Il compito che spetta a chi si occupa d’informazione dovrebbe essere, appunto, solo quello di informare. Ad Aversa, purtroppo, spesso il giornalista ed in generale chi si occupa di comunicazione è costretto a proporre, suggerire ed ipotizzare quello che, invece, altri dovrebbero proporre, suggerire ed ipotizzare. Visto che l’articolo con il quale si discuteva del futuro del turismo aversano ha innescato un vivace dibattito, ritorno volentieri sull’argomento. Dall’analisi dell’attuale situazione politica, economica e sociale della città a me sembra evidente che l’arrivo di centinaia di milioni di euro, così come ipotizzato da Ciaramella, può significare solo due cose: la soluzione finale dei tanti problemi o l’occasione per far ingozzare ulteriormente la camorra d’euro-euro (scusate il gioco di parole) senza risolvere niente.
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Se non si pianifica per tempo il come e il dove spendere quei soldi si rischia la solita distribuzione a casaccio che nulla risolve o, peggio ancora, che acuisce fortemente i problemi. Tanto premesso, ecco la mia proposta: creare una società a partecipazione mista Comune (che potrebbe utilizzare gli incentivi comunitari previsti dai programmi LEADER) e Privati (i cosiddetti GAL Gruppi d’Azione Locale che si attivano per finanziare ristrutturazioni di case, ed il loro recupero a fini turistici) per la realizzazione di un “Albergo Diffuso” con una gestione unitaria degli immobili, dei servizi d’accoglienza e d’ospitalità. Questa Società mista, con la creazione di una struttura ricettiva diffusa sul territorio, di buona qualità, ricavata dal patrimonio edilizio esistente e non più utilizzato, attraverso opere di ristrutturazione rispettose dei vari stili architettonici e dei materiali in precedenza utilizzati, potrebbe ridare vita ad un centro storico moribondo, creare centinaia di posti di lavoro con un giro d’affari di milioni di euro e rilanciare, in positivo, l’immagine stessa della città. L’area del Centro storico interessata potrebbe essere quella compresa tra: Via Drengot, Via Parente, Via S. Maria La Neve, Via Cimarosa, Via Golia, Via S. Andrea, Via Virgilio, Piazza Cirillo, Via Castello, Piazza Montebello, Piazza Trieste e Trento. All’interno dell’area sarebbero, quindi, compresi: il Castello Aragonese, la Chiesa di S. Maria a Piazza, la Chiesa di San Domenico, il Sedile di San Luigi, la Cattedrale, la Biblioteca, il Seminario Vescovile e l’Istituto Alberghiero. Nelle immediate vicinanze si troverebbero il Teatro Cimarosa, la Chiesa ed il Convento del Carmine, il Monastero di San Biagio. Cito, ovviamente, solo alcuni dei riferimenti di maggior rilievo. Prima di entrare nel merito della proposta, per quei pochi che non conoscono il termine “Albergo Diffuso” (il cui ingresso ufficiale nella lingua italiana è del novembre 2006, quando fu inserito nell’ultima edizione del dizionario Zanichelli) voglio ricordare solo alcune piccole cose. L’Albergo Diffuso è un albergo che si sviluppa in orizzontale invece che in verticale. E’ un progetto d’ospitalità integrato in uno specifico territorio, nella sua cultura e nella sua comunità. Nasce per favorire lo sviluppo turistico ed economico di una determinata zona, attraverso l’utilizzazione dei moderni strumenti del marketing e delle tecnologie innovative nel campo dell’informazione e della comunicazione. Spesso è ubicato nel centro storico di borghi e città di piccole e medie dimensioni. A volte può comprendere un intero paese. La caratteristica dell’Albergo Diffuso è quella di avere le camere ed i servizi dislocati in vari edifici, ubicati in aree non molto distanti tra loro (al massimo due/trecento metri). Nel caso di Aversa, l’albergo diffuso avrebbe come target di riferimento persone interessate a soggiornare in un contesto urbano caratterizzato da quasi mille anni di storia e con beni artistici ed architettonici d’assoluto valore. Ma quali sono le caratteristiche dell’A.D. che lo rendono adatto alla realtà aversana? Una delle caratteristiche che più si adatta alla nostra realtà è la possibilità di recuperare e valorizzare i vecchi edifici non utilizzati del centro storico evitando nuove costruzioni. Ma veniamo alla proposta vera e propria. Il Centro storico di Aversa ha quasi mille anni di storia. Monumenti, beni artistici e personaggi conosciuti a livello nazionale ed internazionale non mancano. Si tratta solo di valorizzarli. Il turista che sceglie un A.D., però, è un turista esigente ed esperto: di solito sono persone che amano viaggiare, che hanno avuto già diverse esperienze. Desiderano entrare a far parte integrante del territorio. Vogliono un contatto diretto con la gente e con la città. Sono turisti che amano abbandonarsi ai colori ed agli odori della terra che visitano. Amano conoscere gli aspetti della vita di tutti i giorni degli abitanti. Sono sempre alla ricerca di temi in grado di evidenziare al meglio le caratteristiche dei luoghi visitati. Il settecento musicale aversano, il medioevo e i Normanni, la gastronomia e il Jazz potrebbero essere facilmente usati come tipici attrattori turistici. A differenza dei classici alberghi, l’A.D. permette al turista di vivere in case vere, con arredi ed impianti diversi da quelli che si progettano normalmente. L’A.D. ha un diverso livello di comfort nei vari edifici. La distanza dal centro e le caratteristiche architettoniche sono diverse, questo consente unelasticità nei prezzi in maniera tale da soddisfare richieste provenienti da diverse fasce d’utenza. I prezzi possono essere notevolmente inferiori rispetto alla media. Si va dai 50 euro il giorno per una camera doppia o un appartamento per due persone, ai 100 euro per le strutture più sofisticate. Gli alberghi diffusi devono, però, garantire tutti i normali servizi alberghieri: sala ristorante, sale comuni, colazione in camera ecc. La presenza all’interno dell’A.D. di un Istituto Alberghiero offre sinergie tutte da esplorare. Anche il fatto che Via Seggio, la strada commerciale per eccellenza, sia ricompressa nell’area dell’A.D. lascerebbe sperare in piacevoli ricadute economiche (tanto per fare un esempio si potrebbero stipulare delle convenzioni tra l’A.D. ed i negozi e locali della zona). Se il Comune, come sembra intenzionato a fare, riuscisse ad acquistare il Teatro Cimarosa; se il Manicomio Giudiziario chiudesse i battenti e se si riuscisse ad utilizzare l’ex Caserma dei Vigili del Fuoco si aprirebbero prospettive veramente interessanti. Certo con i se e con i ma non si va lontano. Accanto all’A.D. occorre, quindi, avviare un imponente progetto di recupero e di valorizzazione del nostro patrimonio. E’ necessario animare, organizzare, rendere accogliente e sicuro il territorio. Questo costa sforzi e sacrifici da parte di tutti, ma a chi non piacerebbe vivere qualche giorno respirando le atmosfere caratteristiche dei tanti palazzi nobiliari settecenteschi e ottocenteschi aversani, con quei giardini ed orti profumati, con le grandi stanze con gli enormi soffitti, ascoltando della buona musica, gustando a colazione le nostre sfogliatelle e polacche, a pranzo le gustose mozzarelle di bufala e uno spumone, a cena le immancabili pizze o lo scarpariello? All’esterno, poi, immaginate di camminare nelle strade tirate a lucido, con le facciate restaurate, i lampioni nello stile dell’epoca, con una segnaletica che consenta di muoversi agevolmente e che permetta anche di conoscere ed apprezzare la storia, gli aspetti artistici e culturali dell’area, ascoltando della buona musica classica o jazz in uno dei tanti locali riaperti che offrono i vini (Asprinio e Fragolino) e le prelibatezze locali quali la Pietra di san Girolamo. Immaginate di partecipare, a spese dell’Albergo, a laboratori ed eventi musicali legati a Domenico Cimarosa, a Niccolò Iommelli, a Gaetano Andreozzi, a Lennie Tristano. A prendere parte alle tante iniziative ed eventi organizzati da Enti ed Associazioni interessate alla salvaguardia ed alla valorizzazione della città, che solo per questa ragione ricevono finanziamenti dal Comune e dall’A.D. (ad esempio Il Palio dei Normanni, Il Winter Jazz Festival, Il Festival Cimarosiano ecc.). Realizzare tutto ciò, unendo i capitali pubblici e privati, è possibile. Il ritorno potenziale di questa formula ricettiva non manca: possibile rilancio della vita e dell’economia del centro storico, blocco dello spopolamento e del degrado sociale, forte stimolo all’occupazione. C’è bisogno, però, di una precisa volontà politica, di scelte condivise e di lungimiranza imprenditoriale. Tre cose che ad Aversa hanno sempre latitato, ma come si dice: “C’è sempre una prima volta”.
Ottima idea! Finalmente si uscirebbe fuori dalla mediocrità e si inserirebbe la città di Aversa in un circuito nazionale e internazionale del turismo che conta e, inoltre, si creerebbero molti posti di lavoro in una città che è mortificata dalla disoccupazione umiliante in cui versa da decenni. Mettiamo da parte egoismi e interessi…e auguriamoci vivamente che tutto ciò avvenga. Al più presto!