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Risposta alla “Lettera aperta al dottor Montemarano” di Agata Avvedimento di Raffaele Coppola

Salute_paperin.gifDopo aver letto l’articolo di Agata Avvedimento (“Lettera aperta al dottor Montemarano”, sul num 27 del giugno 2007), sento il bisogno di precisare alcuni aspetti sollevati dall’autrice. Capisco la sua rabbia di madre che non vede riconosciuti i sacrifici di un figlio laureato e specializzato con il massimo dei voti, costretto ad un precariato lavorativo lesivo della sua dignità umana e professionale, ma tale situazione è secondaria esclusivamente alla cattiva gestione sanitaria della nostra disastrata regione Campania e non alla presenza di colleghi “marchettisti” pronti a tutto per danaro (anche a sottrarre lavoro ai colleghi più giovani). La sconsiderata gestione della Sanità campana (ma anche di altre regioni italiane, in particolare del centro-sud – tanto per cambiare !! -), ha portato a questo stato di cose. La necessità inderogabile di ripianare gli enormi debiti accumulati negli anni di malasanità (gestionale!) impone agli amministratori delle aziende sanitarie tagli alle spese che provocano grandi sofferenze soprattutto ai lavoratori ospedalieri, di tutte le qualifiche, fino ad arrivare a situazioni assurde (vedi ad esempio le condizioni di lavoro nei reparti di pronto soccorso ospedalieri).
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Il sottoscritto, ospedaliero di ruolo da oltre sedici anni, ha assistito a cambiamenti drammatici negli ultimi tempi. Oltre al blocco quasi totale delle assunzioni, ha visto il progressivo,inarrestabile esodo di medici ed infermieri dall’ospedale alle “strutture territoriali”, percepite dagli stessi operatori, mi si perdoni la durezza dell’espressione, come un “prepensionamento”, considerata l’attività meno usurante (niente turni notturni, festivi, etc..), come un miraggio da perseguire a tutti i costi, raccomandandosi al sindacalista od al politico di turno, non importa se di schieramento opposto a quello dominanate in quel momento nell’ASL (quando si tratta di scambi di favori, non c’è “destra” o “sinistra” che tenga!). Solo 16 anni fa, quando furono fatte le assunzioni dei vincitori del concorso cui ho partecipato, la maggior parte dei colleghi non ha esitato a lasciare altri incarichi (medicina di base, guardia medica, etc..), pur di lavorare in ospedale, considerato il luogo ideale per l’espletamento della professione medica. Oggi siamo quasi tutti pentiti della scelta fatta e desiderosi di altri ambiti lavorativi. Gli ospedali, tutti, stanno implodendo per la scarsezza di medici ed infermieri, per l’età media degli operatori che si innalza per la mancata introduzione nel gruppo di lavoro di colleghi più giovani ed entusiasti, per il carico di lavoro sempre più gravoso, visto che l’ospedale continua ad essere considerato l’unico approdo in grado di soddisfare richieste sanitarie le più disparate, molto spesso di urgenza percepita dagli utenti ma non oggettiva, nonostante le “chiacchiere vuote e inaffidabili promesse” di realizzazione di strutture filtro all’ospedale. Ma fin quando la politica, con la p minuscola, continuerà a governare la sanità con gli attuali sistemi clientelari (vedi nomine di direttori sanitari o direttori di unità operative complesse, che a malapena potrebbero dirigere il traffico di un piccolo paese di montagna, vedi nomine di “consulenti” esterni lautamente ricompensati per un lavoro che dovrebbe essere svolto da personale dell’ASL, ma evidentemente ritenuto inidoneo al compito!), non possiamo che continuare ad aspettarci il peggio!!


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