornalisti non è fra destra e sinistra ma “fra schiene dritte e schiene curve, o quantomeno flessibili”, sostiene Travaglio, richiamando l’invito di Montanelli a scrivere per i lettori, a parlar chiaro e a farsi capire da tutti, e non a scrivere in codice solo per chi ti dovrebbe capire. Secondo Travaglio un maestro nell’arte del parlar d’altro per cancellare le notizie è ad esempio Bruno Vespa che, nelle sue trasmissioni quotidiane, riesce a eludere le notizie invise ai potenti con puntate di puro intrattenimento. Poi c’è il costume del “senti questo, senti quello” assai diffuso nelle redazioni dei giornali e che porta a sentire tutti su tutto e così a dare la parola all’inesperto di turno, facendola passare per verità. Il malcostume va dal parlare delle inchieste dei magistrati a prescindere dalle tangenti, agli articoli mai smentiti sulle armi di distruzione di massa di Saddam, agli allarmi sulla “pandemia” dei polli in arrivo dall’Asia. Travaglio mette il lettore in guardia da questo “Premiato Bufalificio Italia”, sostenendo, amaramente, che i giornalisti italiani stanno diventando non i “cani da guardia”, ma i “cani al guinzaglio” del potere. Corrosivo come sempre, Marco Travaglio dimostra come l’informazione in Italia, salvo rarissime eccezioni, abbia del tutto smarrito la sua funzione originaria.
In “Uliwood party” Travaglio ripercorre un anno di politica italiana. Dalla campagna elettorale e dalla vittoria di Prodi dell’aprile 2006 a oggi, passando per il giallo mai risolto dei brogli elettorali e gli scandali di Calciopoli, la legge sull’indulto e gli impegni traditi dal centrosinistra al governo, i “furbetti del quartierino” e Vallettopoli, il caso Telecom e lo scandalo Unipol, fino alle ultime battaglie sulle poltrone per il Cda della Rai e alla crociata contro i diritti dei conviventi (i famosi Dico). Ne esce un volume prezioso, disincantato, che raccoglie tutti gli articoli pubblicati da Travaglio nella rubrica Uliwood Party aperta non a caso subito dopo l’arrivo di Romano Prodi a Palazzo Chigi e che rappresenta, purtroppo, la continuazione di Bananas, appuntamento quotidiano per i suoi lettori nell’era berlusconiana. Travaglio sostiene principi che dovrebbero essere assodati: non dobbiamo dire una cosa e fare l’opposto, bisogna rispettare la legge e le sentenze, chi commette reati dev’essere condannato e scontare la pena, la libertà d’opinione dev’essere salvaguardata e l’informazione dev’essere libera. Dovrebbero essere principi ugualmente condivisi dalla destra e dalla sinistra, ma in questa Italia è fin troppo. Tra veri e finti scandali, seguiamo il giornalista torinese, libero, documentato e scomodo come sempre, che dal suo ricco archivio ci aggiorna sulle nuove “figuracce” e sui “figuri” della nuova legislatura. Una penna affilata, che fa di Travaglio un testimone eccezionale e uno scrittore irresistibile. E questo Uliwood Party, diario di un’Italia che brucia spensieratamente le speranze di centro, sinistra (e destra), ne è un’altra, convincente conferma.


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